A dire il vero, la ciclabile sul Canale Lunense non c'e' nel comune di Sarzana, perchè negli altri comuni, Santo Stefano Magra, Castelnuovo Magra e Ortonovo c'è ed è ampiamente utilizzata. Non sarà perfetta, manca qualche cartello e qualche panchina, il fondo non è il massimo, ma c'è.
Basta confrontare queste due immagini, che mostrano la ciclopedonale nel comune di Santo Stefano e in quello di Sarzana: nel primo caso un tratto unico e continuo conduce il ciclista che viene da nord, diciamo dalla Cisa, fino al confine con Sarzana, senza interruzioni. Nel secondo la ciclopista utilizzabile è divisa in 11 parti, un po' c'è e un po' no.
Dove non c'è, bisogna scendere sulla strada e percorrerla fino a raggiungere il tratto successivo.
Sarebbe come a dire che chi deve venire in auto da Genova a Sarzana, va per l'Aurelia fino a Nervi, poi prende l'autostrada fino a Recco, esce e va per l'Aurelia fino a Rapallo, poi riprende l'autostrada fino a Chiavari, esce, Aurelia fino a Lavagna, poi autostrada fino a Sestri, Aurelia fino a Deiva, autostrada fino a Carrodano, Aurelia fino a Brugnato, autostrada fino a S.Stefano, e finalmente la SS.62 della Cisa fino a Sarzana.
Ma attenzione, vediamo cosa vuol dire che la ciclopista “non c'è”.
Per noi ciclisti di tutti i giorni, che usiamo la bicicletta per andare in centro, o per portare i bimbi a scuola o per fare la spesa, o per andare al cinema, che odiamo le strade trafficate e senza marciapiedi (come l'Aurelia e la Cisa), un percorso c'e' se è accessibile e se permette di andare da un posto ad un altro. Per esempio da un quartiere al centro o a una scuola.
Ad esempio, la passerella ciclopedonale in legno, che sovrasta la SS.62 della Cisa poco oltre la rotonda che segna il suo inizio a Sarzana, sbarrata da entrambi i lati, per noi NON C'È (e se ci fosse, non avremmo capito a cosa serve).
Ma probabilmente per i nostri amministratori c'è eccome, perchè grazie a quell'opera inutile hanno potuto prendere dei finanziamenti.
I soldi per fare le ciclabili ci sono: ci sono finanziamenti europei, nazionali, regionali. Ma temo che Regioni, Stato ed Europa purtroppo non vadano a controllare se un manufatto che è stato finanziato ha senso o no.
Secondo me i soldi li dovrebbero erogare non in base al numero di metri quadri realizzati, ma in base all'utilizzo che ne viene fatto.
Ha senso aver pagato per la passerella sopra Via Cisa?
D'altra parte ciò che ha fatto Sarzana per la ciclabilità non è mai stato per fare un favore ai ciclisti: non c'è mai stato un piano, e di conseguenza si è sempre risolto in un disastro:
- il bike sharing non ha più neanche una bicicletta, totalmente fallito;
- la ciclabile verso il mare, lungo via XXV Aprile, che era stata sconsigliata da più associazioni perché ritenuta pericolosa, ha prodotto un morto nel 2008 e successivamente è stata abolita;
- i pochi tratti urbani di ciclabile, scollegati e non pianificati, che portano dal nulla al nulla, non sono molto frequentati.
Ma torniamo alla ciclopista sul Canale Lunense. Sappiamo bene che i tratti realizzati sono di gran lunga superiori a quelli effettivamente utilizzabili. Ma allora perchè tutto il tragitto realizzato non viene reso anche fruibile? O almeno perchè non sono state fatte scelte diverse, per consentire una maggior fruibilità del percorso? Viene il dubbio che per i nostri amministratori va bene fare le ciclabili, purchè non ci passino i ciclisti.
A volte basterebbero pochi metri di intervento per rendere accessibile un lungo tratto di pista.
Ad esempio, proprio all'inizio, al confine col Comune di S.Stefano, basterebbe un guado di pochi metri sul torrente Falcinello (previsto e non realizzato) per “sbloccare” e rendere percorribile un tratto, molto bello, di circa 700 metri (tratto A in fig.), che, raccordato al tratto successivo, permetterebbe di percorrere ininterrottamente circa 1500 metri.
Adesso, in assenza del guado, chi viene da S. Stefano deve uscire dalla pista, attraversare la strada della Cisa, percorrerla per circa 500 metri, riattraversarla (cosa per noi molto pericolosa!), risalire la ripida Via S.Gottardo e in cima riprendere la pista.
