A che età ha deciso che avrebbe dedicato la sua vita a camminare?
Già a 19 anni, dopo la ragioneria, sono andato a lavorare al Rifugio CAI Carrara sulle Alpi Apuane per 3 anni. Lì ho capito che volevo vivere in stretto contatto con la natura, ma in modo più dinamico, non stanziale e soddisfare la mia curiosità di vedere il mondo, ma con lentezza.
Avrà esplorato in lungo e in largo la nostra provincia...
Sì, sono partito proprio da lì. Il sabato e la domenica a 16, 17 anni, invece di andare in discoteca o allo stadio, andavo alla ricerca di nuovi sentieri, camminavo per ore sulle Alpi Apuane, in Val di Vara o fino alla Cisa. Ho salito vette, scalato pareti, ho soprattutto camminato, in tutte e quattro le stagioni. Giungere su una vetta e aspettare l'alba è stata un'esperienza che mi è rimasta dentro. Spesso il lunedì quindi non ero in classe perché ero lassù. Ero la disperazione dei miei genitori...
E sulla costa?
I miei primi trekking (ma quel termine non esisteva in quegli anni...) risalgono agli anni 70. Le escursioni di giornata cominciavano a starmi strette, ci voleva qualcosa di più tosto. Dovevo provare l'ebbrezza di avere la casa sulle spalle. Gli orizzonti del mio primo trek erano quelli liguri e marini dell'estremo levante. Ho ben in mente tre memorabili tappe e due bivacchi affacciati sul mare per andare da Porto Venere a Moneglia, camminando attraverso le Cinque Terre. Il loro successo escursionistico era ancora lontano da venire. In due, Cristina ed io, come sarà per molti anni. Ancora oggi penso che per fare un viaggio a piedi impegnativo due persone sia il numero giusto. Tre è già un esercito.
Come ha visto cambiare la costa?
Posso dire che ha sofferto molto. Ad esempio ho documentato il tratto delle Cinque Terre con le fasce terrazzate per la coltivazione della vite negli anni '80 e poi negli anni 2000. È evidente lo stato di progressivo abbandono, il proliferare di piante infestanti con il rischio di stabilità di tutto il territorio. Questo è dovuto all'abbandono dell'agricoltura, un fenomeno generalizzato in molte parti della Liguria che comporta però molti pericoli, soprattutto in caso di forti piogge.
E volgendo lo sguardo al mare?
Quello che balza agli occhi è la proliferazione di porticcioli turistici che altro non sono se non parking per le barche. Spazi pubblici che di fatto diventano spazi privati. Creano un irrigidimento delle linee di costa che contribuiscono a togliere costa fruibile e spiaggia...
Altri luoghi spezzini di cui ha documentato il cambiamento?
Conosco molto bene la Val di Vara, è stato il luogo della mia infanzia. Qui venivo tutte le estati dai miei nonni. In tre giorni ho risalito il Vara, dalla confluenza nel Magra alla sorgente. Anche qui, seppure venga considerata la "valle del biologico", ci sono molti tratti di bosco abbandonati, con pinete morte, alberi malati. Poi sì, è vero, ci sono aziende biologiche, ma è in generale la cura del territorio che manca...
Parlando invece della città, quali luoghi ricorda della sua infanzia diversi da come sono oggi?
Vivevo nella zona dell'attuale centro Kennedy. Allora era un enorme piazzale, un campetto ideale per giocare a pallone in completa libertà. Ricordo questo senso di autonomia e libertà, già da piccoli, che oggi è sconosciuto. E poi ricordo la centrale ENEL completamente a carbone con 3 ciminiere in centro città, una follia. La mattina mia mamma si raccomandava che non toccassimo i davanzali per non sporcarci di nero... E ancora oggi i problemi legati a questo impianto non sono risolti.
Quanti chilometri ha fatto in quarant'anni di cammino?
Una domanda che accompagna la mia vita... anche se ha poco senso ridurre a numeri le esperienze di una vita camminata. Senza dire che non c'è una proporzione diretta tra la lunghezza e il contenuto di un percorso a piedi. Ma qualcuno ha provato a sommare i chilometri dei miei reiterati cammini. E' uscito un 40 mila km, che è la circonferenza della terra. Che impressione!
Quante foto ha scattato?
Oltre 350mila. Ho il più grande archivio fotografico del paesaggio italiano. Tra l'altro in molti casi ho ripercorso tragitti fatti da me anni prima e ho scattato fotografie nello stesso luogo e dalla stessa angolazione proprio per documentarne i cambiamenti.
Dove abita ora?
Abito a Viù, un paesino sulle Alpi Graie, in una casa isolata a 6 km dal paese. Un posto che amo, dove mi piace tornare. Anche se per me tornare ha sempre significato un po' morire. Lo tollero come pausa tra una partenza e l'altra.
Prossima partenza?
A primavera, per completare il periplo della Sicilia, un viaggio che ho iniziato nel 1985. Il modo migliore per festeggiare i miei 60 anni.
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