Secondo i calcoli effettuati dalla Cgia, sui 337 capannoni delle imprese spezzine potrà essere applicata un'imposta tra i 7.446 (con aliquota al 4‰), i 14.147 euro (con aliquota al 7,6‰) fino a un massimo di 19.731 euro (con aliquota al 10,6‰). Anche a Imperia, che si piazza al 7° posto, le imprese non se la passeranno bene: sui 130 capannoni si arriverà a pagare tra i 3.004 euro ai 7.961. A breve distanza segue Genova (al 18° posto): per i 2.386 capannoni, le imprese del capoluogo ligure pagheranno tra i 2.044 euro ai 5.418 euro. Decisamente più rosee le prospettive per le imprese di Savona, nella colonna di destra della classifica italiana, con pagamenti che partono dai 686 a un massimo di 1.819 euro per uno dei 190 manufatti artigianali. «In questo periodo di crisi – commenta Giancarlo Grasso, presidente di Confartigianato Liguria – l'Imu potrà trasformarsi nell'ennesima batosta a danno dei piccoli imprenditori che con fatica, negli anni, sono riusciti ad acquistare un immobile per svolgere la propria attività. In più la tendenza dei Comuni liguri a indirizzarsi verso l'applicazione dell'aliquota massima, senza magari prevedere agevolazioni per le piccole attività, produrrà effetti devastanti per le nostre imprese, che sono ormai a rischio di collasso. Chiediamo con forza agli amministratori locali di prestare molta attenzione nel definire l'aliquota per le attività produttive: hanno l'occasione per dimostrare la loro attenzione nei confronti delle imprese non solo con le parole ma con fatti concreti».
Per quanto riguarda i laboratori di "arti e mestieri", la città più cara è Roma, con costi dai 691 a 1.830 a impresa. Tra le liguri, Genova si piazza al 27° posto (con importi variabili da un minimo di 411 euro a un massimo di 1.090), La Spezia al 57°, Savona al 72°, mentre Imperia è la città in cui si potrà spendere meno in Italia. La città del Ponente ligure è infatti all'ultimo posto della classifica con importi che, per i 265 laboratori presenti, potranno variare dai 121 euro ai 321.
Dura la vita per le imprese che hanno un ufficio di proprietà a Genova. L'Imu, per i 7.769 locali, sarà tra le più care d'Italia, al 5° posto solo dopo Roma, Milano, Torino e Verona. Infatti, gli imprenditori genovesi potranno pagare da 1.231 euro (aliquota al 4‰) a 2.338 euro (con aliquota al 7,6‰) fino a un massimo di 3.261 euro (con aliquota al 10,6‰). Al 20° posto si piazza Imperia (da 830 a 2.199 euro), al 27° La Spezia (da 748 a 1.983 euro) e al 42° Savona (da 641 a 1.699 euro).
Per chi ha un negozio a Genova, l'Imu sarà più sostenibile rispetto ad altre 50 città capoluogo in Italia, ma gli imprenditori potranno arrivare a pagare importi dai 421 ai 1.116 euro. Costi più contenuti a Imperia (da 316 a 836 euro), a Savona ( da 301 a 797 euro), mentre alla Spezia (quart'ultima in classifica) tra i 242 ai 640 euro.
Un albergo di proprietà costerà di Imu a Genova (la più cara della Liguria, ma al 37° posto in Italia) dai 6.259 euro ai 16.587; a Savona tra i 4.929 e i 13.063; a Imperia tra i 2.816 e i 7.462 euro; infine alla Spezia tra i 2.438 e i 6.459 euro.
In allegato, le tabelle con tutti i dati delle province liguri per le 5 tipologie di immobili.