L'Ordine provinciale degli infermieri (OPI La Spezia) ha organizzato i primi due eventi di formazione del 2020 inseriti nel sistema nazionale di educazione continua in medicina (ECM): il primo, svolto il 7 e l'8 febbraio, è stato dedicato alle innovazioni tecnologiche nel campo dell'assistenza (inclusa la possibilità tecnica di seguire a distanza, con continuità di dati, i pazienti più fragili), il secondo è stato progettato per analizzare il rischio di burn-out dei professionisti sanitari infermieri e, se necessario, intervenire concretamente al riguardo. Questo evento è partito lunedì 10 e si concluderà il prossimo 19 febbraio.
Con il termine burn-out si intende un esaurimento o ''surriscaldamento emotivo'', cioè lo stress provato al lavoro, che determina un logorio psicofisico ed emotivo, stato che per le professioni di aiuto è piuttosto frequente.
Un esperto psicologo è il docente di questo evento e lo stesso potrà essere, su richiesta, il consulente per quegli infermieri che dovessero sentire la necessità di un intervento di sostegno emotivo.
La professione di infermiere oggi è sottoposta, come peraltro molte altre professioni, ad importanti cambiamenti che sono frutto di fenomeni interni ed esterni alle stesse.
I fenomeni esterni sono quelli più facilmente osservabili, come l' allungamento dei tempi di pensionamento, con 60enni in turno rotativo sulle 24 ore, ad esempio, e conseguente disagio sui tempi del recupero (non solo fisico ma -appunto- anche emotivo, emozionale); oppure altro fattore esterno e oggi frequente è la partecipazione ai rari concorsi a tempo indeterminato: paradossalmente, il successo mette in gioco gli equilibri di una vita, con persone che, dopo aver vinto selezioni in Regioni lontane, devono separarsi dalla propria famiglia e dal proprio vissuto, con tutto ciò che questo comporta sul piano delle emozioni personali.
Un fenomeno non certo nuovo, ma decisamente in aumento, è quello delle aggressioni ai sanitari, che vede gli infermieri nella non invidiabile posizione di testa delle professioni più aggredite dal pubblico e dall'utenza; il fenomeno ha creato e crea tensioni, diffidenza, costanti paure e una forte richiesta di aiuto che troppo spesso non è raccolta nei modi attesi.
A tutto ciò si può aggiungere, come fonte di stress, il servizio in realtà particolari, dove più che altrove la fragilità dell'uomo è palese, evidente nella sua sostanza e dove le giornate di grande tensione emotiva sono purtroppo frequenti: situazioni critiche possono essere vissute ovunque ma, certamente, l'assistenza e l'intervento in settori come l'hospice,le degenze dell'area medica, le oncologie, il settore dell'emergenza urgenza, le cure domiciliari (ancor più palliative) o - ancora- altri settori molto specifici come le oncoematologie pediatriche, lasciano spesso i professionisti che ci lavorano decisamente in grande difficoltà quando, concluso il turno, rientrano nella loro ''normalità''.
Altre situazioni di stress, come un marcato aumento delle responsabilità professionali, indicato da numerose Leggi della Repubblica che negli ultimi 20 anni si sono succedute (situazione anche apprezzabile, quale segno del riconosciuto valore della professionalità dell'infermiere italiano contemporaneo) sono spesso vissute con amarezza emotiva, perchè non sono state seguite, non sono state affiancate da un parallelo aumento delle retribuzioni e delle tutele che, perlomeno per quella fetta di professionisti più esposta, sarebbero oggi decisamente necessarie.
Tutto questo vasto repertorio di fonti di stress, che sono quindi interne ed esterne ad una professione decisamente speciale, che porta anche grandi ritorni positivi in termini di relazioni umane, ma che espone a stress non rari sul piano dell'emotività, è analizzato in questo evento, voluto da OPI la Spezia a sostegno dei propri iscritti e, in particolare, nel vasto ambito delle iniziative che l'Ordine ha deciso di investire nel 2020, Anno Internazionale dell'Infermiere, come è stato individuato e ricordato dalla Organizzazione Mondiale della Sanità /WHO.