Questo è ciò che la cronaca ci racconta relativamente alla giornata di mercoledi 11 gennaio: ambulanze in coda lungo la salita, in attesa che le barelle, indispensabili per svolgere il servizio, ma impegnate per sistemare i pazienti in attesa della visita, vengano restituite al personale dei mezzi, consentendo così che possano tornare a disposizione per eventuali emergenze.
Sembra incredibile che tutto ciò accada nel 2017, ed ancor più impossibile appare alla luce dell'istituzione, avvenuta solo pochi giorni fa, dell'unità di crisi, la cui funzione sarebbe, esattamente, quella di gestire eventuali sovraccarichi di afflusso di pazienti.
Non entreremo nel merito delle potenziali conseguenze della stretta promiscuità a cui i pazienti, con patologie spesso contagiose, vengono sottoposti, ma ci chiediamo se il Bed Management abbia svolto nel modo adeguato la sua funzione, se le dimensioni dell'unità di crisi, in quanto a posti letto e relativo personale, sia adeguata e cosa potrà accadere, con questi presupposti, quando l'emergenza causata dal picco dell'influenza, previsto per la metà di Febbraio, porterà ad un afflusso di pazienti ancora maggiore.
Si parta dalle certezze che i mezzi d'emergenza, con le loro attrezzature, devono rimanere disponibili per svolgere la loro funzione, senza che altre carenze organizzative e di personale ne limitino disponibilità ed efficacia e che l'accoglienza dei pazienti debba essere quanto più rapida possibile.
Chi ne ha la responsabilità agisca rapidamente ed efficacemente, spieghi come una situazione del genere possa essersi verificata e garantisca che sia stato un caso irripetibile.
Non è possibile lasciare i medici, gli infermieri e tutti gli operatori sanitari soli a fronteggiare, esclusivamente contando sulla loro preparazione e la loro buona volontà, carenze che evidentemente sono dirigenziali e strutturali.