Nel libro di Pagano, ha detto la Gualco, "ci sono le coordinate dell'essere di sinistra oggi", in particolare "i contenuti di un'alternativa all'austerity neoliberista". Vannino Chiti ha parlato di "un bel libro politico": Pagano ha ragione, ha detto, a polemizzare con il libro di Francesco Piccolo "Il desiderio di essere come tutti", perché"non è vero che la sinistra non si è posta la questione del governo, se l'è posta, ma in modo subalterno". Chiti ha condiviso molti punti dell'elaborazione valoriale e programmatica del libro, ma ha aggiunto: "non sono d'accordo con la scissione del Pd, per unire la sinistra serve prima una rilettura comune della fase, la ricostruzione di una progettualità comune". Anche Pippo Civati ha elogiato l'impianto del libro, richiamando soprattutto la questione della "rappresentanza degli esclusi, dei più deboli, del mondo del lavoro", e ha aggiunto: "la discussione sulla sinistra bisogna farla subito, perché non dobbiamo consegnarci all'indistinzione rispetto alla destra, il tempo sta scadendo". Ciccio Ferrara ha condiviso, dell'analisi di Pagano, "l'idea di società", mentre sul Pd ha detto: "le scissioni non si fanno sulla linea politica, il punto è la natura del soggetto, la mutazione del Pd in partito pigliatutto". Intanto, ha continuato, "le forze di sinistra ovunque collocate diano vita a luoghi unitari di elaborazione e di proposta". Massimo Scalia ha valorizzato, di "Non come tutti", "l'elogio del conflitto" e la "centralità del concetto di persona", e ha insistito sulla "necessità di non aspettare il confronto culturale" e di affrontare "il nodo della soggettività, cioè dell'incapacità e del necessario ricambio dei leader della sinistra".
Infine l'autore. "In questi anni ho privilegiato l'impegno sociale e culturale dal basso, ma oggi - ha detto Pagano - sento l'assillo di ricostruire la sinistra politica, una sinistra popolare, in forte osmosi con il sociale, che risponda alla domanda di un popolo di sinistra che si sta ritrovando". La tendenza, ha continuato, è al "partito unico articolato", con "un unico schema valoriale e programmatico" e "un ceto politico interscambiabile", come dimostrano le tante adesioni al Pd di personaggi di destra. Il disegno di Renzi è chiaro: "si sta prefigurando un nuovo assetto del Paese, fondato sulla precarizzazione, sull'abolizione dei contratti nazionali, sulla libertà di licenziamento, sull'aumento delle diseguaglianze sociali, sulla distruzione dello Stato sociale: un processo di americanizzazione delle relazioni sociali, sempre più improntate alla concorrenza e alla lotta per la sopravvivenza, che ci riporta negli anni '50, se non prima ancora". E' vero, ha concluso Pagano, la "progettualità strategica ha bisogno di tempi lunghi, ma le classi subalterne e il Paese non aspettano. Gli operai genovesi che hanno invaso la città hanno detto al Tg3 che la prossima volta non andranno a votare. Abbiamo il dovere di dare, e presto, una risposta politica: una sinistra popolare e di governo, con un progetto di alternativa convincente e credibile all'austerity neoliberista".