“Siamo molto soddisfatti per questo alto riconoscimento, del quale ringraziamo prima di tutto l’Autorità garante della concorrenza e del mercato. Un riconoscimento che premia l’impegno profuso da tutti i colleghi del territorio, dalle imprese e dai professionisti in questa battaglia, unica nel suo genere, per l’affermazione della giustizia. Ora attendiamo fiduciosi l’esito delle cause e i primi risarcimenti” commenta il Presidente della CNA Fita La Spezia Stefano Crovara.
Il “cartello” dei costruttori
E’ il 19 luglio 2016 quando da Bruxelles la Commissione Ue diffonde un dirompente comunicato stampa, immediatamente ripreso in tutta Europa, nel quale si rivela l’esistenza, accertata, di un “cartello” costituito dalle imprese che costruiscono autocarri medi (tra sei e 16 tonnellate di peso) e grandi (oltre le 16 tonnellate) nel Vecchio Continente.
Imprese, in sostanza l’intero gotha del settore, che “per quattordici anni – spiega la Commissione Ue - hanno stretto accordi collusivi in materia di prezzi degli autocarri e sul trasferimento ai clienti dei costi per conformarsi a norme più rigorose in materia di emissioni”. La conseguenza è una sanzione record di quasi tre miliardi di euro.
Tra caro prezzi e prezzi gonfiati
Secondo un calcolo di CNA Fita il “cartello” ha artatamente aggravato i costi di ciascun trattore tra il 10 e il 20% del prezzo finale. Insomma, tra i 10 e i 20mila euro. Un appesantimento non da poco. Sia perché l’extra costo è consistente in termini assoluti sia perché si aggiunge a un mercato, quello italiano, che non aveva bisogno di ulteriori aggravi. Nel nostro Paese, infatti, i costi più elevati della media dei concorrenti europei rappresentano una costante. Non di oggi né di ieri.
Fino al 2008 il comitato centrale dell’Albo degli autotrasportatori ha pubblicato annualmente i costi di esercizio delle imprese attive nell’autotrasporto per conto di terzi. Dieci anni fa il costo medio del trattore (al netto degli pneumatici) era di poco inferiore ai 130mila euro e scontava una differenza tra i 20 e i 30mila euro rispetto al prezzo medio di un panel di Paesi concorrenti monitorati: Austria, Francia, Germania, Polonia, Romania, Slovenia, Spagna e Ungheria. Per rendere più chiaramente le conseguenze di questa differenza: valutata la vita lavorativa di un camion in 600mila chilometri, il costo più elevato significa un aggravio di 15 euro al giorno rispetto alla media dei concorrenti internazionali. Il prezzo più salato, inoltre, conduce anche a un automatico aumento dell’importo assicurativo. Differenze che nel corso della crisi economica sarebbero rimaste più o meno immutate.
L’azione collettiva
All’indomani della decisione di Bruxelles, CNA Fita (in collaborazione con lo Studio legale Scoccini & Associati, specializzato nella tutela della concorrenza) è scesa in campo per tutelare gli autotrasportatori. Ha promosso un’azione collettiva contro le imprese costruttrici senza coinvolgere in alcun modo i concessionari locali. Un’azione collettiva che permette alle imprese di partecipare senza anticipare costi.
L’eco europeo
CNA Fita sta collezionando emuli in Europa. Con un’azione che richiama quella italiana le associazioni degli autotrasportatori di Belgio, Francia e Spagna hanno a loro volta fatto ricorso contro le imprese del “cartello”. Un successo considerevole per CNA Fita che ha, in tutta evidenza, spinto il Garante della concorrenza a porla sotto i riflettori e ad assegnarle il primo premio Antitrust nella categoria “associazioni d’imprese”. Un riconoscimento che premia l’impegno profuso dal territorio, dalle imprese e dai professionisti in questa battaglia per l’affermazione della giustizia.