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"In merito alla 'mattanza urbanistica in spregio all’ambiente ed ai commercianti' si impone un immediato chiarimento".

Cosa pensi il consigliere Rampi del proliferare dei centri commerciali sulle varianti è fatto risaputo, essendo da un quarto di secolo oppositore di quel PRG che ha imposto tra i più dolorosi sfregi a Sarzana e alla sua storia.

Eppure se la “mattanza urbanistica in spregio all’ambiente ed ai commercianti” che denuncia l'arch. Damiano (che è un professionista ma anche un esperto del territorio in quanto in un non così risalente passato – quando era ancora iscritto al PD – era stato coinvolto dalle amministrazioni di sinistra in importanti progetti di pianificazione urbanistica) si cerca addirittura di attribuirla alla attuale Giunta, si impone senza dubbio un immediato chiarimento.
Quella inaspettata “vicinanza e continuità” in materia urbanistica che l’arch. Damiano afferma rilevarsi a 18 mesi dall’insediamento della nuova Giunta è, semplicemente, la continuità che deriva dalla – necessaria – applicazione della normativa urbanistica vigente.
Insomma, quella mattanza urbanistica è proprio l'ultima eredità di un PRG che ha nomi e cognomi e una storia precisa, che questa nuova Amministrazione finalmente si appresterà a cambiare con uno spirito e una visione completamente diverse, come la storia e il futuro di Sarzana e i sarzanesi richiedono e hanno chiesto, con il loro voto.
Ma andiamo nei dettagli. Sarzana ha un PRG “scaduto” nel marzo del 2008: cioè 12 anni orsono.
Quando un PRG “scade” (il termine è di per sé improprio, sarebbe più corretto dire non viene fatto oggetto di revisione generale) la conseguenza è l’automatica applicazione di un primo regime (embrionale) di “salvaguardia”.

A piano scaduto, infatti, non vengono automaticamente meno le disposizioni programmatorie di esso, ma al contrario esse si “irrigidiscono” imponendosi la stretta osservanza delle previsioni di piano ed escludendosi invece ogni variante puntuale al PRG che non sia sostenuta da un particolare interesse pubblico.
Per capirci, poco prima della fine della legislatura, la Giunta Cavarra approvò la variante Unionfrutta (il c.d. “Basko”) e la portò in Consiglio Comunale. Per realizzare quell’insediamento infatti occorreva una variante puntuale al piano regolatore scaduto e per giustificarla si fece ricorso al particolare interesse pubblico alla realizzazione di una rotonda.
La concessione di Via XXV Aprile, non rientra in questa tipologia urbanistica. L’intervento non richiede alcuna variante al PRG scaduto, ma vigente: si tratta di un intervento meramente esecutivo della pianificazione voluta e perseguita dalle precedenti amministrazioni.
Non essendoci variante, non si richiede neanche l’approvazione del progetto da parte del Consiglio Comunale (che era invece stata necessaria per Unionfrutta).
Quello che la Giunta è chiamata ad approvare, non è il progetto, ma l’elemento accessorio rappresentato dalla convenzione urbanistica che non riguarda la possibilità di edificare (consentita dal PRG vigente) ma solo la regolazione degli oneri di urbanizzazione.

Solo la adozione da parte del Consiglio Comunale di un nuovo PUC, per la quale si sta alacremente lavorando ma che richiede tempi tutt’altro che brevi trattandosi della pianificazione complessa dell’intero territorio, farà scattare ex lege un più rigido sistema di salvaguardia: dal momento della adozione infatti (e per tre anni da essa in attesa della definitiva approvazione ed entrata in vigore) qualunque nuova concessione conforme al vecchio piano regolatore dovrà essere valutata anche in termini di compatibilità con il PUC adottato ma non ancora approvato.
Quando questa Giunta sottoporrà al Consiglio per l’adozione il nuovo PUC, allora sì che l’architetto Damiano, come la Consigliera Casini (che è un rappresentante del Popolo e che ha provato a far polemica anche su progetti il cui iter era già stato avviato quando lei stessa faceva parte della Giunta) e tutti i cittadini di Sarzana potranno esprimere un giudizio di “continuità o discontinuità” nel governo del territorio fra le amministrazioni di centrosinistra, che a mio giudizio lo hanno scempiato per decenni, e quella di centrodestra, che non ha ancora avuto il tempo tecnico per elaborare il nuovo PUC (stante che quelle di centrosinistra erano in ritardo di 10 anni e quella di centrodestra ha cominciato a lavorarci solo da due).
Sgombriamo il campo alle fantasie: chi vince le elezioni – democraticamente - non ha (per fortuna) le prerogative di un direttorio rivoluzionario. Non può cancellare d’imperio, in spregio al diritto amministrativo, le azioni di privati che avevano avuto inizio nei precedenti mandati o che trovavano fondamento in atti di programmazione generale adottati nelle precedenti legislature.
Ove lo strumento urbanistico vigente - pensato, voluto, adottato e approvato dagli allora Compagni dell’architetto Damiano e della Consigliera Casini (anche se lei era ancora in prima elementare) – consenta la realizzazione di un intervento commerciale e la normativa regionale consenta l’apertura di una struttura di vendita, non è che la nuova amministrazione potrebbe in qualche modo cancellare retroattivamente i progetti già approvati o presentati in base a quella disciplina.
Una forzosa salvaguardia deliberata prima ancora della adozione di un nuovo PUC, e per una durata non facile da quantificare, oltreché di dubbia legittimità sarebbe un atto capace di impedire qualsivoglia attività edificatoria e di trasformazione del territorio per anni.

Carlo Rampi

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