Il Consigliere regionale della Lega Nord prosegue: "Partirei da due punti: la morte di un paziente con il dolore della famiglia e una legge, la 38 del 2010, che garantisce l'accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore del malato. Questi punti non possono essere messi in discussione, invece tutto quanto è uscito sulla stampa nel merito lascia alquanto basiti per non dire disgustati.
Proprio chi è addetto ai lavori se avesse rilevato che qualcosa non è stato fatto per alleviare il dolore a chi stava morendo, contravvenendo quindi a quanto prescrive la legge, anziché scrivere ai giornali prendendo spunto per rivendicar la necessità di aprire un Hospice a La Spezia, dimenticando che è già attivo quello di Sarzana, avrebbe dovuto scrivere agli organi competenti in materia, chiedendo che venisse fatta immediatamente chiarezza, proprio a garanzia della salute del cittadino e della dignità del paziente.
Sempre chi è un addetto ai lavori dovrebbe sapere se un paziente in fase terminale, nel momento in cui arriva in Pronto Soccorso per un'emergenza, può comunque essere trasferito in Hospice o deve necessariamente essere ricoverato in reparto. Certamente, se il paziente poteva essere trasferito all'Hospice di Sarzana anche in quelle condizioni e non è stato fatto, era un motivo in più per chiedere spiegazioni tramite la Procura e non tramite i giornali.
Sabato scorso ho effettuato un sopralluogo all'Hospice di Sarzana dove ho potuto riscontrare la presenza di personale davvero qualificato. Ho verificato inoltre, come su dieci posti letti solo cinque siano occupati. Preciso tra l'altro, che dall'inaugurazione del 15 dicembre scorso non si è mai verificato che i posti disponibili venissero occupati in toto. Quindi, a fronte di questo, non sussisteva la problematica di ricoverare il paziente deceduto nella struttura di Sarzana.
Ma la cosa che più disturba è fare un articolo senza prendersi nemmeno la responsabilità di quanto si scrive mettendo tutto sull'ipotetico, e descrivendo l'insensibilità nel curare i malati terminali offendendo e mettendo i dubbio la professionalità a mio avviso, di tutti quelli che lavorano intono a quei pazienti. Credo sia serio partire dal garantire il meglio per il paziente e, per quanto mi riguarda credo che un malato, specialmente un oncologico grave, debba avere un Hospice inserito in una struttura dove c'è la rianimazione e tutto quanto necessario in casi d'urgenza, cose non presenti in Via Fontevivo.
Se la battaglia sarà per trovare una locazione dell'Hospice all'interno del Sant'Andrea, anch'io sarò in prima linea perché ritengo che quella sia l'unica sede che garantisce il bene del paziente. Ritengo che un Hospice che non risponde a queste caratteristiche non fornisce il livello massimo di sicurezza al paziente e in più, nel caso di Via Fontevivo, con costi nettamente superiori rispetto allo stesso servizio fornito in ospedale, infatti parliamo di circa 250 euro al giorno per posto letto, contro i 150 euro circa dello stesso servizio in ospedale, che si traduce in una differenza di 3mila euro al mese per letto. Sicuramente la Fondazione che da sempre crede in questa struttura, potrà supportarla, se la stessa dovesse essere creata al Sant'Andrea».