San Venerio, una tradizione millenaria
di Giuseppe Savoca
Sarà il nunzio apostolico emerito Angelo Acerbi a presiedere giovedì prossimo 12 settembre, nella cattedrale spezzina di Cristo Re, la solenne celebrazione vigiliare per la festa di San Venerio, patrono del Golfo della Spezia e dei fanalisti d’Italia. Non è la prima volta che monsignor Acerbi, incardinato a suo tempo nella diocesi di Pontremoli, dove fu ordinato sacerdote nel 1948, ma sempre molto legato a quella di origine, partecipa alle celebrazioni in onore del santo eremita del Tino. Quest’anno per lui è una ricorrenza particolare, in quanto il 30 giugno scorso sono ricorsi ben quarantacinque anni da quando, nel 1974, il Papa Paolo VI, oggi santo, lo ordinò nella basilica di San Pietro arcivescovo titolare di Zella.
Così, nonostante l’età avanzata – compirà novantaquattro anni il prossimo 23 settembre – l’attuale nunzio apostolico emerito ha accettato di buon grado l’invito rivoltogli dal vescovo Luigi Ernesto Palletti a presiedere uno dei momenti più solenni delle feste di San Venerio, in comunione con sacerdoti e laici della diocesi della Spezia – Sarzana – Brugnato. I festeggiamenti di San Venerio, com’è consuetudine, inzieranno martedì 10 settembre, ovvero dopodomani, nell’antica pieve romanica che al santo eremita del Tino è dedicata, nei pressi del quartiere spezzino del Favaro. Alle 18 monsignor Palletti vi presiederà la Messa di inizio delle celebrazioni. Giovedì, come si è detto, la Messa solenne vigiliare avrà luogo nella cattedrale di Cristo Re, con inizio alle 17.30. Con l’arcivescovo Acerbi e con il vescovo Palletti concelebreranno i canonici del capitolo, i parroci della città e del Golfo ed altri sacerdoti.
Al termine del rito, si formerà la processione per condurre sino al molo Italia la statua lignea di Venerio, realizzata a suo tempo dallo scultore Teofilo Raggio per conto dell’associazione “Pro Insula Tyro”, e la reliquia del santo, restituita negli anni Sessanta alla Spezia dalla diocesi di Reggio Emilia, che sin dal medioevo lo venera come santo patrono. Al molo, grazie alla collaborazione della Marina militare, la statua e la reliquia saranno imbarcate su una motovedetta per raggiungere Porto Venere con la processione a mare. Venerdì, festa del santo, la reliquia sarà portata sempre via mare al Tino, la piccola isola sulla quale secondo la tradizione storica l’eremita Venerio visse con i suoi monaci a cavaliere tra il sesto e il settimo secolo dell’era cristiana.
La piccola comunità era dedita alla preghiera ma non solo, in quanto, mediante l’accensione di fuochi, veniva segnalata ai naviganti la presenza di secche e di altri pericoli nautici. Per questo, nel corso del Novecento, san Venerio è stato proclamato patrono delle Chiese del Golfo della Spezia ed anche dei guardiani di faro. Si tratta di una figura molto importante nella storia religiosa delle terre spezzine. Per questo, sin dal 1959 (quando Porto Venere e le sue isole passarono dalla diocesi di Chiavari a quella della Spezia), prima la “Pro Insula Tyro” e poi la diocesi direttamente si sono adoperate per la diffusione di questa meritoria devozione al santo. Venerdì, al Tino, nel piazzale della Vela, il vescovo Palletti presiederà alle 11.30 una Messa solenne, alla presenza delle autorità civili e militari della Spezia e della provincia.
Alle 12.30, al termine della Messa, il vescovo benedirà le imbarcazioni radunate com’è tradizione nello specchio di mare antistante l’isola. Sabato e domenica, poi, ci sarà libero accesso all’isola, che è zona militare, con corse di vaporetti dalla Spezia (passeggiata Morin), da Porto Venere e da Lerici, a cura del consorzio marittimo “Navigazione Golfo dei Poeti”. L’ultima corsa di ritorno dall’isola alla terraferma sarà alle 17.30. Al Tino si potrà visitare l’area archeologica, in cui si trovano i resti del cenobio medievale, grazie all’intensa campagna di lavori eseguiti della Marina militare in collaborazione con la Sovrintendenza di Genova, con i Vigili del fuoco e con il Club alpino italiano.
Proprio trent’anni fa moriva Giuseppe Stella
Il dieci settembre 1989 moriva alla Spezia monsignor Giuseppe Stella, vescovo diocesano dal 1943 al 1975. Da appena dodici giorni aveva compiuto novantuno anni di età. Ricorrono dunque martedì i trent’anni dalla scomparsa del secondo dei vescovi di Luni residenti alla Spezia, dopo il trasferimento della sede diocesana disposto con la bolla “Universi Dominici Gregis” del 1929.
