Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Pietro Tedeschi, Commissario del Parco di Montemarcello Magra - Vara e commissario del Parco stesso:
"All’inizio del mio mandato ho subito notato il divario tra complessità dei problemi da affrontare e carenza di strumenti per affrontarli. Mancanza di programmazione, difficoltà di governance, su cui tornerò più avanti, mancanza di mezzi finanziari.
Carenza di strumenti che tutt’oggi rimane e non è da considerare normale: è una grave patologia del sistema. Ciò premesso, ho fatto quel che potevo. Innanzitutto un programma quadriennale su:
1) Acque pulite
2) Economia del Parco
3) Biomasse
4) Recupero del sommerso storico e culturale
Sapevo che lo avrei realizzato solo in piccola parte, ma pensavo che fosse utile per mettere i problemi sul tavolo della politica, dopo anni d’inerzia e di silenzio, sperando nella sensibilità ambientale e nel supporto finanziario della Regione.
Oggi posso affermare che non ho visto né l’una, né l’altro. Ma devo ringraziare ugualmente la Regione perché la proposta di legge regionale per l’abrogazione del nostro Parco ha indignato l’opinione pubblica a tal punto e mobilitato un fronte a nostro favore così ampio che gli obiettivi di Parco Nazionale e di Contratto di fiume interregionale, all’inizio del mio mandato neppure immaginabili, sono oggi alla nostra portata, anzi alla vostra portata.
Sulle acque, il problema delle 43 discariche che ad ogni piena rilasciano plastiche – e forse anche altro che non conosciamo – è oggi, finalmente, all’attenzione dell’opinione pubblica e della Regione.
Sull’economia del Parco, il problema della ricollocazione delle imprese in contrasto ambientale è in via di soluzione, anche grazie alla preziosa collaborazione del Comune di Arcola. Inoltre molto è stato fatto sul fronte culturale: è attualmente in fase di ultimazione il “sentiero delle parole” che, tramite podcast geolocalizzati, riannoda il Caprione con la storia e con le voci dei tanti scrittori che hanno abitato a Lerici, Montemarcello, Bocca di Magra ,Trebbiano e in altri luoghi del nostro parco straordinario. E poi la valorizzazione della “farfalla dorata” e dei cavanei, forse solo all’inizio.
Con questo vorrei che la cultura fosse occasione per stabilire un presidio sociale sul territorio protetto: il riconoscimento sociale di un valore, di una specie di sacralità del parco, è l’unico modo per suscitare rispetto ed assicurare tutela negli anni futuri.
Sulle biomasse segnalo due importanti iniziative: innanzitutto l’inserimento del Parco nel perimetro del piano nazionale “mosaico verde” finalizzato, nel nostro caso, alla riqualificazione vegetazionale delle aree golenali tramite capitali privati non profit e poi il nostro progetto di rigenerazione ambientale dell’intero bacino idrografico che ha raccolto un ampio consenso politico regionale e nazionale e oggi è candidato al PNRR.
Due parole sull’assetto istituzionale e sulla governance.
Una cosa è certa: se la pianificazione strategica, che abbiamo tentato di fare e che, a mio avviso, tutti i Parchi dovrebbero fare, non diventa parte integrante della pianificazione strategica regionale e se non ha effetti diretti sul bilancio regionale potremo mettere in evidenza i problemi, ma difficilmente riusciremo a risolverli.
E poi c’è la governance che non funziona: l’attuazione del piano strategico approvato dalla comunità del parco deve spettare ad un organismo coeso ed efficace, come è, ad esempio, una giunta comunale e non ad un organismo politico, quale è oggi il direttivo, che amplifica le divisioni di parte fino alla paralisi di ogni decisione.
Il presidente deve avere la sua squadra per attuare quanto definito dalla comunità con verifiche periodiche di controllo.
L’ambiente è una cosa seria, è la nostra casa comune, non è un festone con cui decorare la politica.
Un’ultima considerazione: il Parco può essere uno straordinario strumento dei Comuni nel portare avanti le loro politiche condivise. Si pensi, ad esempio, al riassetto vegetazionale del bacino idrografico, alle piste ciclabili intercomunali, alla gestione della biomassa morta che oggi crea tanti problemi ad ogni piena, ma anche all’interlocuzione con la Regione, con il Governo e con le grandi imprese.
Al riguardo ho una suggestione che non ho avuto il tempo di sviluppare e che consegno a tutti voi: perché la società autostrade che fa profitti emettendo gas di scarico climalteranti lungo l’intero territorio del parco non destina una parte dei pedaggi alla rigenerazione ed al mantenimento della vegetazione del Parco? :si chiama “risarcimento ambientale” e tutte le imprese sarebbero tenute a concorrervi.
Con questo ringrazio la maggior parte di questa comunità e la invito ad una attenta salvaguardia dei valori ambientali su cui è nato questo Parco".
Il commissario
Pietro Tedeschi