Il porto della Spezia cresce, si modernizza, eccelle sul fronte dell'evoluzione garantendo nel mercato internazionale spazi di competitività, per offrire un miglior servizio, produce ricchezza, porta lavoro e non si può ignorare il suo peso in questa economia.
Il progetto di regionalizzazione della portualità fatto proprio dalla regione Liguria con una delibera dello scorso gennaio che individua un nuovo modello di autonomia finanziaria e di governance degli scali liguri, non trova appoggio da Confcooperative spezzina.
La storia del porto spezzino è stata sempre l'autonomia dello scalo che gli ha permesso di raggiungere, con pochi spazi, livelli di efficienza che in nessun altro porto sono stati raggiunti; lo si vede nel rapporto tra spazi e teu in transito e la velocità dei servizi doganali.
L'indipendenza del nostro porto rende il ciclo operativo più snello e veloce mentre la rigidità e la burocratizzazione lo renderebbe ingessato; il nostro porto è stato uno dei primi ad avere l'autonomia funzionale che ci ha permesso di crescere attraverso flessibilità e cordinamento. Tanto è vero che nel nostro porto gli investimenti importanti vengono fatti dai terminalisti, mentre altrove si continua a dipendere dal pubblico.
Altro punto che Confcooperative non condivide è la trasformazione dei porti in S.p.a., il che significherebbe uscire dal modello di gestione amministrativa con la relativa capacità autorizzativa che consente all'ente di emettere ordinanze.
Siamo dell'idea di mantenere il controllo autoritativo e programmatorio proprio dell'ente pubblico, sia ai fini della sicurezza che a quelli della regolarità del lavoro, oltreché della regolamentazione delle diverse attività che sono soggette al controllo autoritativo: vedasi i settori della pesca e della mitilicultura, o quello del turismo nautico o diportistico.
Il porto dovrebbe riuscire ad operare in un regime semplificato, per beneficiare di regimi di snellimento burocratico (vedi il dragaggio) che cosi com'è oggi rischia di tenere lontano gli investitori istituzionali, in particolare investitori esteri.
Confcooperative a tal proposito crede che ogni forma di azione amministrativa e politica in grado di promuovere efficienza e benefici all'economia ed alla collettività vada perseguita.
Tuttavia Confcooperative, ritiene e ribadisce un errore strategico e dannoso regionalizzare il controllo politico sulla portualità, sulle governance e sulle infrastrutture dedicate che oggi producono competitività ed effetti positivi.
Confooperative si augura che su questi temi ci sia il massimo coinvolgimento possibile per ottenere il massimo dei risultati'condivisi.