Monsignor Stella era stato tra gli artefici, nel 1959, della consistente permuta di parrocchie in base alla quale l’intero comune di Porto Venere era stato assegnato alla diocesi della Spezia. Da quel momento erano riprese in diocesi le celebrazioni in onore di san Venerio eremita, considerato appunto nativo di Porto Venere. Il funerale del vescovo emerito avvenne dunque proprio in concomitanza con quelle celebrazioni, trent’anni dopo la loro ripresa.
Concluso alla Cerreta il campo scuola per adulti
Si è svolto alla Cerreta di Carro il campo scuola “adulti” dell’Azione cattolica diocesana. Sul tema “La fede in Cristo di generazione in generazione”, l’assistente don Pietro Milazzo ha riflettuto sull’esortazione apostolica “Christus Vivit”, seguita al Sinodo dei giovani.
Citando un celebre dialogo di Giovanni Guareschi, don Pietro ha invitato a “salvare il seme ... cioè la fede”. Quando infatti don Camillo è preoccupato perché la gente sembra credere soltanto in ciò che tocca, il Cristo sorride e gli risponde: “Devi fare quel che fa il contadino quando il fiume travolge gli argini e invade i campi: salvare il seme !”.
Altro episodio citato è stato quello di Eutico (”Fortunato”), che negli Atti degli Apostoli viene resuscitato da Paolo, il quale subito dopo celebra l’Eucaristia. La fede e l’abbraccio all’Eucaristia sono stati insomma, con molti altri, i temi centrali del campo.
Formazione permante per gli insegnanti di religione
Da giovedì a sabato si terrà alla Spezia l’annuale corso di formazione per gli insegnanti di Religione cattolica di ogni ordine e grado che svolgono il loro servizio nelle scuole statali e paritarie della diocesi. Il corso, organizzato dall’Istituto superiore di Scienze religiose “Niccolò V” in collaborazione con l’ufficio diocesano Scuola ed educazione, si svolgerà nel salone di Tele Liguria Sud, ad eccezione della giornata di venerdì 13 settembre, quando sarà invece nel salone “Fanelli” della cattedrale di Cristo Re.
I lavori inizieranno giovedì alle 8.30 con l’intervento del vescovo Luigi Ernesto Palletti. Per i partecipanti è a disposizione l’ampio parcheggio nel piazzale della cattedrale. Le lezioni magistrali saranno tenute da don Aldo Basso, direttore dell’ufficio di Pastorale scolastica della diocesi di Mantova, che affronterà le tematiche relative alla spiritualità dell’insegnante di religione, per fondare meglio il senso teologico del suo impegno professionale. Il relatore illustrerà inoltre il contributo dell’insegnamento della Religione cattolica alla formazione umana degli alunni in un contesto interculturale ed interreligioso.
Verrà a tale proposito presentata la figura del beato Pino Puglisi, maestro e testimone del nostro tempo. Il contesto sociologico nel quale vivono i ragazzi di oggi sarà, a sua volta, presentato da Stefano Strata, della Caritas, che illustrerà il tema delle nuove povertà. Vicki Porfidio, del Museo diocesano della Spezia, presenterà a seguire le attività proposte ai vari ordini di scuole, che già lo scorso anno hanno ottenuto un significativo successo, coinvolgendo oltre duemila alunni.
Verranno infine presentate alcune esperienze significative realizzate nell’anno scolastico appena concluso.
L' intervento a Follo di padre Patriciello, parroco nella terra dei fuochi
Nelle prime pagine della Bibbia si dice che Dio pose l’uomo nel suo giardino perché lo custodisse e lo coltivasse. Con queste parole, padre Patriciello, intervenuto il 28 agosto scorso con la sua testimonianza alla festa della Madonna della Guardia in Piano di Follo, ha affrontato subito il tema che più lo appassiona: la difesa della sua terra e di ogni angolo del mondo, perché la «terra dei fuochi» non è uno specifico territorio, ma un fenomeno che riguarda zone dell’Italia e dell’intero pianeta.
Padre Maurizio è sacerdote a Caivano, provincia di Napoli, diocesi di Aversa, e si racconta così: «Sono diventato prete e mi sono ritrovato a fare il parroco nella terra a nord di Napoli e a sud di Caserta, in una zona dove sono arrivate tonnellate di rifiuti industriali, interrati in maniera illegale e che hanno portato e portano ancora frutti di morte. Alcuni rifiuti vengono bruciati, perché tante industrie, soprattutto del nord, smaltiscono così, in nero, i loro scarti e residui di lavorazione.
