"Come ogni anno, in questi giorni ho visitato una buona parte di luoghi di lavoro e incontrato le persone che vi operano. Anche se il periodo storico è ancora faticoso, non mancano segni di ripresa che tengono accesa la speranza e alimentano la volontà di continuare il cammino, soprattutto nella consapevolezza che il lavoro rimane un aspetto fondamentale per la vita di ogni uomo, di tante famiglie e, in particolare, per il futuro delle giovani generazioni.
Passo dopo passo siamo giunti così al Santo Natale. Risuona nella notte di Betlemme la voce dell’angelo che, rivolto ai pastori, dice: «Vi annuncio una grande gioia ... oggi è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore» (Lc 2, 10.11). Accogliamo anche noi questo lieto messaggio, adoriamo il Figlio di Dio che si è fatto uomo per la nostra salvezza, contempliamolo nella scena del presepe con Giuseppe e Maria, l’asinello e il bue, i pastori, le pecore ...
Egli, senza cessare di essere Dio, ha preso anche la nostra umanità, un’umanità concreta. È stato concepito nel grembo di Maria, è nato a Betlemme, ha fatto sue le nostre esigenze vitali come il respirare, il mangiare, il dormire, il bere; si è fatto presente nelle relazioni della nostra storia. In altre parole, è entrato nella nostra casa comune; si è immerso pienamente nell’esperienza umana per risanare i nostri cuori dal peccato e dal male, ridonando il pieno senso all’umanità e la vera luce a tutto il creato. Ha condiviso con noi gioie e dolori, ha fatto esperienza degli affetti di Maria sua madre, ma anche delle minacce di morte di Erode, della custodia attenta di Giuseppe e della presenza umile dei pastori.
Il Natale ci interpella. È essenziale ricordarci che a Betlemme il Signore è nato ed è venuto in mezzo a noi per disinquinare il nostro cuore, liberandolo dal peccato e dal male, riportandolo in comunione con Dio, affinché possa portare frutti di giustizia, di pace, di accoglienza, di solidarietà autentica. Nella fede siamo chiamati a riconoscere in Gesù il Figlio di Dio nato da Maria, nella carità ad accoglierlo in ogni nostro fratello, specie se particolarmente bisognoso, per divenire segno di speranza nell’annuncio evangelico e nella custodia del creato.
Però, come già avevo scritto nel messaggio per l’Avvento, è necessaria da parte nostra una reale conversione del cuore. Moderare e, dove possibile, eliminare le sostanze che oggi ci inquinano è certamente doveroso, ma se non viene risanato il nostro cuore continueremo ad inquinare, sia pur in altri modi. Infatti è «dal di dentro, dal cuore degli uomini, che escono i propositi di male» (cfr. Mc 7, 21), i quali vanno a concretizzarsi in azioni negative, con la ricerca di un profitto facile e irrispettoso, con stili di vita incompatibili con l’ambiente che ci circonda, a scapito della dignità stessa dell’uomo e rendendolo molte volte anche incapace di vedere nell’altro un fratello e nella creazione un dono. Senza contare che esiste anche un inquinamento delle comuni relazioni, nel modo di parlare, di comunicare, con tensioni, calunnie, aggressività. Esso può essere ancor più dannoso di quello direttamente rilevabile con gli strumenti di misurazione dello stato ambientale.
Dobbiamo pertanto ritornare a prenderci cura gli uni degli altri, a volere la salvezza di ogni uomo e, insieme, lavorare perché questa casa comune, che il Figlio di Dio è venuto ad abitare, sia custodita e rispettata da parte di tutti. Ciò richiede, però, una rinnovata assunzione di responsabilità, anche nel piccolo delle nostre azioni. Dobbiamo aiutarci a modificare i nostri stili di vita e quelli delle nostre comunità con scelte concrete e stabili, di modo che ciò che si compie nel mistero del Natale possa portare ad un vero risanamento del cuore e, conseguentemente, del mondo che ci circonda.
Affido a tutti questa mia breve riflessione, nella speranza che ognuno sappia cogliere un’occasione propizia per un profondo rinnovamento di vita e, confidando nella Provvidenza e nella grazia del Signore Gesù, rinnovo il mio più cordiale buon Natale ed un sereno anno nuovo".