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Tra centro e nuove periferie In evidenza

Qualche giorno fa, alla Spezia, a un lato della "nuova" piazza Europa. Mi ferma un gruppo di spagnoli, sceso da una delle navi da crociera in approdo nel Golfo, e mi chiedono, alla meglio, dove sia il centro.

Rispondo che il centro è proprio dove si trovano. Si guardano intorno e li vedo disorientati. Articolano la parola "shop", ed io indico i portici di via Veneto, sotto la cattedrale.

Ringraziano, ma non li vedo convinti: lo scenario, in effetti, non è proprio quello di un centro cittadino.

Questo piccolo episodio mi ha fatto riflettere, anche alla luce del recente ascolto di Andrea Riccardi sul suo libro "Periferie: crisi e novità per la Chiesa".

Negli anni della ricostruzione, ma anche prima della guerra, l'attuale piazza Europa, realizzata abbattendo lo sperone di roccia del colle dei Cappuccini, venne pensata da urbanisti e amministratori proprio come ideale "nuovo centro", in grado di unire la citta' storica, dal Torretto a via Genova, con i "prati di Mazzetta", sostituiti dal poderoso sviluppo edilizio.

Non a caso la lungimiranza del vescovo Costantini, che di queste cose si intendeva, aveva individuato proprio nell'ultimo residuo del colle il luogo adatto per erigervi la cattedrale, simbolo di congiunzione, e quindi di unità cittadina.

Ma se piazza Europa, nella sua assolata distesa, ha sempre "faticato" a rappresentare una vera piazza, la vicina piazza Verdi, propaggine della Spezia storica, già nel dopoguerra era divenuta luogo di ritrovo per antonomasia, soprattutto dei giovani.

Un "centro" forse infelice per profilo urbanistico, ma efficace nella sostanza di una città che voleva crescere "a misura d'uomo": non è un caso che le forti polemiche degli ultimi anni sulla sua ristrutturazione scontino proprio, a mio giudizio, il senso di "sradicamento" che deriva dalla mancanza di un centro "condiviso".

"Centro" che, almeno per quanto riguarda giovani e ragazzi, si è come per paradosso trasferito quasi fuori città, nel centro commerciale delle "Terrazze".

Quasi che il 'centro" di un tempo sia divenuto oggi periferia, e viceversa.

E anche questo e' un problema.

Allora forse, quando Papa Francesco, e Riccardi nel suo libro, parlano di "periferie esistenziali", diverse da quelle strettamente urbanistiche, essi ci propongono un tema molto più attuale e complesso di quanto non sembri a prima vista.

Anche a Spezia.

Un tema cruciale per la società civile, alle soglie di una nuova stagione elettorale, ed anche per l'azione di una pastorale aggiornata.


Testo Egidio banti

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