Si avvia alla conclusione il “caso” del consigliere comunale Massimo Baldino Caratozzolo, che negli ultimi giorni ha agitato le acque del Partito Democratico spezzino.
Baldino, come anticipato da Gazzetta della Spezia, aveva annunciato il suo ingresso nel Pd tre settimane fa, dopo aver ottenuto la tessera del partito con l’appoggio interno della consigliera dem Dina Nobili.
Un asse, quello con Nobili e il consigliere di minoranza Luigi Liguori, che negli ultimi mesi si è sempre più rafforzato e che potrebbe riproporsi anche all’interno del Pd, se Liguori, come d’altronde è molto probabile, seguirà Baldino aggiungendosi alle fila del Pd.
Uno scenario che non deve aver fatto dormire sonni tranquilli agli altri due consiglieri del gruppo dem, Luca Erba e in particolare il capogruppo Marco Raffaelli, che con il nuovo asse LiBaNo (Liguori-Baldino-Nobili), numeri alla mano, finirebbero in minoranza nelle dinamiche del gruppo consiliare.
Tanto che nei giorni scorsi, neanche troppo sottotraccia, Raffaelli avrebbe cercato di stoppare l’ingresso di Baldino, diffondendo ai giornali una lettera di sette segretari di circolo del Pd, senza prima avvisare il commissario Borioli né gli stessi autori della missiva.
Una fuga in avanti che ha scontentato molti nel partito, ma che oggi sembra già rientrata, visto che i segretari in una recente riunione non avrebbero manifestato al commissario alcuna contrarierà all’ingresso di Baldino, se non la richiesta che il nuovo membro del gruppo dem rispetti il regolamento e la vita interna del Pd, un punto su cui il consigliere si era già impegnato.
Questione di giorni, quindi, e Caratozzolo dovrebbe formalmente entrare nel gruppo del Pd: un finale diverso sarebbe stato assai difficile, nonostante il lavorìo sotterraneo in senso contrario, visto che lo statuto prevede che un iscritto al partito faccia parte del relativo gruppo consiliare, e non di altri.
Resta un giallo, invece, quello di un ipotetico “ricorso fantasma” alla commissione di garanzia contro l’ingresso di Baldino, di cui ad oggi nessuno conosce l’autore, il contenuto e le motivazioni, compreso il commissario Borioli. Una voce diffusa, quindi, che nel giro di pochi giorni sembra essersi già trasformata in una bolla di sapone.
Ma se da un lato il “caso” Baldino sembra archiviato, dall’altro si scaldano i motori in vista delle elezioni regionali e del congresso provinciale in casa Pd.
Sabato scorso Borioli ha espresso soddisfazione per le 1800 tessere raggiunte in provincia, sottolineando che la fuoriuscita dei renziani – con l’addio della parlamentare Raffaella Paita, del consigliere regionale Juri Michelucci e dell’ex segretaria provinciale Federica Pecunia – sarebbe costata al Pd “soltanto” 200 tessere.
Un risultato tutto sommato positivo – è il ragionamento – nonostante il “peso” degli esponenti che sono entrati in Italia Viva. Il tesseramento, inoltre, resterà aperto fino a dieci giorni prima della data del congresso provinciale, non ancora fissata, che quindi slitta ancora una volta rispetto alle previsioni.
Al capitolo delle elezioni regionali, infine, si fanno insistenti le voci sulle candidature dell’ex assessore Davide Natale e della sindaca di Riomaggiore Fabrizia Pecunia. Sarebbe sfumata, invece, quella del consigliere comunale Luca Erba, che però secondo i rumors di partito potrebbe tentare la corsa a nuovo segretario provinciale in vista del congresso. Malumori e avversari interni permettendo.