La questione non è tecnica, come vuol far credere l’assessore regionale all’ambiente Raoul Giampedrone, ma politica e i partiti spezzini non possono tirarsi indietro.
Su questi obiettivi tutti i comitati e associazioni hanno deciso di marciare uniti, sfruttando tutti gli strumenti, legali, amministrativi e politici, per contrastare l’assioma Spezia = pattumiera di Genova, che da tempo la classe politica sembra dare per scontato.
La convergenza è stata trovata nel corso di una riunione organizzata a Sarzana dal Comitato Sarzana, che botta!, sollecitata da tutti i protagonisti della battaglia contro il progetto di biodigestore a Saliceti, che stravolge i risultati dell’unica VAS effettuata sul Piano d’Ambito.
Attorno al tavolo nella sede del Quarto Piano si sono ritrovati il Comitato No Biodigestore di Santo Stefano, Cittadinanza Attiva, Acqua bene comune, Comitato Da Porta Nord alla Brina, Ponzano e dintorni e Italia Nostra.
I comitati si scambieranno informazioni, analisi, condivideranno interventi e produzione d’informazioni per far comprendere in primo luogo ai cittadini le dimensioni vere della “pattumiera” e i rischi che comporta innanzitutto per il patrimonio idrico del Magra, che interessa complessivamente 150.000 spezzini.
L’impegno è di chiamare al confronto tutte le forze politiche rappresentate in Regione e in Provincia e i rappresentanti delle istituzioni, in primo luogo il consiglio provinciale, che ha rinnovato la presidenza, per chiedere loro un’assunzione di responsabilità contro la svendita del nostro territorio a Genova.
Tutti saranno chiamati innanzitutto a riflettere sui rischi che l’impianto presenta in quel sito a pochi metri dalla falda su terreno liquefacibile e poi su un dato sconcertante: mentre alla Spezia verranno trattati non meno di centotrentamila tonnellate di rifiuti organici e indifferenziati, da Genova Brignole a Moneglia non è previsto nessun impianto di trattamento dei rifiuti urbani. Siamo al limite della politica colonialista.