"Sbagliata perché se è vero che la capacità competitiva passa attraverso la capacità di innovazione tecnologica e di prodotto, è altrettanto vero che la costruzione di buoni prodotti passa attraverso la competenza e l'alta specializzazione degli operai- continuano i due dirigenti sindacali- pericolosa perché dà valore alla tesi per la quale in Italia deve rimanere esclusivamente la progettazione, mentre la manodopera è da ricercarsi nei Paesi dove costa meno, perché magari meno qualificata, sfruttata, sottopagata e spesso senza diritti. Siamo convinti che Finmeccanica (Leonardo) debba mantenere un presidio forte di manodopera qualificata al proprio interno e un rapporto forte con l'indotto italiano, che in territori come il nostro ha raggiunto punti di eccellenza che non devono andare dispersi".
Concludono Bellegoni e Tivegna: "All'idea di Moretti di una fabbrica senza uomini, più brava in campo economico e finanziario che in ambito manifatturiero, contrapponiamo la voglia del nostro territorio di rappresentare un'eccellenza industriale, mettendo in sinergia le sue grandi potenzialità. Possiamo salvaguardare il futuro del nostro presidio industriale se mettiamo in collegamento le grandi realtà industriali, l'indotto locale, la Marina Militare e le strutture di formazione e professionalizzazione che il nostro territorio offre. Se risanare significa tagli lineari e meno operai non c'è nulla di nuovo: si contrappone il primato della finanza e dei "conti" alla capacità di "saper fare", una ricetta neoliberista che in questi anni di crisi ci ha fatto perdere il 25% della capacità industriale del Paese e ci ha fatto smarrire l'orizzonte di una crescita che non arriva mai".
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