La presentazione del libro “Democrazia senza popolo” di Carlo Galli, organizzata all’Urban Center dall’Associazione Culturale Mediterraneo, è stata l’occasione per una riflessione e un confronto sulle grandi novità politiche emerse con le elezioni del 4 marzo.
Giorgio Pagano, Presidente dell’Associazione, ha preso in esame i capisaldi del libro di Galli: la crisi della politica è innanzitutto dovuta alla mancanza di cultura, intesa come interpretazione e lettura della società, una mancanza che ha comportato la subalternità della politica all’economia e la verticalizzazione del comando a scapito della partecipazione democratica. In una parola: la “post democrazia”. Il giudizio di Galli sulla sinistra, e sulla sconfitta di Bersani nelle elezioni del 2013, secondo Pagano è valido anche per spiegare la catastrofe di Renzi nel 2018: “una lettura economica neoliberista della crisi, non una lettura sociale, con la conseguenza del profondo distacco degli operai, dei giovani, dei più poveri da un Pd concepito come successore di Berlusconi”. “Anche le forze di sinistra sono state sconfitte -ha aggiunto- “perché sono state viste come parte del sistema”: “sono infatti prive di un’analisi capace di mettere in discussione il modello politico ed economico dominante”. Pagano ha concluso ponendo due questioni chiave: “la necessità per la sinistra di riconnettersi a radici sociali, ritornando a battersi per la libertà e la dignità del lavoro in tutte le sue forme”, e “la riconsiderazione del tradizionale europeismo della sinistra, in una fase in cui il rischio è una nuova austerity, dopo i tanti guai combinati dal 2008 a oggi”.
Per Mauro Barberis, docente di Diritto all’Università di Trieste, “è arrivata un’altra forma di vita: non ci saranno più i giornali, il negozio sotto casa e presto nemmeno i centri commerciali, la cultura alta, il lavoro, la politica come l’abbiamo conosciuta”. “La politica si svuota dall’interno -ha aggiunto- e diventa intrattenimento del popolo, mentre i tecnici al servizio dell’Europa gestiscono il potere”.
Infine l’autore. “La sinistra -ha affermato Galli- non legge la società e non ascolta il grido di dolore dei molti che hanno poco: è la fine del grande ciclo progressista aperto dalla sconfitta del nazismo, dai partiti di massa, dallo Stato sociale, dalla lotta tra destra e sinistra”. Il M5S, ha aggiunto, “ha per certi versi ragione a dire che non c’è differenza tra destra e sinistra perché la sinistra è da 25 anni che fa cose di destra... è crollato il ceto politico post berlingueriano, che non ha capito che la globalizzazione è il male, e che ha pensato che il neoliberismo fosse di sinistra e che il lavoro fosse una variabile irrilevante”. Ora, ha concluso lo studioso, “se M5S e Lega sono intelligenti governano per poco tempo e fanno la riforma della legge elettorale... le elezioni saranno uno scontro bipolare e il Pd sarà distrutto... Renzi spera che Di Maio e Salvini si facciano male e che la gente rivoti Pd, ma si sbaglia: il Pd morirà, perché non c’è più spazio per un partito ‘liberal’ che vuole limitarsi ad accompagnare la globalizzazione... può esistere un capitalismo senza sinistra... la sinistra per rinascere deve fare un’analisi così radicale e profonda per cui non è preparata, perché non c’è più un ceto politico di sinistra”.
(Foto: Enrico Amici)