All'omelia monsignor Palletti ha sottolineato alcuni aspetti importanti sull'attualità cristiana della figura di Venerio, nel contesto del mondo di oggi. Il vescovo ha ricordato come, nelle biografie del santo, si ricordi spesso il fatto che accendesse dei fuochi per evitare che chi navigava di notte potesse scontrarsi contro le rocce. «Ecco dunque – ha detto Palletti – il lavoro vero, interiore che ha compiuto questo santo, quello di diventare luce, faro, fuoco, non tanto quello che si accende durante la notte, quanto quello che brilla nella luce della fede.
E' un santo che ci richiama dunque a quanto sia necessario avere un punto di riferimento». «La nostra vita, per quanto pensiamo di essere vedenti, illuminati, è sempre nella notte. Ci sono misteri che ci superano, dimensioni che non riusciamo ad afferrare, interrogativi ai quali non riusciamo a dare, da soli, una risposta valida. Abbiamo bisogno di una luce che si accenda nella notte.
E questa luce è la luce della fede nel Signore Gesù, punto luminoso in una notte che, altrimenti, rimarrebbe notte. Un punto luminoso che ci indica dove dobbiamo andare». Il vescovo ha così proseguito: «C'è di più, perché il Signore non si limita a dirci di seguirlo, ma ci invita a salire sulla stessa barca, a navigare con Lui per un tratto decisivo della nostra. Lo ricordiamo nella tempesta sul lago di Galilea, Lo ricordiamo nell'incontro con Pietro, Lo ricordiamo nella pesca miracolosa.
Questa luce, allora, non è solo quella luce che brilla all'orizzonte per darci il senso della meta, ma è anche la luce che brilla qui dove siamo per permetterci di guardare i fatti concreti della nostra vita». «La luce della fede illumina. Sono passi di speranza, sono passi di giustizia, sono passi di carità, sono passi di fede autentica. Questa luce ci impedisce di naufragare, perché la notte è notte e, per quanto si sia abili, durante la notte non si vede nulla. Abbiamo bisogno di chi ci dica dove stanno gli ostacoli veri perché, curiosamente, mentre la notte che segue il giorno è priva del sole, la notte della vita sembra sì illuminata dalla nostra ragione, dai nostri sentimenti, dai nostri desideri; ma spesso quella luce falsifica il cammino e, anziché farci vedere dove mettere i piedi, ci impedisce di vedere dove sono i pericoli.
Allora abbiamo bisogno di una luce nuova che brilli dentro la pretesa luce del mondo. Una luce nuova che ci permette di fare i passi giusti, senza inciampare, senza naufragare, senza affondare: la luce della voce di Dio, dei Suoi comandamenti, dei Suoi "sì" e anche dei Suoi "no", perché i "no" di Dio sono dei "sì" alla vita». «Chiunque compie o ha compiuto un'azione educativa, sia un educatore o un genitore, in modo particolare, sa quanto siano importanti nella vita alcuni "no". Non si ama dicendo sempre "sì". Dobbiamo imparare a dire anche "no", perché dietro quel "no" c'è il seme della vita.
Se ti voglio bene, non ti voglio veder morire. E questa luce splende sul nostro cammino, splende in quelle parole che Dio ha affidato a Mosè e che Gesù non ha mai abrogato, ma ha portato nella perfezione della carità». «Ecco – ha concluso monsignor Palletti –, San Venerio è qui per dire: "Si accenda una luce nuova per darci una meta, per indicarci un cammino ed evitarci un naufragio". Viviamo così questa festa, e anche il nostro pellegrinare sul mare e nel golfo ci richiami il grande cammino della vita che, senza luce e senza un faro, perderebbe il proprio orizzonte e, anziché navigare, potrebbe diventare davvero un naufragio».