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10 anni di Federici: intervista al primo cittadino (seconda parte) In evidenza

Di Gianluca Solinas – Due mandati, dieci anni di governo in una città che i sindaci li "consuma", un bilancio fra obiettivi raggiunti e rivendicati, qualche rimpianto ed errori ammessi con la consapevolezza di chi è certo di aver agito comunque sempre per il bene della città.


Massimo Federici, sindaco in scadenza o quasi, parla di tutto, dai risultati ottenuti, dei quali va fiero, alle occasioni mancate o perse, agli errori fatti. Un'intervista realizzata con l'intento di avere un profilo non solo dell'amministratore ma anche dell'uomo, della persona che per passione, come lui stesso conferma, ha scelto di dedicarsi alla propria città, alla propria comunità, proponendosi come capo di una giunta che in due lustri ha cambiato, comunque la si pensi, il volto alla Spezia. Un lavoro impegnativo, appagante ma anche sfibrante, non facile perché la città stessa non lo è, complicato dal fatto che l'impegno di amministratore ha coinciso almeno con due fatti molto gravi, condizionanti, come l'inizio della grande crisi economica nel 2008 e il più grande e distruttivo taglio ai trasferimenti agli enti locali che la repubblica (prima o seconda che sia) ricordi.


Acam, area ex IP, Pitelli, crisi economica, polo universitario sono stati solo alcuni degli argomenti affrontati nella prima parte dell'intervista (cliccate qui). Una intervista che prosegue, con altri temi ed altre questioni:

Passiamo ai rimpianti se ce ne sono.
"L'ho già detto ma lo ribadisco, uno è sicuramente che non sono stato sufficientemente capace di dare il senso di un maggiore dialogo, questo sì, la durezza di certi temi e di certi problemi mi ha limitato da questo punto di vista. Un maggior dialogo ed una maggior comunicazione in alcuni momenti e con alcune realtà sarebbe stata sicuramente opportuna, un deficit che mi addebito completamente e che penso faccia parte della durezza dell'esperienza di un decennio che è stato molto impegnativo perché è stato anche il decennio dei tagli più violenti che ci siano mai stati riguardo alle finanze degli enti locali, un periodo nel quale la politica è completamente cambiata da che i partiti hanno perso la loro capacità di essere corpi intermedi di relazione, sono nati i populismi, ogni autorità istituzionale è stata messa in discussione, anni quindi complicati che hanno sicuramente potuto indurmi ad errori dal punto di vista delle modalità di dialogo e comunicazione. Dal punto di vista strategico il deficit che non siamo riusciti a colmare, anche per difficoltà oggettive, non sempre imputabili all'amministrazione, nel fare un passo concreto nella realizzazione del nuovo waterfront cittadino, che può e deve essere un punto di forza nella nuova città. Abbiamo perso dieci anni, che si possono addebitare a molti fattori e anche in parte alla mia amministrazione ma anche ai tempi lunghi della nostre burocrazie. Sicuramente questo è un punto che mi stava a cuore e non posso non citarlo fra quelli che mi sarebbe piaciuto almeno vedere iniziati. Mi sarebbe piaciuto vedere tante cose realizzate più velocemente dall'ospedale al waterfront, sono rimpianti ma sulle tempistiche il problema è nazionale e non locale.

Un accenno alla Mediateca Regionale, si dice che rimanga un archivio e basta...
"Ho visto delle cose strane ultimamente sulla stampa ma posso dire che la convenzione con la Regione Liguria è ancora in essere e adesso cercheremo di ammodernarla e di renderla più adatta al fatto che finalmente la Mediateca partirà. I lavori sono terminati e dunque si può entrare nalla parte operativa e gestionale. Resta mediateca Regionale come da sempre abbiamo detto e assorbirà al suo interno anche gli archivi che sono attualmente situati alla Dialma Ruggiero perché del tutto coerenti, anzi che possono rafforzare, la natura stessa della Mediateca Regionale. Abbiamo cose di sicuro valore negli archivi Fregoso. Diventerà un centro culturale di interesse significativo, stiamo provvedendo agli arredi, è vero che i tempi sono stati lunghi ma abbiamo avuto a che fare con un'impresa molto problematica. Il fatto che siamo riusciti ad arrivare in fondo è da considerarsi un mezzo miracolo. Approfitto per ringraziare tutti coloro che hanno seguito questo tema con molto lavoro e impegno perché sarebbe potuta diventare l'ennesima incompiuta. Siamo riusciti ad arrivare in fondo e a dotare la città dell'unica istituzione regionale culturale che c'è fuori Genova. Abbiamo evitato che quel cinema (Odeon ndr.), diventasse chissà cosa. Non a caso abbiamo individuato quell'area e quel quartiere che tramite questa presenza culturale può trarre benefici sotto molti punti di vista".