E sono i roghi che rendono l’aria irrespirabile ed estremamente nociva per la salute». Sarebbe quindi più opportuno chiamarla «terra dei fumi», non dei fuochi. Padre Patriciello non ama essere definito “prete anticamorra” o “prete ambientalista”, non vuole essere tirato per la talare e non vuole etichette. Vuol essere un prete e basta. E preferisce essere chiamato “padre Maurizio”, perché il “don” in alcune zone d’Italia è riservato ad altri... Una vocazione adulta la sua: allontanatosi dalla Chiesa cattolica, si era avvicinato per un certo periodo alla Chiesa evangelica, ma le domande di senso rimanevano senza risposta. Ma Dio, anni dopo, gli permise di imbattersi, nel tragitto che percorreva ogni giorno per raggiungere l’ospedale dove lavorava come caporeparto, in un frate francescano rinnovato.
E’ stato l’incontro che gli ha cambiato la vita: si iscrive, da laico, alla facoltà teologica e solo dopo un altro anno, a 29 anni, entra in seminario. Da parroco di Parco Verde, a Caivano, ascolta, si impegna, si fa portavoce e combatte per la salute e per la legalità nella «terra dei fuochi». Padre Maurizio sta quindi accanto a chi vive e soffre in questo territorio martoriato e quando il dolore è immenso, quando le madri piangono i loro bambini, è sempre lì, accanto, anche se silenziosamente, ai suoi parrocchiani.
Perché deve esserci. Perché la sua è una fede vissuta sul campo, impegnata nel sociale, in nome di quel duplice comandamento che in realtà è uno solo e riassume tutti gli altri: “Ama il Signore tuo Dio con tutto il cuore e ama il prossimo tuo come te stesso”. La fede, ripete, deve essere perciò vissuta in nome dell’Amore, di fronte al quale ogni essere umano è e deve essere nostro fratello. La vibrante ed appassionata testimonianza del parroco di Caivano e l’omelia con cui è intervenuto nella Messa da lui presieduta la mattina del 29 agosto, festa della Guardia, davvero hanno sollecitato con forza le coscienze dei presenti.
Alla sera, poi, don Sergio Lanzola, parroco di Mazzetta, ha presieduto la processione che si è snodata per le vie del paese, con la Filarmonica di Albiano Magra e le confraternite. Altre sono state le iniziative poste in essere per l’occasione dalla parrocchia guidata da don Pietro Milazzo: venerdì 23 lo spettacolo teatrale “Lo strano caso del marchese Parodi”, della compagnia “Senza arte né parte”, e lunedì 2 settembre il musical “Grease”, portato sul palco da “I folli di Follo”, ragazzi dell’oratorio.
Patrizia Pighini
La devozione alla Santa Croce
Molto antica in diocesi è la devozione alla Croce di Cristo, la cui celebrazione liturgica è fissata al 14 settembre, sabato prossimo. In tale circostanza il vescovo Palletti celebrerà due Messe: alle 16 a Beverino Castello, dove conferirà anche le Cresime nella parrocchia dedicata proprio alla Santa Croce; alle 18 a Bocca di Magra, nel monastero dei padri Carmelitani sul monte Corvo, dedicato anch’esso alla Santa Croce sin dall’epoca medievale.
Pellegrini nella notte
Dieci chilometri a piedi nella notte. Anche quest’anno in tanti sono partiti alle tre del mattino da piazza Brin, alla Spezia, per raggiungere alle prime luci dell’alba il santuario di Nostra Signora delle Grazie, nella località omonima del comune di Porto Venere, dove oggi, per tutto il giorno, si celebra la tradizionale festa mariana.
Il pellegrinaggio nella notte (altri fedeli sono partiti, sempre alla Spezia, dalla chiesa di Nostra Signora della Neve, ed altri, con percorso ovviamente più breve, da Porto Venere e dagli altri borghi della costa) è un’esperienza antica, che risale molto indietro nel tempo.
Da alcuni anni è stata, per così dire, “rinverdita”, con la collaborazione dei diversi parroci interessati. Alle Grazie le Messe in giornata sono numerose. Alle 11 il vescovo diocesano Luigi Ernesto Palletti presiede la Messa solenne, con i canti della corale parrocchiale. Alle 17 il vescovo si sposta in un altro dei tanti santuari mariani nei quali oggi si fa festa, ovvero in quello di Roverano, al centro della Val di Vara.
Anche qui, presenti tutti i sindaci della valle, oltre a tanti pellegrini, monsignor Palletti celebrerà la Messa della festa mariana. A Roverano la festa è stata in qualche modo anticipata ieri, con la ricorrenza dell’apparizione della Vergine a due pastorelle, avvenuta, secondo la tradizione, nel medioevo.
Sempre in Val di Vara, molti fedeli raggiungono a piedi durante la giornata odierna il santuario della Madonna del Dragnone, collocato sulla vetta del monte omonimo, nel comune di Zignago. A Ortonovo c’è festa al santuario del Mirteto, a Sarzana nella chiesa del monastero delle Clarisse (Madonna della Pietà), a San Terenzo in parrocchia (Madonna dell’Arena), a Corniglia nel santuario di San Bernardino, a Legnaro nell’oratorio della Madonna della Salute.