Un'altra interruzione (tratto C) è all'altezza del canale Turì, per cui bisogna uscire su via Falcinello, un paradiso in confronto alla Cisa, ma pur sempre trafficata. Dopo poco ricomincia la ciclopedonale, nel tratto davanti al cimitero, e si arriva allo Stadio.
Qui manca la passerella sul Calcandola, circa 30 metri, che potrebbe essere fatta passare sulla esistente briglia che attraversa il fiume. Siccome la passerella non c'è, e non è neppure possibile usare il vialetto sulla destra dello stadio, sbarrato da cancelli chiusi, che comunque renderebbe poco appetibile dover pedalare per oltre 600 metri invece che per 30 per raggiungere lo stesso punto, ai ciclisti non resta che scendere da via Villefranche e per via Falcinello raggiungere via S.Francesco.
Ma allora è assolutamente inutile aver costruito la lunga passerella della Gora dei Mulini, che da Via Alfieri scende in Via dei Mulini e da lì in via S. Francesco (tratto F), perche' nessuno una volta sceso in via Falcinello risale in via Alfieri per arrivare alla passerella. Analogamente il senso vietato di via S.Francesco impedisce di usufruire del breve tratto di ciclopista (tratto H, 300 m,) che da via S.Francesco arriva in Via della Fortezza (almeno per chi viene da nord, ad esempio chi segue la via Francigena).
In questo caso la soluzione potrebbe venire dalla direzione del Canale Lunense se, bontà loro, consentissero il passaggio bici attraverso la loro proprietà.
Oppure se il Comune accettasse di rendere percorribile alle bici, anche in senso contrario, come già avviene in molte città italiane, quel breve tratto di via S.Francesco che dalla piazza arriva all'imbocco del canale.
In caso contrario, il due tratti, F e H, brevi, costosi e scollegati, rimarrebbero inutilizzati.
Ma il peggio deve ancora arrivare.
Il Comune possiede Villa Ollandini ed il suo parco, la lascia andare in rovina, preda dei vandali (andare a vedere il retro del palazzo), ma non vuole che ci passino le biciclette.
Basterebbe una griglia di attraversamento del canale e spianare qualche metro di stradina esistente, ed il collegamento con il successivo tratto di Via Nave sarebbe fatto!
Questo collegamento porterebbe un grande beneficio non solo ai cicloturisti, ma a un intero quartiere, in quanto consentirebbe agli abitanti di Nave di raggiungere il centro a piedi o in bicicletta senza dover passare dall'Aurelia. Pochi metri, forse meno di 100, per avere un percorso sicuro di oltre due km. Per gli abitanti di Nave, sotto quel tratto di Canale c'e' una scuola, un bar, un albergo ristorante, un centro sportivo, e più avanti c'è tutto il centro storico, che potrebero essere accessibili in sicurezza. Invece si è costretti a prendere l'auto, perché in Via Nave non ci sono nemmeno i marciapiedi, e l'Aurelia non si fa volentieri né in bici né a piedi.
Ve lo immaginate? Tutto il tratto L, I, H, G, F, tutto collegato?
Quando dalla Regione ci hanno detto che avrebbero fatto la ciclopedonale sul Canale Lunense, che noi della FIAB (i “ciclisti di tutti i giorni”) abbiamo fortemente voluto e per la quale ci siamo battuti fin dal 2004, ci è sembrato che il nostro sogno si sarebbe presto realizzato, invece qui a sarzana il bel sogno si è penosamente infranto.
Allora, cosa fa adesso il cicloturista o il ciclista-di-tutti-i-giorni quando arriva a Via della Fortezza? Scende su via Mazzini, passa davanti al cancello chiuso di Villa Ollandini, attraversa l'Aurelia (pericolo!) e se ne va dove vuole. Va bene, ma se in 6 km. dobbiamo uscire sulla strada 6 volte, e se dobbiamo passare dalla Cisa e dall'Aurelia, allora possiamo affermare che la ciclabile nel comune di Sarzana NON C'È.
Qualcuno dirà: ma c'è anche il tratto di Via Nave. No cari, una volta che ci fate fare l'Aurelia, poi non la riattraversiamo (doppio pericolo!) per andare a percorrere 500 metri di ciclopista che ci scarica nel nulla.
Forse qualcuno non l'ha capito, ma andare in bici su strade come l'Aurelia o la Cisa è più pericoloso che andare in bicicletta sull'autostrada, lì almeno c'e' la corsia d'emergenza.
Per ultimo, una nota di consolazione: dopo la chiesa di S.Lazzaro, in via Borghetto (tratto ligure, nel comune di Castelnuovo Magra) la ciclopedonale ricomincia e porta fino a Dogana di Ortonovo. Li un semaforo consente di attraversare la strada in sicurezza e, volendo, di proseguire fino al mare.