FIM, FIOM e UILM, esponendo le loro preoccupazioni sul futuro del cantiere, per valutare l'attivazione di un ammortizzatore sociale ha chiesto che preventivamente l'azienda presentasse un piano industriale, per essere sicuri che la cassa sia richiesta per fronteggiare una congiuntura di mercato negativa temporanea e non per problematiche strutturali del cantiere che potrebbero presagire ulteriori diminuzioni dei livelli occupazionali.
"Ora il cantiere ha una forza lavoro diretta non in grado di poter affrontare la produzione interna - dice Matteo Bellegoni della Segreteria FIOM - tanto è vero che l'azienda è costretta a ricorrere a ditte in appalto, a fronte di un impegno preso con i sindacati e Istituzioni nel lontano 2000 di assumere 220 unità. L'azienda, durante la trattativa, ha tenuto un atteggiamento di totale chiusura, che giudichiamo grave, mettendoci di fronte al fatto compiuto di una richiesta di cassa integrazione senza fornire alcuna spiegazione richiesta. A questo punto, abbiamo chiesto e ottenuto, a larghissima maggioranza, dall'assemblea dei lavoratori il mandato a non firmare il verbale di accordo. Chiediamo alle Istituzioni di attivare al più presto un tavolo di confronto."