Gli operai in questi ultimi anni hanno affrontato con senso del dovere stoico la situazione di grave crisi in cui è caduta l'azienda, percependo le mensilità a singhiozzo. Ad oggi, sono ben sei le mensilità che non sono state pagate e molti operai si trovano a reddito zero.
Comprendiamo i sacrifici fatti dalla famiglia Schiffini per provare a risanare le finanze della propria azienda, ma vorremmo che il signor Schiffini comprendesse, a sua volta, cosa significa per una famiglia restare senza stipendio per tanti mesi e affidarsi all'aiuto e alla solidarietà di qualche parente.
Ogni famiglia di questi lavoratori ha mutuo, e bollette da pagare, spese mediche da affrontare, figli da crescere. In questi anni sono stati sostenuti grandi sacrifici con la speranza che la situazione si sarebbe risollevata, credendo anche alle parole del dottor Schiffini che diceva, nel dicembre 2014, "la crisi è passata e l'azienda è sana", ma purtroppo non ci sono stati spiragli di luce.
Vogliamo far notare che la volontà di risanare la situazione debitoria, manifestata a mezzo stampa, è mera propaganda perché i lavoratori aspettano ancora lo stipendio promesso dopo Pasqua. Una promessa mantenuta sarebbe stata molto apprezzata e probabilmente sarebbe stata l'occasione per riprendere un dialogo costruttivo con tutti i dipendenti, perché il "padrone" dovrebbe essere come il buon padre di famiglia che divide le sue risorse in modo equo con tutti i suoi figli. Non stiamo certo chiedendo troppo: intanto ci sia pagata la metà di quello che ci spetta (tre mensilità su sei).
Prima di arrivare allo sciopero ci siamo rimboccati le maniche, stretto i denti e abbiamo riposto la nostra fiducia nelle parole del dottor Schifini che ha continuato a ripeterci, per anni, che la ripresa era vicina. Noi stiamo ancora aspettando.