Raffaella Bruzzone, intervenuta per conto dell'ufficio di Milano della Commissione europea, ha ricordato l'accordo raggiunto nel Consiglio europeo sui tre obbiettivi al 2030: 40% di riduzione delle emissioni di Co2, aumento del 27% sia delle fonti rinnovabili che dell'efficienza energetica. La Bruzzone ha inoltre illustrato tutti i finanziamenti europei 2014-2020 nel campo della lotta al cambiamento climatico e delle energie pulite, disponibili per imprese e enti locali. Su questo punto ha lanciato l'allarme Brando Benifei, parlamentare europeo del gruppo Socialisti & Democratici: "La trattativa in corso sul bilancio 2015 dell'Unione europea sembra orientarsi verso una riduzione delle linee di budget sul contrasto al cambiamento climatico e sul programma Horizon 2020, che include le nuove tecnologie per l'efficienza energetica: una tendenza che bisogna contrastare". Benifei si è inoltre soffermato sul progetto di carbon tax: "E' importante, ma occorre maggiore tutela e un coinvolgimento dei sindacati, per evitare che le imprese inquinanti scarichino i costi sui lavoratori". Eleonora Forenza, parlamentare europea della Sinistra Unitaria, ha giudicato inadeguati gli obbiettivi del Consiglio europeo: l'obbiettivo di una riduzione delle emissioni di almeno il 95% al 2050, la sola in grado di contenere il riscaldamento del pianeta sotto la sogia critica dei 2°, dovrebbe comportare una riduzione al 2030 del 55%, il 45% per le rinnovabili e il 40% per l'efficienza energetica. "L'Europa è comunque uno stimolo per l'Italia, che non sta esercitando un ruolo positivo -ha concluso la Forenza- perché la legge di stabilità non dedica alcuna attenzione al capitolo ambiente e il decreto Sblocca Italia considera strategici gli interventi di ricerca degli idrocarburi liquidi e gassosi a terra e a mare". Giorgio Pagano ha tirato le fila chiamando a un impegno permanente nei prossimi mesi, in vista della Conferenza di Parigi del 2015: "La questione ambientale non è il cavallo di battaglia della Commissione Junker, né del Governo Renzi, che segue la Strategia Energetica Nazionale del Governo Monti, ancora basata sulla centralità delle fonti fossili, né della Regione Liguria, che ha un Piano Energetico Regionale che nemmeno si occupa delle centrali a carbone: ma siamo ancora in tempo, bisogna farci sentire".