Con il tredicesimo risultato utile consecutivo casalingo lo Spezia consolida un momento positivo per diversi aspetti, sicuramente con molte luci e poche ombre sulle quali però è opportuno soffermarsi.
Cominciamo dalle luci: la crescita individuale e collettiva di un gruppo reso ancor più unito dalle estreme difficoltà della scorsa stagione, superate soffrendo in campo e godendo sul filo di lana sotto la leadership di mister D'Angelo.
Giocatori come i fratelli Salvatore e Pio Esposito, a lungo criticati, stanno facendo la differenza: del primo erano già note le doti tecniche dai tempi della Spal, unite però ad un carattere e un atteggiamento in campo spesso lezioso e insofferente. Quest'anno si è messo in tasca le chiavi del centrocampo, mettendo in campo tanta qualità senza dimenticare di far legna quando serve, oltre a calciare i piazzati da autentico maestro. Del secondo si faceva fatica a comprenderne le lodi tessute da Macìa durante la sua presentazione: "Diventerà uno dei più forti centravanti italiani". La scorsa stagione non era così evidente il suo ruolo di predestinato pur giocando spesso e impegnandosi al massimo. Era solo questione di tempo: per un 2005 ritrovarsi da un giorno all'altro da bomber della Primavera Inter a centravanti in serie B è un bel salto. Un anno di sportellate, un anno di preparazione con lo staff di D'Angelo, una crescita fisica e tecnica esponenziale che a soli 19 anni ne fa uno dei centravanti più interessanti della next generation, e l'Inter dovrà essere grata allo Spezia per avergli dato il giusto spazio malgrado le oggettive difficoltà della scorsa stagione.
Altri giocatori sono cresciuti in pochi mesi, con una folta rappresentanza (poco comprensibile agli stessi tifosi rosanero) di ex Palermo: Mateju ad esempio, a 28 anni nella piena maturità, a suo agio in tutti i ruoli della difesa e perfino a centrocampo, un altro è Elia, devastante nelle ripartenze, fino agli ultimi due arrivati nell'operazione che ha portato in Sicilia Nikolaou, ovvero Soleri – già visto in azione – e Aurelio.
Finiamo le luci partendo dalla difesa, dove Gori – aspettando Sarr e soprattutto il giovanissimo Mascardi - in porta può stare tranquillo non solo per le sue ottime qualità di portiere esplosivo ma grazie alla compattezza garantita dai giganti Hristov, Wisniewski e Bertola, mentre in panchina scaldano i motori i giovanissimi Benvenuto e Giorgeschi.
In attacco spazio alla fisicità di Pio e Soleri, ma anche alle doti di bomber d'area di Colak, ai numeri in ripartenza di Di Serio, anche in questo reparto un 2005 da scoprire, il bomber della Primavera aquilotta Di Giorgio, con Falcinelli purtroppo senza gol da troppo tempo ma sempre utile nello spogliatoio con esperienza e carisma.
Tante le opzioni di centrocampo, con la qualità garantita da Bandinelli, Vignali, Degli Innocenti, Nagy oltre a Salvatore Esposito e Cassata, cresciuto anche lui soprattutto nella capacità di gestire la carica agonistica che in passato gli costava troppi gialli, senza dimenticare l'estro di Pietro Candelari, Under 20 in crescita da gestire al meglio e le doti tutte da scoprire dell'ultimo arrivato, il 2005 Djankpata.
L'ultima luce coincide con la prima delle ombre: il 2022 Rachid Kouda è potenzialmente il giocatore più forte a disposizione di mister D'Angelo. Un autentico crack, non a caso opzionato dal Parma in serie A con un anno d'anticipo. Centrocampista offensivo capace di creare superiorità numerica, giocare tra le linee e concludere in porta grazie ad un'ottima visione di gioco. Dalla scorsa stagione però, il giovane calciatore è tartassato da problemi fisici che ne stanno condizionando pesantemente la stagione. Il primo guaio l'anno scorso nella sfida contro il Pisa, poi il recupero e la ricaduta nel ritiro della Nazionale U 21, il lento percorso per ritrovare la forma fino all'esordio da titolare di ieri contro il Sudtirol: 22 minuti alla grande, un gol annullato per fallo di mano di Pio, poi un nuovo stop per un infortunio alla gamba destra. Di certo fino ad oggi la sua non è stata una stagione positiva.
Altra ombra la posizione di Nicola Bertola: il forte difensore 2003, nato e cresciuto nella cantera aquilotta, non ha ancora accettato le condizioni di rinnovo del suo contratto che scade il prossimo giugno. Liberissimo di non rinnovare, ma sul piano etico due cose vanno dette. Bertola deve solo e unicamente allo Spezia la sua crescita come calciatore professionista: il club bianco ha investito su di lui dalle giovanili, facendolo esordire in serie A prima di mandarlo a farsi le ossa in C e, da quest'anno, schierandolo titolare nella difesa a tre di mister D'Angelo. È ovvio che il giocatore, e ancor prima il suo procuratore possano decidere liberamente se rinnovare o meno malgrado tutto. Anche se esempi recenti – Nzola prima di andare alla Viola e Verde alla Salernitana – dovrebbero servire come "linee guida" di condotta in certi contesti.
Ultima ombra, non per importanza: le scelte dei Platek sul futuro della società bianca. Una ombra che cozza con gli investimenti fatti sullo stadio, uno dei più moderni della cadetteria, oltre ai risultati sportivi che prefigurano una stagione quantomeno da protagonista: dopo la due diligence conclusa per contro della Brera holding è calato il silenzio sulla cessione. Probabile che i Platek abbiano deciso di prendere tempo, non è chiaro se in attesa di un miglior acquirente o dell'esito della stagione che potrebbe avere un finale a sorpresA.