"L'avvio della cosiddetta “fase 3” sembra allontanare il periodo più critico della pandemia Covid–19, anche se esiste sempre il pericolo di ricadute anche pesanti".
"In ogni modo, per chi è stato più di tre mesi in prima linea è l’occasione di qualche primo sospiro di sollievo, ed anche di trarre qualche valutazione su quanto accaduto. Don Luca Palei, direttore della Caritas diocesana, è una di queste persone. L’ente da lui guidato, nei mesi passati, si è letteralmente “fatto in quattro” per affrontare situazioni di disagio mai viste prima, quanto meno così tutte insieme. “La diocesi – ci dice prima di tutto – è stata pronta sin dall’inizio, ed ha dimostrato grande presenza, davvero la presenza del samaritano che si prende cura con ogni mezzo della persona ferita".
"E le persone, i nostri ospiti ed amici, come li chiamiamo, si sono sentiti sempre e davvero amati”. Più in generale, don Luca intende sottolineare come l’emergenza abbia mostrato il cuore grande, “anzi grandissimo” degli spezzini. Le istituzioni hanno fatto la loro parte, ed hanno avuto la massima fiducia nella Caritas, vero “braccio operativo” dell’emergenza: Fondazione Carispezia ha dato carta bianca sin dall’inizio, mentre il Comune della Spezia ha messo a disposizione il campo “Montagna” per la struttura–tendone destinata ai senza fissa dimora, quella che nei momenti più critici, osserva don Luca con il suo sorriso sempre disarmante, “possiamo dire fosse l’unico bar aperto della città”.
"Al “Montagna” in tanti hanno trovato non solo chi dava loro un “tetto” e del cibo, ma anche, in primo luogo i volontari, chi sapeva ascoltare, e in qualche modo condividere. Qualcuno, nel più grande rispetto di tutti, ha avuto modo anche di incontrare la fede, di riscoprire la confessione. Dicevamo dei volontari: “Sono stati impagabili – dice il direttore della Caritas –, ogni giorno cercavano di garantire tutto il possibile a chi non aveva nulla, e con i volontari le associazioni: le Colazioni con il sorriso, i frati francescani di Gaggiola, il Tavolo della carità, la Croce rossa. Ma non ci sono state solo le strutture fisse".
"La Caritas ha “battuto” casa per casa i luoghi del disagio e della sofferenza, allertata da una rete preziosa di solidarietà, magari ad iniziativa silenziosa di qualche vicino. Così, in tre mesi, sono state consegnate milleduecento “spese”, tra Spezia e Sarzana. Se i “senza dimora” andavano al “Montagna”, infatti, tanti la casa l’avevano, ma, perduto il lavoro, non avevano da pagare le bollette, l’affitto, da fare la spesa".
"Per esempio, le scuole chiuse hanno praticato la didattica a distanza, preziosa certo, ma l’acquisto di materiali come tablet e pc, e l’installazione della fibra dovevano pur essere affrontate: i ragazzi dovevano disporne, a pena di non poter frequentare le “lezioni”. Così la Caritas si è fatta sentire con il progetto “Arrivo. Stai a casa”, una “costola” di presenza a domicilio nata dall’esperienza ormai solida dell’Emporio della solidarietà e fondamentale nel far pervenire aiuti di prima necessità. Ora poi, grazie alla cooperativa sociale “La piccola matita”, sono stati avviati anche servizi di sanificazione a domicilio e di svuotacantine: il ricavato servirà per favorire l’inclusione sociale e la ricerca di lavoro. Sono tutti segni concreti di solidarietà e, soprattutto, di speranza".
Testo di Egidio Banti