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“L’ago e il filo” di Veltroni in appoggio a Cavarra In evidenza

di Luca Manfredini – “Gli strumenti essenziali per un Sindaco non sono i “Tweet” ma l’uso sapiente di ago e filo per rammendare e cucire assieme le varie anime senza strappare il tessuto sociale”: è la metafora usata da Veltroni contro chi spande odio e slogan.

La piazzetta della Cittadella accoglie il candidato Sindaco Alessio Cavarra nel suo ultimo importante appuntamento elettorale, accompagnato da uno sponsor dal variegato curriculum, Walter Veltroni; giornalista, scrittore e regista italiano, è stato direttore de L’Unità, vice presidente e Ministro nel Governo Prodi, segretario del Partito Democratico e sindaco di Roma. Un garante di riguardo per la chiusura di una difficile campagna elettorale che vede per la prima volta nella storia di Sarzana il centrosinistra costretto al ballottaggio.

Un intervento importante il suo, che spazia sul mondo e su storia e cultura di sinistra, citando con sapienza Ciampi, Berlinguer, Gramsci e Roosevelt: “Quando parlavo con Ciampi chiedevo sempre investimenti sulla cultura e sul recupero dei beni storici, e lui mi rispondeva sempre di si, interessato come me a questi obiettivi. E’ per me quindi un doppio piacere essere qui a ridosso di questa meravigliosa fortezza restaurata proprio durante il mio mandato da Ministro – spiega Veltroni – Sarzana è una città che ha scritto pagine importanti della storia della democrazia italiana, manteniamola tale e, da moderati quali siamo, concludiamo questa campagna elettorale come ci compete e distingue: fatti e moderazione contro urla e rabbia – e prosegue - domenica non siete chiamati a votare su grandi tematiche nazionali ma su una scelta ben più importante che avrà significative ripercussioni sulla vostra quotidianità, eleggere il “Primo cittadino” e quindi una persona che per 5 anni rappresenterà voi e la storia di questa città. Se si sbaglia in questa decisione si fanno più danni che sbagliare un Ministro o un Governo nazionale".
Poi attacca: "Chi preferite, chi urla di più? Chi viene sconosciuto dal nulla? O semplicemente chi da sempre conosce le peculiarità del territorio, le sue problematiche ed i desideri dei propri cittadini? Governare è difficile e io che ho amministrato una città come Roma lo so bene. Un Sindaco deve sapere dove investire e dove rinviare, dove mediare e ricucire le anime che compongono una comunità, dove incidere senza ferire il tessuto sociale. L’odio e gli slogan non servono, inveire contro il mondo è facile ma non serve alla città, Sarzana ha bisogno dei nostri valori che da sempre l’accompagnano e che l’hanno fatta crescere”.

A dargli man forte è Alessio Cavarra, anche lui pronto a sfoggiare la sua metafora: “Con un approccio responsabile abbiamo governato 5 anni la città ed investito su molte importanti cose, alcune portate a termine con successo ed altre finalmente avviate. Abbiamo seminato tanto e raccolto tanto, ma altro sta crescendo e maturando. Cambiare ora sarebbe come una grandinata che rovinerebbe definitivamente il raccolto in crescere – spiega Cavarra – noi pensiamo e lavoriamo per il futuro della città, un futuro che cresce su radici salde e profonde, fatte di esperienza e capacità, umiltà e volontà. L’alternativa è solo una marionetta in mano a Toti e company a caccia di una bandierina in più, la loro alternativa è cultura illiberale e incapacità. Due visioni di idee e ideali opposte, soprattutto oggi che c'è il bisogno di farsi carico dei più deboli e degli emarginati e combattere il loro razzismo – prosegue Cavarra - da una parte noi con i nostri valori e la nostra storia, dall'altra la becera destra. Chi prima non è venuto a votare venga e rifletta bene, so di non essere probabilmente il vostro candidato ideale, ma sono io quello che riflette la vostra idea, le vostre sensibilità democratiche e civili possono convergere solo su di noi. Andate a votare e aiutateci ad affermare la nostra Sarzana aperta e liberale contro l’incultura dei muri e dell’odio della destra – ha concluso – il 25 sarà una giornata di festa perché la vera Sarzana prevarrà”.

Come Minniti due giorni prima anche Veltroni affonda il pedale sul tasto sicurezza e immigrazione, ribadendo il proprio netto distinguo da quella "destra a trazione leghista che sa solo stimolare l’odio verso i più deboli": “L'unica cosa di cui dobbiamo avere paura è la paura stessa” - cita Roosevelt - la sicurezza non sono le urla ed il mostrare i muscoli, e gli Stati Uniti ne sono a dimostrazione, con l’inutilità della pena di morte e l’uso di armi libere che solo aumentano la violenza. La sicurezza è fatta bensì di inclusione e integrazione, le diverse idee e capacità accolte sono un nostro bene ed un crescere futuro. Con le dovute Leggi, certo, e la volontà di applicarle e farle rispettare, ma sempre tese ad inclusione e rispetto – cita poi degli incidenti accaduti - fermiamo il clima di violenza che pervade giorno dopo giorno la nostra Nazione. Se a Pisa dei migranti hanno fatto del male, a Taranto lo hanno fatto degli italiani e a Roma il giornalista è stato picchiato da un italiano – ricorda - non c'è distinzione nella violenza, è solo tale da qualunque parte o colore arrivi. La distinzione sta nelle leggi per tutti eguali, il distinguo sta nella libertà e nella democrazia, valori non scontati che vanno creati e mantenuti. Quando sento un Ministro dichiarare di volere togliere la scorta ad un ragazzo che ben conosco, mi viene la pelle d'oca (ovvio il riferimento a Saviano, ndr), quando vedo le immagini dei ragazzini in Messico piangenti e divisi dalle proprie mamme mi terrorizzo. Domenica sceglierete il sindaco e il volto che vorrete dare alla vostra città, quale preferite? Volete mantenere un volto umano e accogliente o volete un volto cupo, spaventato, lontano e diverso – attacca - un volto che può solo promettervi soldi in caso di vincita e diventare così ricatto e paura. Il leader della destra non è più Berlusconi ricordatevi, è il leghista Salvini. Domenica votate tutti, anche chi prima si è astenuto o ha votato altri, ma sempre con un cuore di sinistra – ha concluso - ora non è il momento dei rancori ma bensì il momento di esserci. Gramsci diceva di odiare l'indifferenza, non lo siate dunque, non state disinteressati e andate a votare chi vuole cucire e unire, contro chi vuole strappare il tessuto valoriale di questa città”.

 

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