Specifica importante arrivata all'unisono sia dal Governo sia da Regione Liguria, dando via libera a coloro che fanno gli agricoltori non di professione, ma che coltivano appezzamenti di terreno, pubblici o privati, per avere cibo genuino e trascorrere un po' di tempo all'aria aperta.
È quanto riporta Coldiretti Liguria nello specificare che, con l'avvio della FASE 2, nella nostra regione è consentito, per i soggetti che hanno la fortuna di possedere dei campi coltivati per il proprio fabbisogno personale e familiare, di recarsi anche nel terreno situato non nelle immediate vicinanze della propria abitazione, purché se ne attesti il possesso e si rientri in giornate presso l'abituale abitazione, rimanendo tuttavia non consentito recarsi fuori regione.
Nel capitolo agricoltura allevamento e pesca del DPCM Governativo del 26 aprile (in vigore da oggi) si precisa espressamente, inoltre, che a livello nazionale la coltivazione del terreno per uso agricolo o forestale e l'attività diretta alla produzione per autoconsumo rientrano nei codici ATECO "0.1." e "02" e sono quindi consentite, a condizione che il soggetto interessato attesti, con autodichiarazione completa di tutte le necessarie indicazioni per la relativa verifica, il possesso di tale superficie agricola o forestale produttiva e che essa sia effettivamente adibita ai predetti fini, con indicazione del percorso più breve per il raggiungimento del sito.
Svolta importante in un momento dove la crisi economica provocata dall'emergenza Coronavirus fa rivalutare la funzione dei cosiddetti orti di "guerra" quando, in passato, nelle città italiane, europee e degli Stati Uniti si diffondevano coltivazioni per garantire approvvigionamenti alimentari. Sono famosi i "victory gardens" degli Stati Uniti e del Regno Unito (del 1945), ma non meno celebri sono quelli italiani nati al centro delle grandi città, come quello che, ad esempio, sorgeva nella centralissima P.zza della Vittoria a Genova. Ora i tempi sono cambiati, e gli orti di guerra sono stati ampiamente sostituiti da orti urbani che si sono sviluppati lungo tutta la Penisola, sia per motivi economici sia per attività di carattere sociale, di diffusione di "buone pratiche" e di educazione ambientale. Ma la tendenza si accompagna anche da un diverso uso del verde privato, con i giardini e i balconi delle abitazioni che sempre più spesso lasciano spazio ad orti per la produzione "fai da te" di lattughe, pomodori, piante aromatiche, peperoncini, zucchine, melanzane, ma anche di piselli, fagioli e fave da raccogliere all'occorrenza.
"La piccola agricoltura familiare per autoconsumo – affermano il Presidente di Coldiretti Liguria Gianluca Boeri e il Delegato Confederale Bruno Rivarossa - è spesso sottovalutata dalle normative, ma soprattutto in una situazione emergenziale come quella attuale, ha una sua rilevanza, in quanto può rappresentare un'integrazione importante al bilancio familiare. In Liguria, come nel resto d'Italia, i terreni ad uso familiare sono passati, spesso, in eredità da generazioni, sui quali, non di rado si è mantenuta la proprietà per esercitarsi nel ruolo di coltivatori e allevatori, piuttosto che venderli come accadeva nel passato. Ma oggi non mancano neanche episodi, soprattutto tra i più giovani, di coloro che hanno scelto di acquistare terreni abbandonati per portarli a nuova vita, dando inoltre un grande contributo alla tutela ambientale e paesaggistica. Infatti se in passato erano soprattutto i più anziani a dedicarsi alla coltivazione dell'orto, memori spesso di un tempo vissuto in campagna, adesso la passione si sta diffondendo anche tra i più giovani e tra persone completamente a digiuno delle tecniche di coltivazione. Questo è sicuramente un fattore importante determinato dalla voglia di cimentarsi e avere a disposizione sulla tavola i propri prodotti, senza dimenticare, allo stesso tempo, che la cura dell'orto ha un'importante funzione terapeutica, dal momento che aiuta a scacciare ansia e stress".