La Pastorale giovanile riprende la sua attività, in vista del nuovo anno pastorale, per animare ed arricchire l’intera comunità diocesana. “I giovani - dice il responsabile don Luca Palei - sono il nostro futuro, e tanto più in questi anni difficili abbiamo bisogno di futuro, un futuro positivo tanto più se illuminato dalle virtù di fede, speranza e carità”.
Proprio ieri è terminata a Cassego, nel centro diocesano “San Pio X”, la “tre giorni” per animatori ed educatori di livello parrocchiale. La Pastorale giovanile l’ha organizzata insieme all’Azione cattolica ed al Centro diocesano per le vocazioni. Dopo un anno di sosta forzata, l’iniziativa ha voluto rappresentare un segno concreto di ripartenza che, ovviamente, non terminerà qui.
“Abbiamo deciso insieme - dice ancora don Palei - di incontrarci almeno una volta al mese nel nuovo anno pastorale, per riflettere insieme e per arricchirci reciprocamente con l’esperienza vissuta nel frattempo nelle singole parrocchie, oltre che a livello diocesano”.
Agli incontri mensili potranno partecipare anche coloro che, per motivi diversi, non hanno potuto partecipare alla “tre giorni” appena conclusa. Un appuntamento a livello diocesano, di cui sarà data comunicazione al momento opportuno, sarà l’occasione per incontrare i giovani e le giovani di tutte le parrocchie. A Cassego, nei giorni scorsi, sono saliti trentadue tra ragazzi e ragazze di una quindicina di parrocchie, tutti molto giovani, di età compresa tra i sedici e i trent’anni. Per alcuni di loro si tratta dell’inizio di un’esperienza nuova.
Ad accoglierli è stato il responsabile diocesano del “San Pio X” don Paolo Costa, mentre la Pastorale giovanile era rappresentata, oltre che da don Palei, da don Fabrizio Ferrari e da don Samuele Bertonati. Erano presenti anche due dei seminaristi della diocesi. Le riflessioni sono state guidate, sul tema della “tre giorni” che era “Chi sono io, chi sei Tu”, dal vescovo Luigi Ernesto Palletti e dal direttore del Centro diocesano vocazioni e rettore del Seminario don Franco Pagano. Le riflessioni sono ovviamente partite dal richiamo “francescano” contenuto nel tema: la frase prescelta, infatti, è quella che Francesco d’Assisi proclamava a voce alta nel bosco sotto l’eremo delle carceri quando il Signore lo metteva di fronte ad un cambio radicale della propria vita. Si tratta, ha osservato il vescovo, di “mettersi in gioco”, affrontando una direzione di vita “nella quale si incarna il Signore”. Nasce di qui la prospettiva di vivere in modo pieno la dimensione comunitaria della Chiesa, con la presenza attiva e reale di Cristo: “Di Lui, che in qualche modo si incarna nel nostro servizio, siamo chiamati ad essere strumenti”. A sua volta, don Pagano ha preso spunto da alcuni episodi evangelici, a cominciare da quello conosciuto come “la tempesta sedata” e caratterizzato, da un lato, dalle paure e dalle fragilità dei discepoli, che temono il naufragio della loro barca, dall’altro il riconoscimento della forza divina di Gesù, riconoscimento del quale Pietro si fa testimone e portavoce. Un “io” minuscolo, insomma, e un “Tu” maiuscolo, ma anche un incontro fecondo tra due dimensioni, da proporre ai giovani di oggi e da vivere insieme a loro.
Le giornate di Cassego sono state scandite da appuntamenti specifici quali la Messa giornaliera celebrata nella radura dietro la casa, l’Adorazione eucaristica guidata dal vescovo, le riflessioni personali (“deserto”) e i momenti di svago nel cortile della casa, confermatasi una risorsa davvero preziosa per la diocesi.