Pellegrinaggio in Terra Santa
di Linda Pescatore e Fabio Battolla
La natura non è né buona né cattiva, ma indifferente. Così scriveva Dino Buzzati all’indomani della tragedia del Vajont del 9 ottobre 1963.
Al contrario, in Terra Santa, anche la natura pare essere partecipe delle contraddizioni e dei conflitti che dilaniano quei luoghi, sui quali sembra concentrata tutta la cattiveria e la superbia dell’essere umano.
Una natura aspra e selvaggia, spesso arida e all’apparenza inospitale, indurita come il cuore di molti che la abitano ... ma anche affascinante e misteriosa, oasi di pace dove compiere un viaggio interiore alla riscoperta dell’io profondo, quello che spesso, per timore o vergogna, tendiamo a nascondere anche a noi stessi.
Ecco, il pellegrinaggio organizzato nelle settimane scorse, anche avvicinandosi il Natale del Signore, da fra Piero Di Luca e da fra Gian Luigi Ameglio, della fraternità del convento francescano di Gaggiola, è stato questo, una introspezione nella propria anima e nella fede in Dio, un viaggio per coloro che credono, ed anche, forse soprattutto, per coloro che di Dio sono alla ricerca.
Ovunque si percepisce la presenza di Dio, che qui si è fatto uomo. Da Nazareth, dove, racchiusa in una moderna basilica, è possibile ammirare la grotta santa dove l’arcangelo Gabriele diede l’annunciò a Maria, a Cafarnao, sul lago di Tiberiade dove il figlio di Dio iniziò a predicare.
Qui sono ancora visibili i resti della sinagoga e della casa di Pietro, e, poco lontano, il luogo dove Gesù riconobbe a Pietro la preminenza fra i dodici apostoli: un posto senza tempo dove, scrutando il lago, la vista ci rimanda a ciò che Gesù stesso probabilmente vide a quel tempo.
Una grande spiritualità pervade Betlemme e Gerusalemme. Gerusalemme, in particolare, rappresenta il coacervo di tutti i contrasti politico–religiosi che da secoli qui si consumano e che, forse proprio per questo, hanno fatto sì che fosse la terra prescelta da Dio per inviare il proprio figlio.
Tutto è intriso di un significato più profondo; le cose che vedi, che fai e il modo in cui le fai hanno un senso diverso... i momenti di preghiera e riflessione, le liturgie, i luoghi stessi e quello che rappresentano non sono semplici mete turistiche, ma portano con sé, e in te, qualcosa che va oltre il "semplice" vedere.
Difficile spiegare in poche righe ciò che ha significato il pellegrinaggio per ciascuno di noi. Ognuno è partito con un bagaglio di vita vissuta, di ferite, di progetti per il futuro diverso da quello degli altri, e in ciascuno il Signore ha di sicuro lasciato un seme differente, da curare e far germogliare una volta tornati.
Così sulle rive del lago di Tiberiade, dove tutto ebbe inizio, e sulle sponde del Giordano, dove, rinnovando le nostre promesse battesimali, abbiamo rivissuto il battesimo di Gesù.
O ancora nel deserto del Negev, al Getsemani, sul Golgota e fino al santo sepolcro. Perché la terra santa non è solo quella fetta di Terra compresa tra il mar Mediterraneo e il fiume Giordano. La terra santa siamo noi, ogni volta che riusciamo ad essere misericordiosi, ogni volta che sappiamo amare con cuore sincero il nostro fratello.
Il Premio della bontà
Stamani alle 10.30, al termine della Messa dell’Epifania nella cattedrale spezzina di Cristo Re, il vescovo Luigi Ernesto Palletti ha consegnato il premio della bontà 2018 al gruppo “San Giovanni Bosco – Colazioni col sorriso”.
A ritirarlo saranno la responsabile Anna Iavazzo e i componenti del gruppo, undici volontari che dal gennaio 2016 operano presso l’oratorio salesiano di via Roma alla Spezia per idealmente “dare una casa a chi non ce l’ha”.
Il gruppo unisce il carisma vincenziano, aderendo alla San Vincenzo de’ Paoli, e quello salesiano, in collaborazione con la parrocchia di Nostra Signora della Neve.
