Non "deleghiamo" il nostro futuro!
La RSU FILCAMS – CGIL di ESSELUNGA , CONAD, COOP LIGURIA divisione SUPERMERCATI e IPERMERCATI condanna la posizione dell'attuale Governo in merito alla riforma del mercato del lavoro.
Dalle prime indiscrezioni, fatte trapelare direttamente dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi, vi è la volontà di apportare pesanti modifiche allo Statuto dei Lavoratori, tra cui la cancellazione dell' articolo 18 per tutti i nuovi assunti, attraverso una legge delega.
Lo Statuto dei Lavoratori, frutto di uno storico compromesso sociale, arrivato a seguito di una stagione di forte protagonismo del movimento dei lavoratori, non può essere cancellato e riscritto senza una discussione in Parlamento, che preveda il coinvolgimento delle parti sociali e dei lavoratori stessi.
L'Europa ha già avuto lo "scalpo" della riforma Fornero, ora viene chiesto anche quello dello Statuto dei Lavoratori, ma l'equazione rimane la solita, la promessa di soldi in cambio di diritti sociali.
Il settore del commercio, terziario e servizi, già ampiamente colpito in questi ultimi anni da un punto di vista normativo e salariale rischia di essere ulteriormente penalizzato anche in quelle poche realtà ancora in parte tutelate dall'applicazione dello statuto dei lavoratori.
Siamo consapevoli della necessità di modificare lo Statuto dei Lavoratori per rispondere alle esigenze delle nuove generazioni e per tutelare tutte quelle realtà lavorative della nostra categoria, che sfuggono all'applicazione di ogni norma e tutela .
Ciò non può avvenire con la cancellazione dei diritti sociali, perchè lo statuto è un patrimonio di tutti i lavoratori, quelli di ieri, quelli di oggi e quelli di domani e non "deleghiamo" nessun Governo a cambiarlo a proprio piacimento.
Non "deleghiamo" il nostro futuro!
Le RSU FIOM di Oto Melara, Selex e MBDA giudicano in maniera molto negativa la posizione dell'attuale Governo in merito alla riforma del mercato del lavoro.
Dalle prime indiscrezioni, fatte trapelare direttamente dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi, si capisce la chiara volontà di apportare pesanti modifiche allo Statuto dei Lavoratori, tra cui la cancellazione dell' articolo 18 per tutti i nuovi assunti, attraverso una legge delega.
Lo Statuto dei Lavoratori, frutto di uno storico compromesso sociale, arrivato a seguito di una stagione di forte protagonismo del movimento dei lavoratori, non può essere cancellato e riscritto senza una discussione in Parlamento, che preveda il coinvolgimento delle parti sociali e dei lavoratori stessi.
L'Europa ha già avuto lo "scalpo" della riforma Fornero, ora viene chiesto anche quello dello Statuto dei Lavoratori, ma l'equazione rimane la solita, la promessa di soldi in cambio di diritti sociali.
Siamo consapevoli della necessità di modificare lo Statuto per rispondere alle esigenze delle nuove generazioni, che spesso si trovano prive di diritti e tutele, perché sottoposte a contratti precari.
Siamo consapevoli del bisogno di investimenti per far ripartire l'economia del Paese,
Ma non è certo cancellando i diritti dei lavoratori che si possono raggiungere tali obbiettivi.
Lo Statuto è un patrimonio di tutti i lavoratori, quelli di ieri, quelli di oggi e quelli di domani e non "deleghiamo" nessun Governo a cambiarlo a proprio piacimento.
RSU FERRETTI GROUP La Spezia
In un momento difficile per l'economia italiana come quello che stiamo vivendo, può essere semplice, e paradossalmente lo è anche, trovare come soluzione, per tutti i problemi che si riscontrano, andare ad incidere sul mondo del lavoro.
Stiamo assistendo infatti in questi giorni alla discussione, stante la forte situazione di crisi, su come affrontare la crescita del Paese e le idee messe in campo dal Governo non fanno altro purtroppo che prescindere dal rendere sempre più precari i lavoratori secondo il principio che "essendoci più precarietà, ci sarà certamente più occupazione", con la conseguenza di indebolire ancora di più quello che lo è già fin troppo.
