Ci siamo! Nessuno può accusarci di eccesso di retorica se parliamo di serata “storica” per la nostra città, per la prima volta a un passo da quella lettera che ancora per scAramAnziA non vogliamo nominare. Certo stiamo parlando di calcio e di non di chissà cosa, ma spiegatelo voi a noi tifosi spezzini che, incrociamo le dita e tutto quello che si può incrociare, potremmo a breve vedere qui al PIcco i più blasonati squadroni della massima serie.
Ma non è il caso di guardare troppo lontano. Dobbiamo concentrarci su questa sera, anzi sui prossimi 90 minuti di questa finalissima dove ci giochiamo il pArAdiso.
Sono partito da Milano oggi pomeriggio per gustarmi questa serata; l’alternativa era la televisione ma grazie alla cortesia dell’ufficio stampa dello Spezia Calcio, sono riuscito a scappare e a trovare un buco nello spazio giornalisti. E devo dire che essere qui, tra i fumogeni degli ultras che ricoprono il terreno, le Apuane sullo sfondo e le solite immancabili gru gialle dell’Arsenale qui davanti, l’emozione è ben diversa.
Accompagnando il pullman della squadra qui al Picco, I mille tifosi su scooter, in bici e a piedi sembrano aver raccolto, almeno in buona parte, l’invito alla prudenza sanitaria: si vedono più mascherine dell’ultima volta.
Adesso però basta. Finisce l’ora delle parole, dei commenti, delle elucubrazioni, dei calcoli: la parola al cuore, ai piedi e alla professionalità delle undici aquile-che-vogliamo-leoni!
Parlavamo prima di scaramanzia e di invito alla prudenza: ma questo non vale per il gruppo di maturi tifosi che dalle sedie del Crastan non smettevano di cantare “portaci, portaci, portaci in Europa, Italiano portaci in Europa”. La via italiana all’Europa. Ma stasera non pensiamo all’Europa: la storia passa da qui, da viale Fieschi, La Spezia.