Ci sono preoccupazioni al Dialma Ruggiero ad esempio, su come sarà il futuro di quel percorso che tanto ha dato e continua a dare quotidianamente al quartiere di Fossitermi ed alla città in termini di offerta culturale e di aggregazione oltre naturalmente alla crescita di professionalità importanti.
"Spero che non ci sia da preoccuparsi, naturalmente riguarda le scelte della prossima amministrazione. Liberando gli spazi superiori, dato il trasferimento degli archivi in Mediateca, al Dialma si aprono nuove e migliori opportunità di accoglienza e di spazio verso le esperienze giovanili e culturali. Io manterrei fermo il punto sulla trilogia che riguarda la danza, il teatro e la musica. Penso che si possa e si debba rafforzare questa esperienza puntando anche sugli aspetti della produzione. Siamo riusciti dopo decenni a promuovere una residenzialità di realtà culturali importanti nell'ambito del teatro e della danza e non possiamo che puntare sullo sviluppo ed il consolidamento di quelle realtà.

Due domande che riguardano la cultura: il Camec, a parere di molti la criticità maggiore, mentre il Lia resta un gioiello, anche se lontano dai cuori degli spezzini, il Centro di Arte Moderna e Contemporanea non offre un'immagine adeguata e presenta parecchi problemi. Ed per quanto riguarda il Teatro Civico, nonostante il successo di pubblico e di qualità dell'offerta, manca un direttore artistico, le poltrone sono vecchie e scomode, la facciata avrebbe quantomeno bisogno di una rinfrescata e le maestranze sono sotto organico. Si potrà fare qualcosa?
"Due situazioni molto diverse, il Civico richiede degli investimenti ma offre anche un prodotto di alta qualità ed il successo lo conferma, i prossimi anni, sempre che non ci siano ulteriori tagli e limitazioni dal punto di vista delle politiche nazionali, potranno essere anni nei quali tutta una serie di investimenti si potranno fare, perché abbiamo ridotto fortemente il debito complessivo e ci tengo a sottolinearlo date le condizioni di partenza, ogni cittadino ha 250 euro di meno di debito rispetto a dieci anni fa, per cui è possibile che si possano fare gli investimenti che sono davvero necessari, come il rinnovare le poltrone di platea, riqualificare l'area esterna, qualche problema di impianti, tutto sommato una situazione complessiva di manutenzione straordinaria che sarà alla portata della prossima amministrazione. Le altre due questioni saranno quelle di dotare il Civico di una direzione artistica e cioè più strutturata. Qui Roberto Alighieri ha fatto un lavoro straordinario a titolo gratuito per il quale la comunità gli deve moltissimo, per l'apporto cosi professionale e con questi risultati, purtroppo senza avergli potuto riconoscere nemmeno un'indennità minima. Mi sembra giusto che la prossima amministrazione affronti questo tema in modo organico e strutturale e penso che sarebbe opportuno individuare una figura professionale adeguata. Abbastanza problematici sono gli aspetti gestionali perché c'è tutta una generazione che ha gestito il palcoscenico, le luci, gli elettricisti, e che è vicina alla pensione ed è difficile sostituire queste figure tecniche a causa dei blocchi del turn-over che sono imposti ai comuni e questo è un nodo di non facile risoluzione. Si potrebbe aprire l'ipotesi di una gestione esternalizzata di questi aspetti con un appalto dedicato, io spero tuttavia che ci siano le condizioni nei prossimi anni per far restare tutto quanto all'interno tramite l'assunzione di alcune figure, anche perché non ne servono tantissime e chi c'è può offrire la trasmissione di competenze e di sapere a chi eventualmente subentrerà.
Il Camec è una realtà che avrebbe richiesto investimenti altissimi, sia per quanto riguarda la realizzazione di mostre che per ciò che riguarda la promozione. Di solito sono presenti nelle grandi città e riescono ad attrarre cospicui investimenti sia per l'acquisto di opere d'arte che per le mostre e le promozioni, qui è molto più difficile. Abbiamo scelto una strada intermedia, in alcuni momenti siamo riusciti meglio che in altri, nel tentativo di far diventare il Camec un punto di riferimento, un luogo dove questi aspetti della contemporaneità potessero trovare uno spazio di riflessione, di proposta, di attività, iniziative, insomma un esperimento riuscito a metà. Ritengo che la questione vada affrontata in futuro nel complesso del sistema museale spezzino che probabilmente andrebbe un po' razionalizzato.
Credo che il Museo Lia meriti anche momenti di promozione molto spinta e credo che l'occasione potrebbe essere il ventennale della donazione. Non voglio tralasciare un progetto bellissimo per la città e cioè l'ampliamento del Museo Navale che sarà importantissimo e qualificante. Purtroppo il sommergibile non è ancora riuscito ad entrare in bacino per i primi interventi e per cominciare a capire come procedere ma è un progetto strategico, fondamentale per la città. Una collaborazione in sinergia con la Marina Militare,con la quale si è sviluppata una forte intesa. Adesso si tratta di individuare il percorso realizzativo. Museo Navale rivisto ed ampliato e sommergibile possono diventare il grandissimo attrattore turistico per la città. Credo che un grande partner, vista la sua importanza ed il fatto che costruisce sommergibili, possa essere assolutamente Fincantieri. Ci aspettiamo un grande coinvolgimento da parte di questa grande azienda sotto più aspetti".