La giornata dei volontari inizia alle 5 30, con l’Adorazione eucaristica e il Rosario.
Poi il vero e proprio servizio nei confronti delle persone povere e senza dimora: colazioni gratuite, coccole, ascolto e soprattutto far sentire queste persone “a casa”, libere di riposare, di guardare un tg, di fare una doccia senza fretta se non quella del buon senso, di sorseggiare un caffè e così via, riprendendosi per qualche ora quella normalità persa da tanto tempo e per i motivi più disparati.
Ancora, c’è il servizio di lavanderia e tante altre cose: Francesca da seguire nella sua gravidanza, persone da accompagnare per permessi di soggiorno, Filippo da andare a trovare in carcere a Genova, altri da assistere nel carcere di Spezia. Ancora, si ritrovano a volte ad essere famiglia intorno alla bara di chi al mondo non ha nessuno.
L'ora di religione, una proposta alle domande esistenziali dei giovani
Pubblichiamo il testo del messaggio dei vescovi italiani in vista della scelta di avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica.
"Cari studenti e cari genitori, si avvicina la scadenza per le iscrizioni al prossimo anno scolastico 2019–20, occasione nella quale sarete chiamati anche a scegliere se avvalervi o meno dell’insegnamento della religione cattolica (Irc).
Frutto della revisione del Concordato del 1984, questo insegnamento si è ormai consolidato come apprezzata componente del curricolo scolastico ed è scelto da una maggioranza ancora cospicua di studenti e famiglie, che vi trovano risposta soprattutto in termini di formazione personale, di proposta educativa e di approfondimento culturale.
Nel cercare di rispondere sempre meglio a tali aspettative, gli insegnanti di religione cattolica potranno trovare ulteriori e importanti sollecitazioni dal Sinodo dei Vescovi che si è concluso nelle scorse settimane e che è stato dedicato proprio ai giovani, cui la Chiesa intende rivolgere un’attenzione sempre maggiore.
Tra le numerose tematiche discusse, ci sembra importante evidenziare il richiamo legato alla domanda di ascolto che viene dal mondo giovanile.
Scrivono infatti i Vescovi: “I giovani sono chiamati a compiere continuamente scelte che orientano la loro esistenza; esprimono il desiderio di essere ascoltati, riconosciuti, accompagnati. Molti sperimentano come la loro voce non sia ritenuta interessante e utile in ambito sociale ed ecclesiale. In vari contesti si registra una scarsa attenzione al loro grido, in particolare a quello dei più poveri e sfruttati, e anche la mancanza di adulti disponibili e capaci di ascoltare” (Documento finale, 7).
Tale richiamo può e deve interessare tutto il mondo della scuola, ma al suo interno l’Irc intende essere proprio un’occasione di ascolto delle domande più profonde e autentiche degli alunni.
Le indicazioni didattiche in vigore per l’Irc danno ampio spazio a tali domande; a loro volta, gli insegnanti di religione cattolica sono preparati all’ascolto, presupposto per sviluppare un confronto serio e culturalmente fondato.
Il Sinodo ha anche constatato che, "se per molti giovani Dio, la religione e la Chiesa appaiono parole vuote, essi sono sensibili alla figura di Gesù, quando viene presentata in modo attraente ed efficace. In tanti modi anche i giovani di oggi ci dicono: “Vogliamo vedere Gesù”, manifestando così quella sana inquietudine che caratterizza il cuore di ogni essere umano: l’inquietudine della ricerca spirituale, l’inquietudine dell’incontro con Dio, dell’amore" (50).
L’Irc è il luogo più specifico in cui, nel rigoroso rispetto delle finalità della scuola, si può affrontare un discorso su Gesù.
Come insegna papa Francesco, non si tratta di fare proselitismo, ma di offrire un’occasione di confronto per lasciare che ognuno possa, nell’intimo della propria coscienza, trovare risposte convincenti.
Ci auguriamo che anche quest’anno siano numerosi gli alunni che continueranno a fruire di tale offerta educativa, finalizzata ad accompagnare e sostenere la loro piena formazione umana e culturale.
Scuola della Parola
L'Azione cattolica diocesana con la “Scuola della Parola” approfondisce quest' anno il tema: “Contemplazione ed azione: I due volti del discepolo di Cristo".
