"L'emergenza abitativa si sta progressivamente aggravando e non c'è una risposta adeguata da parte delle Istituzioni- ha detto Bravo- in Liguria ci sono 7000 famiglie in attesa di case popolari e 2000 alloggi sfitti di edilizia residenziale pubblica che non vengono ristrutturati perché mancano le risorse; abbiamo un patrimonio abitativo regionale e comunale vecchio e precario in cui sono svolte solo manutenzioni di emergenza. Non si costruiscono nuove case popolari, ma solo social housing, un'esperienza che si è rivelata fallimentare perché il segmento di popolazione a cui si rivolge è il ceto medio che negli ultimi anni è scivolato nella fascia di povertà, incrementando a sua volta la richiesta di case popolari. Serve invece un nuovo piano casa nazionale che corrisponda al fabbisogno di persone che hanno redditi che non arrivano a 1500 euro mensili; in Liguria il 60% dei pensionati percepisce una pensione inferiore ai 1000 euro lordi, ci chiediamo come possano pagare affitto, bollette e spesa.
Stiamo vivendo una situazione generale di grande disagio sociale che genera disperazione, smarrimento, precarietà e siamo preoccupati per eventuali tensioni sociali, ci sono rabbia e malessere diffusi che non vanno sottovalutati. Inoltre, ad una crisi economica e sociale così grave si aggiunge una crisi democratica di partecipazione: questi soggetti più deboli non hanno più fiducia nella politica e nelle istituzioni e si sono rifugiati nell'astensione. Una situazione che va recuperata con un progetto che dia una prospettiva di futuro. Bisogna costruire nuove case popolari, utilizzando territori già impermeabilizzati, senza consumo di nuovo suolo; come Sunia lavoreremo anche per un rapporto più stretto con la Cgil e le altre organizzazioni sindacali degli inquilini Sicet ed Uniat, soggetti che vogliono costruire una società più civile ed in cui la casa sia davvero un diritto."
"Le ripercussioni della lunga crisi economica alla quale è seguita prima la pandemia e poi la guerra in Europa stanno prolungando le difficoltà economiche alle quali sono sottoposte le famiglie. La crisi non sta colpendo solo le fasce più deboli della popolazione, ma ha iniziato ad intaccare i redditi anche del ceto medio – così Maurizio Calà nel suo intervento al Congresso Sunia Regionale – oggi pur lavorando ci si può trovare in condizioni di indigenza e nella oggettiva difficoltà di pagare affitti, bollette o spese mediche. Il tasso di rischio povertà ed esclusione sociale in Liguria è passato dal 17,6% del 2020 al 21,8% del 2021.
Stiamo parlando di 331 mila persone a rischio povertà su un milione e mezzo di abitanti. Di queste la metà, 161 mila, sono a bassa intensità lavorativa. Una delle soluzioni al disagio abitativo vissuto da molti liguri quindi può essere rappresentato dalla riqualificazione dell'edilizia popolare che, attraverso i fondi previsti anche dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza rigenerino, nel rispetto dell'ambiente, il patrimonio esistente. Su questa partita Cgil regionale e Sunia sono pronti a riprendere una forte azione rivendicativa nei confronti della Regione Liguria".