La migrazione, del resto, non è un concetto nuovo, risalendo quanto meno, per chi legge la Bibbia, ai tempi di Abramo: "parti dalla tua terra e vai". Il libro di cui parliamo è "L'epopea dei transatlantici", la più recente opera di Franco Magazzù, già comandante di Capitaneria di porto e grande appassionato del mare.
Parlare di transatlantici, come si comprende, equivale a parlare proprio delle grandi migrazioni, davvero imponenti, che nei due secoli passati hanno coinvolto quanti dall'Europa andavano a cercare fortuna, e una vita più serena e decorosa, verso il cosiddetto "nuovo mondo", Nord e Sud America, e in seguito anche Australia.
In Italia, in Liguria ed anche in terra spezzina quasi non c'è famiglia che non abbia avuto migranti nel proprio seno. Per molti quei legami con terre lontane, l'Argentina come gli Stati Uniti ma anche tanti altri paesi, sono rimasti vivi, diventando parte dell'identità di un popolo. Per quei migranti dell'Ottocento e del Novecento il transatlantico era davvero una sorta di "arcobaleno" verso un futuro migliore, l'unico possibile.
Magazzù ha il grande merito di farci rivivere quell'epopea, anche con molte interessanti notizie di carattere tecnico, che vengono dalla sua grande competenza in materia. Nel testo, di oltre duecento pagine, ci guida quasi per mano alla scoperta di quelle navi che portavano oltre oceano, o riportavano in patria, i nostri nonni e bisnonni. Il senso di attualità che ne deriva scavalca davvero la storia, ed è indubbio.