Su quella che è la tenuta occupazionale, non occorre dire molto, le percentuali di disoccupazione comunicate periodicamente dall'Istat sono inequivocabili e, allo stesso tempo, drammatiche, sia per quelle riguardanti l'intero comparto dei lavoratori, che quello specifico giovanile.
Attualmente esistono più di 50 forme di assunzione a disposizione delle imprese che danno risposta alle loro esigenze di dare occupazione temporanea senza avere poi vincoli di sorta quando occorre ridurre il personale e in cui l'Articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori centra ben poco.
Riscontriamo sempre in maniera ciclica che l'intento è quello di addossare a questo articolo ogni colpa possibile di carenza di attrazione di capitali esteri, di mancato sviluppo di ogni impresa italiana, di mancanza d'investimento in capitale umano di ogni azienda italiana.
Non vogliamo ora ricordare quale è il significato legale dell'Art. 18, rammentiamo però solo quale è quello morale, ovvero quello di essere l'unica difesa della dignità dei lavoratori dinnanzi a imprenditori che di tale hanno ben poco e che intendono disporre a loro piacimento del lavoratore di turno più ricattabile possibile.
Il Governo, ogni Governo di turno che pensa che l'attacco allo Statuto dei Lavoratori è la panacea dei mali italiani, rispondiamo che noi tutti, lavoratori, ma anche i disoccupati, i cittadini in generale, abbiamo bisogno che in questo Paese si parli di legalità, di libera ma corretta concorrenza imprenditoriale, di recupero dei tanti valori persi in questo ultimo ventennio.
Se il terreno di sfida vuole essere questo, noi lavoratori ci stiamo, differentemente se gli attacchi ai nostri diritti e alla nostra dignità continueranno, sapremo come alzare la nostra voce per farci sentire.
RSU COSTA GROUP
"Giù le mani dall'Articolo 18! Giù le mani dai diritti dei lavoratori!"
La RSU in nome e per conto di tutti i lavoratori dello stabilimento intendono esprimere tutta la loro contrarietà alla volontà del governo Renzi di far passare la ripresa dell'economia italiana, dall'abolizione dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.
Siamo stufi di essere il capro espiatorio di ogni malessere del Paese, e di essere coloro i quali devono ogni volta "dare" per il bene dell'Italia.
Vogliamo che le istituzioni facciano il loro dovere, che si assumino le loro responsabilità e che sappiano e debbano quindi intervenire contro ogni forma di illegalità, a partire dall'evasione fiscale, vera piaga del nostro Paese, vero freno alla ripartenza dell'economia e anche reale deterrente per poter attirare investimenti e capitali stranieri per poter essere investiti nelle aziende italiane.
Se oggi l'Articolo 18 interessa meno del 10% dei lavoratori italiani, come ammesso dalla stessa Confindustria, ci chiediamo quale possa essere la reale ricaduta positiva dinnanzi alla sua abolizione, se non un vero e proprio attacco simbolico alla dignità dei lavoratori per l'interesse di qualche potente o politico di turno.
Assistiamo difatti da sempre, al palesarsi dell'incapacità dei politici governativi nel saper gestire e risolvere i problemi congiunturali del Paese, a veder tirar fuori dal loro cilindro il problema dell'impossibilità delle aziende di licenziare come modo di investimento, generando di fatto quindi altra disoccupazione.
Questo ritornello oramai è diventato oltremodo offensivo nei confronti di chi onestamente si reca al lavoro e paga regolarmente le proprie tasse.
Se il problema dell'occupazione esiste, come quello della ripartenza dell'economia italiana, che si inizi a parlare di sana e corretta impresa, non di sperperi pubblici o di incapacità di gestione, a partire proprio da chi ci governa.
Il Paese si costruisce su fondamenta di legalità e di diritti, non sull'abolizione degli stessi.