La Corte di Appello ha posto fine alla vicenda giudiziaria degli allora consiglieri regionali di Rifondazione Comunista Marco Nesci e Giacomo Conti che, insieme ad altri consiglieri liguri, erano imputati nel processo relativo alle cosiddette spese pazze. In un clima qualunquista erano diventati bersaglio dell'inchiesta e poi condannati in primo grado.
Come abbiamo sempre sottolineato, i nostri ed altri consiglieri regionali erano stati accusati di non aver rispettato una legge che non era in vigore all'epoca dei fatti contestati. I nostri compagni erano imputati per rendicontazioni economiche relative agli anni 2008/2010 mentre la norma che non avrebbero rispettato fu approvata due anni dopo (decreto Monti 174 del 2012). Nesci e Conti avevano finanziato, con i fondi messi a disposizione del gruppo, attività politiche del partito e non certo distratto fondi per scopi personali. Non vi era alla Regione Liguria alcun regolamento che vietasse o limitasse la possibilità di finanziare convegni, stampe, iniziative di partito.
Finalmente una sentenza ha restituito la serenità a due compagni onesti che per anni hanno dovuto difendersi da un'accusa kafkiana. Ora rimane il procedimento aperto dalla Corte dei Conti che dovrebbe tenere in considerazione la realtà dei fatti come ricostruita dai giudici.
E' stata assai qualunquista e dannosa la campagna mediatica che mise nello stesso calderone i consiglieri onesti che facevano politica alla luce del sole e quelli che in giro per l'Italia acquistavano suv o persino biancheria intima con denaro pubblico.
Maurizio Acerbo,
segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea