Si è tenuto, nell’Auditorium della Biblioteca Beghi, il terzo incontro del ciclo "Socialismo e democrazia, uguaglianza e libertà. Storie, riflessioni, speranze”, organizzato dall’Associazione Culturale Mediterraneo e dal Circolo Pertini.
Stefano Fassina, economista, già deputato del Pd e di Leu, ha presentato il suo libro “Il mestiere della sinistra. Nel ritorno della politica”, dialogando con Giorgio Pagano, presidente dell’Associazione Culturale Mediterraneo, con Paolo Ugolini, consigliere regionale del M5S, e con molti cittadini intervenuti. L’incontro è stato introdotto da Gino Di Sacco, vicepresidente del Circolo Pertini.
Per Pagano il libro di Fassina “è di grande interesse” perché “individua con chiarezza che lo spaesamento identitario e lo spiaggiamento economico delle classi popolari, finora intercettati dalla destra o alla radice dell’astensionismo, possono trovare una risposta vera soltanto in una sinistra radicalmente rinnovata, che ridia valore al lavoro e tenga insieme diritti sociali, diritti civili e diritti della Natura”. Perché ciò accada “la sinistra deve perseguire una autonoma visione dell’Europa, in cui la politica riprenda il controllo dell’economia”, anche per “far riacquisire all’Europa un ruolo politico e per la pace che ha del tutto smarrito”.
Ugolini ha insistito sul “contrasto alla povertà, alle diseguaglianze, alla privatizzazione di scuola e sanità” come “unico modo per riconquistare la fiducia delle persone”. E sull’impegno per la pace, perché “la guerra non conviene né all’Ucraina né all’Europa, ma solo agli USA”.
Fassina si è soffermato sui risultati delle ultime elezioni regionali: “chi ha più bisogno della politica sta lontano dalla politica, chi si avvicina alla politica sta lontano dalla sinistra”. Bisogna “combattere la malattia che è all’origine di tutto ciò: abbiamo lasciato fare andare troppo avanti il mercato, dobbiamo mettergli un po’ di briglie”. Il lavoro, ha aggiunto, “è molto diverso dal passato, ma resta centrale, è un punto di vista sulla storia, sulla società”. Oggi, ha concluso, “è in atto un cambiamento, si riapre uno spazio per la politica, che era stato chiuso nel 1989-1991: è finita l’epoca della politica ridotta ad amministrazione e conformista, può tornare una sinistra popolare, antiliberista e anti individualista”.
Molti gli interventi, convergenti sulla necessità di costruire uno schieramento sociale che metta insieme lavoro dipendente, lavoro autonomo, ceti medi intellettuali, giovani disoccupati, partendo dai bisogni materiali per arrivare alle esigenze più profonde di protezione e di identità e di lotta alla solitudine sociale delle classi popolari.