In precedenza ed anche ultimamente lei ha citato ASG Superconductors (che ha riqualificato l'ex san Giorgio) come un "fungo", riferendosi alla tipologia industriale differente da ciò a cui la città era abituata. Siamo in tempo di veloci cambiamenti e non è possibile puntare ancora su un'idea di industria novecentesca, se quello è un fungo la chiusura della Centrale Enel apre un prato: non sarebbe il caso, al di là delle recenti proposte fantasiose, di mantenere la vocazione produttiva dell'area puntando su occupazione di livello, futuro occupazionale, alta formazione etc. capaci di garantire sbocchi concreti, insieme alla nautica, al polo universitario ed ai nostri giovani? Dopotutto il Gruppo Malacalza è un'eccellenza in Italia e nel mondo ma non è l'unica e le alte tecnologie sono in grado oggi di offrire decenni di occupazione stabile di alto livello, non sarebbe il caso di pensare ad un distretto dedicato?
"Sono d'accordo, nonostante le grandi opportunità offerte dal turismo, non dobbiamo rinunciare alla nostra identità ed alla nostra forza che nel campo dell'industria ci siamo conquistati in un secolo e mezzo. Non bisogna mai sottovalutare che è un problema nazionale, non esiste un paese che rinuncia alla propria ossatura industriale, sarebbe una follia, sarebbe come essere nelle mani del primo che passa se va avanti questa destrutturazione che è in corso ormai da un trentennio. Va rilanciata l'industria perché oggi non è più l'industria dell'inquinamento necessariamente impattante, è un'industria fortemente tecnologizzata che ha a che fare più con gli ingegneri che con gli operai e in una città offre un contributo importantissimo sulla qualità occupazionale, costituisce un freno all'emorragia di giovani costretti ad andarsene, ed è una presenza "culturale" importante perché il turismo ha anche degli aspetti non sempre positivi. Industria significa presenze scientifiche, ricerca, lavoratori estremamente qualificati, e dunque nel tessuto culturale di una città questo fa la differenza. Oltretutto l'industria ha un moltiplicatore alto, cioè un addetto dell'industria si porta dietro una serie di indotto, di presenze che fanno benessere e ricchezza. Per questo dico vediamo nella dismissione dell'Enel un'opportunità e mettiamoci subito al lavoro per un grande progetto che crei le condizioni migliori per cui l'industria lì veda un'opportunità. C'è un porto, un'autostrada, la ferrovia, c'è una collocazione per certi aspetti ideale. Quello su cui possiamo puntare è divenire il polo dell'industria navale e nautica più importante del Mediterraneo, collegato anche con il tema della Difesa perché è nelle nostre possibilità e dobbiamo spingere su questo e sull'industria ad altissima tecnologia contemporaneamente. Siamo stati bravi e veloci a portar via ASG a Genova che è anche la sua sede. Bisogna creare le condizioni per cui in questo ambito si creino le condizioni favorevoli per cui gli sviluppi in questo ambito trovino da noi una realtà appetibile".

 

Continua.....

Cliccate qui per leggere la prima parte dell'intervista al sindaco.

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