Spezia non deve venire meno a impegni rigorosi derivanti dalla chiusura della centrale Enel prevista per il 2021 con lo stop della produzione a carbone. Glielo impongono tutto un passato di battaglie e conquiste in difesa dell’ambiente, il futuro di incertezze legato all’impiego dell’area di Vallegrande e le preoccupazioni per la sorte di tanti lavoratori.
Stiamo bene attenti alle economie di impresa di Enel. La chiusura dell’impianto industriale - senza continuità produttiva nelle energie rinnovabili causa lo spostamento di tutte le attività - avrebbe effetti deleteri per i nostri operai, tecnici e impiegati, diretti e dell'indotto.
La mobilità verso altre aree produttive di Enel è già iniziata, per questo dobbiamo ridurre al massimo effetto l’azione di ‘delocalizzazione’ del personale. Il fatto che i lavoratori paghino di persona il torto di un trasferimento lontano dalle famiglie è ad oggi una prospettiva non certo remota, così come la perdita secca del posto di lavoro per i dipendenti dell'indotto.
La salvezza dei posti passa da un progetto di riconversione dei 73 ettari dell’area in grado di definire anzitutto la presenza di Enel, incentivando le innovazioni nei processi produttivi. Per non parlare di un disegno più generale, mettendo in condizione imprese locali e nazionali di favorire un nuovo sviluppo economico, sociale e ambientale.
Di conseguenza si presenta urgente il bisogno di una proposta dettagliata stabilendo un metodo di confronto finalizzato verso due obiettivi: lo sviluppo di una programmazione e la capacità di attrarre risorse.
Alle parole però devono seguire i fatti. Fino adesso la comunità spezzina non ha ancora ottenuto credito e riconoscimento riguardo linee e iniziative sulla riconversione dell’area Enel. Entriamo nel merito delle questioni, esaminiamole, trattiamole, discutiamole nei lori aspetti essenziali legandole alla fine a un futuro certo per Vallegrande. Partendo anche dai risultati dello studio commissionato da Enel ad Enea.
Il tavolo istituzionale, al quale hanno aderito la politica, il sindacato, l’imprenditoria, l’ambientalismo, deve essere rilanciato con maggiore forza e la sua sintesi e il suo momento conclusivo sostenuti poi autorevolmente.
Attenzione! La mancanza di un progetto condiviso della comunità locale – come hanno già osservato in questi giorni i sindacati in coro – condurrà inevitabilmente ad un disimpegno dal nostro territorio di Enel, nella sua veste di investitore e anche di vettore per l’ingresso di nuove realtà economiche.
Sarebbe un grave errore la rinuncia a uno strumento di discussione, aperto anche all’esterno, come già avvenuto con la partecipazione della delegazione nazionale di Enel e del ministero dello Sviluppo economico. I grandi programmi, se devono essere tali, hanno bisogno di larga condivisione non di grandi punti di divisione.