La contenzione negli ultimi anni è stata sempre più al centro del dibattito anche scientifico, interno alla Sanità tutta, e nelle cronache giornalistiche,in particolare quando tale pratica è abusata e non regolamentata.
Il caso del maestro elementare Francesco Mastrogiovanni, morto ''di contenzione'' in una degenza psichiatrica della provincia di Salerno, è stato decisamente per molti professionisti sanitari, e per molte strutture, un punto di svolta ed anche un campanello di allarme.
La contenzione, in quanto tale, è una limitazione della libertà della persona, e per questo va limitata a casi particolari ed a situazioni di reale emergenza; va gestita con particolare cura ed attenzione, e le persone che sono sottoposte a questo genere di trattamento devono essere monitorizzate ed osservate con grande professionalità.
Contrariamente alle impressioni, spesso legate a falsi miti o alla non conoscenza di quei dati che originano da fonti accreditate, la pratica della contenzione è sempre più circoscritta a situzioni particolari e non avviene, comunque, nelle sole degenze psichiatriche: la contenzione è , ad esempio, spesso impiegata nelle degenze intensive, per impedire alle persone in condizioni di semi incoscienza (e dunque non in grado di recepire la gravità della situazione) di strapparsi dispositivi medici determinanti per la loro stessa sopravvivenza.
Altrettanto, è una pratica che viene - in determinate situazioni- impiegata nelle strutture dove sono ospitati pazienti con importanti deficit cognitivi, come i sofferenti di gravi forme di demenza senile.
Durante l'evento formativo, accreditato nel sistema nazionale di Educazione Continua in Medicina con cinque crediti, sono stati mostrati protocolli e istruzioni operative che vengono applicati, quando la pratica della contenzione diventa non rinviabile, ed attivata per il solo tempo necessario alle esigenze della situazione.
Tali protocolli e accorgimenti operativi hanno l'obiettivo di tutelare al massimo il paziente,soprattutto durante i momenti della applicazione della pratica contenitiva.
Anche nella gestione di questa procedura, fondamentale è la informazione, la raccolta dei consensi, la comunicazione con gli assistiti e con le loro famiglie, al fine di impedire equivoci e di valutare sempre le possibilità alternative.
Durante l'evento si è parlato anche della nuova versione, al momento in fase di definitiva stesura, del Codice Deontologico degli Infermieri italiani e dei passaggi sull'argomento.
La sola idea della contenzione riveste giustamente, soprattutto per i non addetti ai lavori, un impatto emotivo molto forte, perchè si possono - a una prima lettura- creare situazioni di effettiva incomprensione, incomunicabilità, ambiguità.
Il Collegio IPASVI spezzino vuole affrontare soprattutto gli argomenti più difficili - come questo- al fine di fornire ai propri iscritti quegli elementi di conoscenza, valutazione, informazione necessari per essere sempre all'altezza del momento assistenziale, e per essere consapevoli delle valenze anche normative per i propri pazienti (nei confronti dei quali, come ricordano i dettati normativi, gli infermieri rivestono il ruolo di responsabili dell'assistenza infermieristica).
I docenti di questa giornata di formazione sono stati Gian Luca Ottomanelli, responsabile infermieristico di area vasta di una importante cooperativa del settore privato, che ha elaborato numerose istruzioni operative sul tema contenzione, e Francesco Falli che ha discusso la tesi del master di Infermieristica legale e forense proprio sull'argomento ''contenzione''.
Il Collegio riprenderà le giornate di formazione ECM il 19/4 con un evento sulla deontologia, con la docenza di tre iscritte spezzine: Martina Paita, Patrizia Nunziante, Marta Luise.