Spezia calcio, addio di Guido Angelozzi a distanza di pochi giorni dalla storica promozione in serie A. A bordo del Boadicea ormeggiato in Sardegna nessun accordo tra il patron Volpi e il suo braccio destro Fiorani con il massimo artefice della storica promozione, una doccia fredda che spiazza i tifosi e la stessa società di via Melara, oltre che spazzare in un caldo pomeriggio di tarda estate il piano triennale impostato dalla stesso Angelozzi che aveva realizzato in anticipo i desiderata della proprietà.
Ingratitudine è la prima parola che esce da una prima e sicuramente approssimata analisi. La seconda è perplessità: il ritrovato entusiasmo del patron dopo tre anni di assoluta indifferenza per le sorti delle Aquile possono convincere i più creduloni e ingenui tra i supporter dello Spezia, ma passata l'euforia e l'entusiasmo per il traguardo raggiunto dopo oltre 100 anni di storia del club è forse necessario cercare di analizzare le reali motivazioni e aspettative da parte di un uomo, Gabriele Volpi, sincero nel dichiararsi da sempre non competente in materia di calcio, ma da sempre circondato da persone che di calcio ci capivano forse più di lui ma, prima di Angelozzi, spinti anche da altri interessi rispetto al bene della società di via Melara.
A meno di dietro-front a questo punto improbabili c'è amarezza in chi aveva intuito in Angelozzi la persona competente e autorevole in grado di timonare sulla giusta rotta le Aquile, forse esulteranno i tanti squali e squaletti che hanno sempre ronzato attorno al Ferdeghini, tra cui alcuni messi alla porta dallo stesso Angelozzi appena tornato al vertice della società.
Erede di Angelozzi sarebbe Mauro Meluso, direttore sportivo del Lecce da quattro anni, esonerato i primi di agosto in seguito alla retrocessione dei salentini in serie B insieme a Brescia e Spal. Un ottimo biglietto da visita.