Anche i numeri diventano importanti all’interno del dibattito. Per esempio: un intervento protesico di anca eseguito con tecnica tradizionale ha un costo costo complessivo, considerando anche i giorni di degenza ospedaliera, di 12.814 € contro i 15.600 € per un intervento con Mako Striker. Per il ginocchio, con tecnica tradizionale, i costi si aggirano attorno ai 12.800€ mentre con l’impiego del robot si sale a 15.100€. Anche le tempistiche d’intervento robotizzato risultano essere maggiori. Basti pensare che per l’anca Mako Striker necessita, in media, di 92 minuti contro i 65 necessari per la tecnica tradizionale. In conclusione Mako Striker è stato, ed è, una operazione di marketing sanitario ma sicuramente necessitava, al di la del mero dato economico su cui resto perplesso, di una programmazione delle sedute operatorie adeguate. Era ed è indispensabile garantire tutte le esigenze dei pazienti ad iniziare da quelli che non possono essere trattati con l’impiego del robot e per tutti quelli che sono in lista d’attesa per interventi programmati che non riguardano la protesica.
Se ASL5 avesse voluto davvero investire in questo tipo di interventistica avrebbe dovuto farlo per davvero. Ciò significa: costituire uno staff sanitario apposito su Mako Striker, installare il robot in una sala operatoria dedicata, utilizzando magari la sala dove viene parcheggiato quando attualmente non è in uso, e programmare le sue sedute non solo dal giovedì al sabato, com’è in questo momento, ma dal lunedì al venerdì e nell’arco delle 12 ore. Questo avrebbe consentito di alzare in maniera considerevole il numero dei pazienti trattati con Mako Striker e, allo stesso tempo, di non intaccare minimamente le liste d’attesa ortopediche per le altre tipologie di prestazioni. Insomma la questione riguarda sempre il classico proverbio che dice che non si possano fare le mezze con i fichi secchi mentre oggi quello che sta facendo ASL5 è proprio questo, ad iniziare dall’inadeguato numero degli ortopedici presenti nei nostri ospedali. Tra Sarzana e La Spezia ci sono appena 12 medici che devono gestire il carico di lavoro di due reparti, uno per interventi programmati e uno per la traumatologia, e poi ci sono le sale gessi e tutta l’attività ambulatoriale pre e post operatoria. Insomma ASL5 dovrebbe iniziare a pensare di andar oltre il marketing sanitario e le operazioni di maquillage.
Francesco Battistini
Consigliere Regionale Rete a Sinistra/liberaMENTE Liguria