Massimo Federici, sindaco in scadenza o quasi, parla di tutto, dai risultati ottenuti, dei quali va fiero, alle occasioni mancate o perse, agli errori fatti. Un'intervista realizzata con l'intento di avere un profilo non solo dell'amministratore ma anche dell'uomo, della persona che per passione, come lui stesso conferma, ha scelto di dedicarsi alla propria città, alla propria comunità, proponendosi come capo di una giunta che in due lustri ha cambiato, comunque la si pensi, il volto alla Spezia.
Un lavoro impegnativo, appagante ma anche sfibrante, non facile perché la città stessa non lo è, complicato dal fatto che l'impegno di amministratore ha coinciso almeno con due fatti molto gravi, condizionanti, come l'inizio della grande crisi economica nel 2008 e il più grande e distruttivo taglio ai trasferimenti agli enti locali che la repubblica (prima o seconda che sia) ricordi.
Insomma, per non ridurre 10 anni di governo, con luci ed ombre, alla sola polemica su Piazza Verdi, abbiamo chiesto a Massimo Federici di spaziare dai punti qualificanti ai rimpianti ed agli errori commessi in questo periodo. Su Piazza Verdi l'opinione del primo cittadino è chiara: un punto d'orgoglio perché oggi la città dispone di una vera piazza "firmata" da un artista di fama mondiale e la convinzione che decaduto lui le polemiche cesseranno in quanto soprattutto di carattere politico.
Queste le domande che gli abbiamo rivolto, cercando di toccare più temi possibile:
Sindaco, iniziamo con i tre punti qualificanti che secondo lei hanno caratterizzato l'attività del suo governo in questi quasi dieci anni.
"Ovviamente i punti qualificanti vanno contestualizzati dentro un decennio che è stato impegnativo e molto complesso. Recentemente ho ricordato gli esordi, il 2008 è stato quando abbiamo deciso di aprire con tutta la trasparenza del caso la vicenda Acam. Si è dimostrata una questione di una complessità e di una durezza straordinarie frutto di tantissimi errori e anche di qualcosa che va oltre gli errori, la politica ha avuto grandi responsabilità. Una vicenda che ha pesato moltissimo su entrambi i mandati, energie, risorse organizzative, politiche sono state destinate a questa vicenda".
C'è chi sostiene che in Acam si sia provveduto al risanamento sulle spalle di 60enni demansionati e messi a fare la raccolta porta a porta, quindi sulle spalle dei lavoratori mentre gli amici sono rimasti in ufficio.
"Non credo sia una lettura giusta o corretta, la verità è che quando abbiamo affrontato questo tema eravamo di fronte ad un bivio: o come avrebbero fatto molti altri in una situazione come quella, lasciare per strada molte persone, centinaia di lavoratori, e procedere velocemente con il risanamento oppure, come scelto da noi, per la tutela dei lavoratori diretti ed indiretti, superare l'idea di Acam che era una non-azienda, le piramidi, i consigli di amministrazione così com'erano, (oggi sono un ventesimo rispetto ad allora), procedendo a cure dimagranti drastiche superando la logica dei "poltronifici" vari (poltronifici utilizzati dalla politica, compresa la stessa parte a cui appartiene il sindaco ndr.), delle politiche clientelari, distorsioni di varia natura.
Ricordiamo che la vicenda Acam è esplosa all'improvviso, senza un preavviso.
"C'era entusiasmo per la grande Acam e tutta una retorica che copriva invece un disastro dal punto di vista economico finanziario con un buco di circa 300 milioni di debito. Si sarebbe dovuto guardare alle aggregazioni invece di costruire un buco del genere. Uno dei temi che Acam ha dovuto risolvere riguarda infatti uno sproporzionato numero di addetti che non si addicevano alle dimensioni reali dell'azienda. Certo Acam ha avuto anche un aspetto "positivo" (tra virgolette molto marcate aggiunge), e cioè come ammortizzatore sociale rispetto ad alcune situazioni di crisi che c'erano in città, Termomeccanica la più nota, però non si utilizza un'azienda pubblica per questi scopi, è una strada sbagliata. Adesso sono pronto a confrontarmi con chiunque sostenga il contrario, c'è trasparenza e rigore assoluto e se qualcuno ha dovuto dagli uffici andare per strada è stato il risultato di passaggi del tutto trasparenti, oggettivi, e lì la politica degli amici degli amici è finita dal molto tempo, lo garantisco".
C'è stato anche l'inizio della crisi economica mondiale in quell'anno.
