"Il risultato del referendum di domenica scorsa con la chiara vittoria del no alla riforma costituzionale chiama le forze politiche a dare delle risposte, ma pone anche al sindacato delle risposte sul piano sociale che non possono essere eluse.
Infatti si è dimostrato chiaramente che le situazioni economiche dei vari territori hanno influito sul risultato.
A Milano, dove la disoccupazione è a livelli fisiologici il si ha vinto, viceversa nelle città, in particolare al sud, dove la disoccupazione e il disagio giovanile è alto, il no ha raggiunto risultati sopra o vicini al 75%.
Non si possono non mettere in discussione le politiche sul lavoro sviluppate in questi anni, e smettiamola di chiamarle Job Act, e ciò che hanno provocato: da una parte vi sono lavoratori che hanno visto, grazie soprattutto agli sgravi fiscali triennali, migliorare la propria condizione lavorativa passando da un contratto a tempo determinato ad uno a tempo indeterminato.
A questo però ha fatto da contraltare un aumento a dismisura dell'uso dei voucher che nasconde un modo assolutamente inaccettabile di retribuire come lavoro eccezionale quello che è normale o mascherare quello che è lavoro nero.
Se crediamo che la nostra costituzione sia la più bella del mondo dobbiamo realizzare ciò che afferma l'articolo 36: il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e alla qualità del lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sè e alla sua famiglia un'esistenza libera e dignitosa.
E' possibile allora che vi siano lavoratori che per 150 ore di lavoro, a volte qualificato spesso da laureati, possano avere uno stipendio di 500 euro e a volte anche meno.
Il sindacato deve recuperare un ruolo e conquistare i veri diritti per i lavoratori così sfruttati, soprattutto per i nostri giovani che hanno voluto urlare domenica scorsa la loro insoddisfazione, delusione, frustrazione, rabbia.
Dobbiamo porre al centro una maggiore equità fra le categorie, fra le generazioni, dentro le stesse categorie.
Insomma non è tollerabile che un giovane guadagni pochi euro all'ora e un super manager, di nome e non di fatto, porti a casa milioni di euro in emolumenti, magari avendo fatto fallire la propria azienda.
Il sindacato è chiamato a fare la propria parte!
Il liberismo deve avere un limite.
E per piacere non si dica che questo è populismo".