Il prossimo incontro sarà tenuto venerdì 11 gennaio alle 21 nella parrocchia di Molicciara da don Pietro Milazzo, assistente diocesano, sul tema: “Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose,ma di una cosa sola c’è bisogno” (Lc 10,38-42).
Anniversario di padre Dionisio
Ricorrono in questi giorni ventinove anni dalla morte del cappuccino padre Dionisio Mazzucco, fondatore del “Sorriso francescano” e a lungo cappellano dell’Arsenale.
A quasi trent’anni di distanza è ancora viva alla Spezia la gratitudine per il bene da lui compiuto, in particolare verso i bambini orfani e abbandonati, che in passato erano molti, specie negli anni seguiti alla geurra mondiale.
Una Messa di suffragio sarà celebrata domenica prossima 13 gennaio alle 11 da padre Lorenzo Battaglia, ultimo parroco cappuccino alla Spezia, nella chiesa del Sacro Cuore di Gesù, in via XX settembre 150, a fianco del convento dove padre Dionisio ha vissuto.
Verrà ricordato anche padre Alfredo Fazio, scomparso alcuni anni fa e a lungo parroco nella stessa chiesa. Tutti sono invitati a partecipare.
Mostra sul Natale
È ancora visitabile, sino a mercoledì prossimo, la rassegna natalizia dell’Unione cattolica artisti italiani, allestita nella sede del circolo culturale “Angiolo Del Santo”, in via Don Minzoni 62, alla Spezia.
“Natale: un incontro fra cielo e terra” è il titolo della rassegna, che propone dipinti di Gloria Augello, Rosella Balsano, Guido Barbagli, Umberto Bettati, Luigina Bo, Ferdinando Brogi, Pino Busanelli, Angiolo Delsanto, Umberta Forti, Giobatta Framarin, Giuliana Garbusi, Anna Maria Giarrizzo, Enrico Imberciadori, Mario Maddaluno, Marisa Marino, Sergio Maucci, Nina Meloni, Fabrizio Mismas, Pierluigi Morelli, Graziella Mori, Cettina Nardiello, Maria Pia Pasquali, Marina Passaro, Malia Pescara Di Diana, Maria Luisa Petri, Mirella Raggi, Rosa Maria Santarelli, Nicol Squillaci, Maria Rosa Taliercio, Maria Filomena Vortice.
Alla mostra hanno contribuito, inoltre, Anna Maria Barini e Valerio Cremolini, autori di apprezzati testi poetici letti per l’occasione.
La rassegna è stata inaugurata dal vescovo Luigi Ernesto Palletti e sarà ancora visitabile, come detto, martedì e mercoledì dalle 17 alle 19. (V.P.C.)
La scomparsa di Serri e di Bellettato
Duplice lutto a Sarzana nel mondo della cultura e dell’impegno civile. In due giorni consecutivi, nella cattedrale di Santa Maria, il parroco monsignor Piero Barbieri ha presieduto i funerali di Vinicio Serri e di Renzo Bellettato.
Serri, originario di Ortonovo Alto, dove è stato sepolto, è stato tra i protagonisti della vita sociale sarzanese negli ultimi decenni, ed anche testimone operoso di solidarietà, come ha ricordato il parroco.
Insegnante di lettere, è stato prima vice preside e poi preside dell’istituto di Ragioneria “Cesare Arzelà”.
Esponente della Democrazia cristiana, sedette a lungo in consiglio comunale, esempio di stile e di serietà nell’impegno politico e amministrativo: quando si alzava a parlare, erano pochi, anche tra gli avversari politici, coloro che non lo ascoltavano con attenzione, avendo sempre motivo di imparare qualcosa dai suoi interventi, lucidi e preparati.
Negli ultimi anni, insegnava gratuitamente latino e greco nel “polo didattico e sociale” del centro “Niccolò V”, alla Pro Sarzana.
Anche Renzo Bellettato è stato docente nelle scuole superiori, insegnando scienze biologiche al liceo “Tommaso Parentucelli”. Tra i fondatori dei “comitati Prodi”, è stato poi assessore alla cultura per diversi anni e rappresentante di Sarzana nei comuni della Via Francigena.
Alle famiglie Serri e Bellettato le nostre condoglianze. (E.B.)