"Si, la crisi è iniziata nel 2008 e ha pesato moltissimo, è stato l'anno della San Giorgio, che ha avuto un grosso impatto in città, sintomo di una crisi industriale che si manifestava in modo quasi epocale, quasi fosse il risultato di una crisi molto più grande che investiva l'industria del nostro territorio, l'anno dei grandi problemi che abbiamo avuto con l'area IP, l'inizio della bonifica. È stato anche l'anno nel quale il progetto del nuovo ospedale era di fatto compromesso definitivamente perché quella progettazione, quel bando si rivelò completamente sbagliato, la Regione aveva impostato le cose in maniera che la parte politico amministrativa avrebbe portato a conseguenze nefaste e quindi l'ospedale era scomparso dalle possibilità di realizzazione. Anche la crisi dello Spezia Calcio di quell'anno era sì una questione simbolica ma anche reale, anche in quel caso il Comune veniva visto come interlocutore primario, ricordo le occupazioni degli Ultras in Consiglio Comunale, molto numerosi, si chiedeva al Comune, in un ambito non propriamente di competenza di trovare una soluzione che poi abbiamo trovato. Non pretendo nessuna medaglia ma ricordo che allora chi fosse Volpi nessuno lo sapeva, erano in forse due ipotesi e la riflessione fu vera e la scelta di Volpi si è poi rivelata giusta. Ora frequentiamo stabilmente la serie cadetta e chissà che non si riesca a fare prima o poi un saltino di sopra. Abbiamo preso una città che stava scivolando e ci siamo fatti carico di tutti i problemi, anche quelli non nostri, e abbiamo affrontato le questioni facendo delle scelte e facendo delle scelte ci si fanno anche nemici ma chi sceglie di non agire e lascia tutto così com'è non si fa tanti nemici ma non cambia nulla".
Area IP e Pitelli, l'area IP è oggi bonificata solo per l'80 % e Pitelli riserva ancora sorprese.
"Si perché le società immobiliari, in tutto il paese attraversano da allora un momento difficilissimo e la crisi e i fallimenti influiscono poi sulla realizzazione dei progetti. Attraverso sistemi di garanzia e fideiussioni e una gestione del contenzioso corretta pensiamo poi di subentrare noi e di intervenire con le risorse loro per finire la bonifica dell'area. Non dimentichiamo il terzo lotto dellla variante Aurelia che cambierà moltissimo la viabilità, l'inquinamento, il traffico e le connessioni anche a livello non solo locale. Sventato il tentativo di scipparci i 250 milioni di euro si può procedere alla realizzazione che è in corso. È una cosa che riguarda la qualità della vita ma anche l'economia, la possibilità per questa città di farcela a svolgere un ruolo importante. Rivendico anche la questione Pitelli come una delle cose che stanno andando verso una soluzione definitiva. Tra pochi anni non si parlerà più di questa terribile ferita che viene da anni molto lontani. Sinceramente sulle sorprese non concordo in pieno. Ci sono state inchieste, approfondimenti, quello che viene fuori è quello che sappiamo, e cioè che li dal dopoguerra e negli anni 60 e 70 il sito veniva utilizzato per "imboscare" rifiuti industriali specialmente derivanti dalle lavorazioni che c'erano lungo la linea di costa, lo sapevano tutti e quando si scava viene fuori questo. Si sono costruite vicende che la magistratura ha approfondito ma che non hanno mai trovato nessun riscontro oggettivo. Legittimo approfondire tutto ci mancherebbe altro ma uranio e scorie radioattive sono voci e basta. Oggi possiamo dire che le verifiche hanno determinato che queste cose non hanno fondamento. I processi di bonifica stanno andando avanti e la questione si avvia verso la soluzione definitiva. Così come gli allacciamenti fognari che rivendico come una cosa storica. Risolvere il problema di una passeggiata fra le più belle d'Italia che però era "puzzolente" non era facile, ma ci siamo riusciti ottenendo risultati concreti anche se non ancora definitivi. Fermare il declino della città, rilanciare il ruolo di Spezia come capoluogo, è possibile grazie a tutto questo e se la città è diventata un punto di riferimento anche dal punto di vista della mentalità, della sua godibilità, del centro storico, le riqualificazioni, cioè è diventata un capoluogo vero lo dobbiamo a questi interventi. Certo non è solo merito dell'amministrazione e non è tutta farina degli ultimi dieci anni. Sono lustri che ci si muove in questa direzione, dai tempi di Lucio Rosaia e poi di Giorgio Pagano si assiste al cambiamento, apprezzato anche da fuori".
Il terzo punto qualificante?
"Il lavoro svolto guardando ai ragazzi. Il Polo Universitario, quello che sta succedendo all'ex Ospedale Militare Falcomatà, la biblioteca nuova, la Mediateca, avranno molto a che fare con i giovani. Lo stesso Boss, per il quale sono stato criticato, ha a che fare con questo tema, è espressione dell'associazionismo della città e tutto ciò che si occupa di realtà espressive noi lo appoggiamo. Anche la stessa Piazza Verdi guarda ai giovani perché è rivolta a loro, al futuro, a questi temi. Abbiamo una Piazza, prima non la era, firmata da un artista di fama mondiale che è un segno forte rivolto specialmente ai giovani. Un accenno al nuovo ospedale del Felettino: spero che non ci si arrenda, alla Spezia serve un ospedale vero, un Dea di secondo livello, è vero che c'è una specificità forte ma noi siamo in una regione che è distante, siamo di confine, ci sono ragioni di vario tipo che devono indurre ad una iniziativa nei confronti del governo che richieda un'attenzione particolare e le deroghe del caso rispetto ad una norma che altrimenti rischia appunto di vanificare il lavoro e l'impegno profuso.
Continua.....