Il Presidente in via di decadenza o, meglio, di revoca, non sarà infatti sottoposto in questo Consiglio a nessun giudizio, l'iter non rispettato sulla mozione presentata impone un rinvio per reimpostare la pratica mentre, nel frattempo, crescono perplessità sulla basilare 12esima firma, quella del Consigliere "londinese" Johnny Giannini.
La sua firma posta sulla mozione di revoca di Mione è ora in bilico, il 23 giugno sarà discusso al Tar il ricorso presentato dall'avvocato Federica Giorgi (prima dei non eletti M5S) sulla decadenza di Giannini (come previsto dal regolamento Comunale dopo 7 assenze ingiustificate) negata dalla maggioranza stessa, che ha votato compatta contro il suo decadere.
Il Consigliere Valter Chiappini (Sarzana in Movimento) ha ieri ben evidenziato questa possibilità, aggiungendo anche forti perplessità sulla validità, o meno, delle comunicazioni istituzionali tra Giannini ed il Comune, provenienti non da una Pec ufficiale ma da una semplice Gmail.
Tutto ciò potrebbe andare ad invalidare la firma di Giannini, quella decisiva, perchè quella che consente il raggiungimento dei 2/3 dei Consiglieri necessari per presentare la mozione e, quindi, la revoca stessa del Presidente Mione.
Una lunga e difficile riunione capigruppo (dopo la precedente disertata in toto dalla maggioranza) ha evidenziato la necessità di un nuovo atto, dopo le inutili riletture proposte dal Segretario del Consiglio ed il nuovo documento presentato dai capigruppo, teso a sostituire la dicitura "decadenza" con la più giusta "revoca".
La riunione si è svolta alle ore 13.00 come la precedente disertata proprio a causa dell'orario in cui era stata convocata, presenti per la maggioranza; Lorenzini (Pd), Frassini (Per Sarzana), Antola (Noi per Sarzana), e il vice Sindaco Ravecca. Per la minoranza, invece: Rampi (Fratelli d'Italia), Zanetti (Sel), Chiappini (SiM) e Pittiglio (Mdp). Assente, per la maggioranza,Rosignoli (Udc).
In attesa della legittimazione o della decadenza del "Consigliere sempre assente", Sarzana segue appassionatamente ciò che, più che politica, sembra ormai solo commedia.