Toti e Giampedrone hanno deciso per il biodigestore nella provincia spezzina. Il Pd, senza alcuna credibilità politica, cerca di salvare le apparenze nei confronti della popolazione non partecipando al voto.
Questo è il quadro emerso dal consiglio provinciale di questa mattina che doveva discutere del famigerato biodigestore da realizzare a Saliceti o a Boscalino.
I consiglieri del Partito Democratico hanno deciso di uscire dall'aula facendo saltare il numero legale, ricevendo le dure critiche del centrodestra.
Peccato che sia stata un'operazione totalmente di facciata: il Pd, in maggioranza teorica in consiglio, si trovava in realtà in minoranza a causa dell'assenza (voluta?) di due suoi consiglieri.
Ecco perché l'abbandono dei banchi, adducendo tra l'altro il motivo dello scarso tempo per esaminare la pratica, ha il sapore della trovata atta a distrarre l'opinione pubblica sul vero nocciolo del problema, ossia i dissidi interni proprio allo stesso Pd sull'argomento. Se si voleva veramente fare opposizione al biodigestore si sarebbero dovuti presentare a ranghi completi e mettere in minoranza gli uomini di Cozzani, totalmente succubi ai voleri della giunta regionale.
Ma la situazione attuale è figlia della gestione del territorio negli anni precedenti che non può non portare la firma del Partito Democratico, responsabile della crisi di Acam e della conseguente aggregazione con Iren, che ora chiede il conto.
Il Pd così cerca di scaricare il barile sul centrodestra totiano, ma ciò non basta a salvare la sua credibilità: entrambi sono ugualmente responsabili.
Occorre invece programmare impianti che trattino il riutilizzo, il recupero e rigenerazione di tutte le categorie merceologiche differenziate.
Per questo Rifondazione è contraria tout court alla realizzazione del biodigestore, e non solo sul territorio spezzino perché ciò pregiudicherebbe il sistema Rifiuti Zero che sosteniamo con forza e in ogni sede dal 2008.
Rifondazione Comunista, federazione provinciale La Spezia