Comprendiamo l’imbarazzo di Recos/Iren per la pubblicazione del rapporto Arpal alla Conferenza dei servizi, dove si rivela che due carichi di rifiuti destinati agli inceneritori di Parma e di Lodi erano contaminati da radioattività.
La società minimizza la gravità dell’accaduto, il livello di carica radioattiva, assicura che non ci sono conseguenze per i cittadini del territorio. Non fa cenno ai suoi dipendenti che nel TMB di Saliceti hanno trattato quei rifiuti. Il fatto certo è che la radioattività delle balle di CSS è stata rilevata dai portali per il controllo della radioattività degli inceneritori e che il materiale è stato posto in cilindri di plastica per decantarne la carica radioattiva, degradabile in 48 giorni.
I cittadini devono rimanere tranquilli? I lavoratori dello stabilimento pure?
Il comunicato di Recos inoltre tace sulle due denunce penali inoltrate da Arpal all’autorità giudiziaria per i carichi non regolari di rifiuti inviati dal TMB alla discarica di Scarpino.
Recos accusa comitati e associazioni di “inaccettabile strumentalizzazione” per l’accostamento delle segnalazioni di Arpal col progetto del biodigestore di rifiuti urbani. Facciamo notare che l’accostamento lo ha fatto Arpal e non certo con l’intento di “strumentalizzare”, ma perché era suo dovere. Ma soprattutto Recos dimentica che “l’accostamento” lo ha fatto proprio la società del gruppo Iren, progettando un digestore per rifiuti urbani a Saliceti “accostato” al TMB. Tanto che sempre Recos parla di “polo integrato dei rifiuti”, non previsto nella pianificazione.
Come possono pensare i dirigenti di Iren che i cittadini non siano preoccupati nel constatare che i controlli di gestione sono carenti?
Nell’impianto non si verifica alcun processo di combustione – sottolinea il comunicato di Recos. Ma è andato a fuoco nel 2013. E vi si progetta “accostato” un digestore anaerobico che ha negli incendi e nelle esplosioni le cause prevalenti nei 209 incidenti più gravi verificatisi in Europa, come attesta la ricerca delle università di Brno e Bologna.
Il tema della sicurezza purtroppo è sottovalutato da Iren, da certa politica e anche dai tecnici. Anche il TMB a suo tempo ebbe tutte le approvazioni e fior di prescrizioni dei tecnici della Regione e della Provincia. Gli incidenti sono possibili in ogni impianto industriale, come ammise candidamente l’amministratore delegato di Recos nel maggio 2018 annunciando il digestore a Saliceti. Incendio, rifiuti contaminati, odori nel TMB. Per noi è un un errore gravissimo ampliare i rischi al fiume e alla falda acquifera con un impianto che per il 70% tratta i rifiuti di Genova, non ci lascia sicuri.
Italia Nostra – Cittadinanzattiva – Acqua Bene Comune – Comitato No Biodigestore Saliceti – Sarzana, che botta!