Non sono infatti solo gli inspiegabili ritardi nella demolizione della vecchia struttura, per i quali non è chiaro se la responsabilità sia dell'impresa appaltatrice, o l'incertezza che, ancora oggi, aleggia sul destino di Villa Cerretti a rendere l'operazione densa di punti interrogativi per il futuro, ma i dubbi sulla reale opportunità di allestirla secondo un progetto che preveda strutture capaci di ospitare specialità che certamente non saranno mai, in alcun caso, allestite, proprio per quanto previsto dal Decreto Balduzzi.
Imbarazzante, da questo punto di vista, il comportamento delle istituzioni che, a tutti i livelli, a partire del Ministro Lorenzin, pronta a dispensare sorrisi durante la sua visita per la campagna referendaria, ma molto vaga nelle risposte alle domande in merito, agli amministratori locali, che di questo faraonico progetto sono stati, nel tempo, promotori, sostenitori e finalizzatori, incapaci però, ad oggi, di dire chiaramente che quanto promesso non sarà realizzato.
Per questo oggi pretendiamo che chi ha l'onere di decidere su questo enorme investimento di soldi pubblici assuma in pieno le responsabilità che il ruolo assegna e decida, senza ulteriori ritardi, e i tentennamenti che hanno contraddistinto l'iter di questo progetto ormai pluridecennale, di modificare il progetto esistente, pianificando una rete di servizi sanitari che tenga conto delle peculiarità del territorio spezzino e della sua rete viaria, della possibilità di usufruire di strutture presenti, e territorialmente facilmente accessibili, nella limitrofa Toscana, delle strutture attualmente esistenti e del loro corretto utilizzo, e dell'età media di una popolazione che, anche a seguito del basso indice di natalità, tende ad aumentare.
Sembra inevitabile, specialmente alla luce della problematica che da lungo tempo caratterizza i limiti dei servizi sanitari erogati nel nostro territorio, legata a carenza di personale medico e sanitario piuttosto che a quella di strutture.
Lo stiamo ripetendo da tempo: basta sprecare i soldi pubblici per costruire scatoloni che non si riesce poi a riempire con i servizi davvero necessari per i cittadini.