"Le imprese sono costrette a pagare due volte per lo smaltimento dei rifiuti speciali. Da una parte conferiscono a pagamento a ditte speciali determinate tipologie di rifiuti dall'altra pagano la tassazione. Come CNA provinciale ci impegniamo a svolgere una puntuale campagna di riverifica dei regolamenti comunali di applicazione del tributo al fine di poter svolgere un omologazione più equa fra territori e anche più consapevole del fatto che è giusto venire incontro alle imprese che hanno un comportamento virtuoso in termini di legalità, pagando le tasse, e sostenibilità ambientale" spiega Giuliana Vatteroni, referente della CNA della Spezia. - "Sono anni che dalla Tarsu alla Tia, dalla Tares adesso alla Tari la storia non cambia. Molti Comuni continuano a chiedere soldi anche sui rifiuti speciali che le imprese smaltiscono tramite i circuiti di raccolta privata, in maniera ecologicamente corretta e coerente con i principi comunitari. Di fatto chi svolge un comportamento virtuoso non viene incentivato e talvolta cambia il costo della tariffa a seconda dei confini comunali."
Nella legge di stabilità 2016 circa la commisurazione della TARI da parte dei comuni si dispone che avvenga sulla base delle quantità e qualità medie ordinarie di rifiuti prodotti per unità di superficie in relazione agli usi e alla tipologia di attività svolte e non sull'effettiva quantità di rifiuti prodotti.
Viene inoltre prorogato al 2018 il termine entro il quale il comune dovrà avvalersi, nella determinazione della Tari, anche delle risultanze del fabbisogno standard. Di fatto dunque si rinvia ancora l'attuazione da parte dei Comuni dell'applicazione della tariffa puntuale, mantenendo una situazione che, come sappiamo, grava le piccole imprese di oneri impropri e ingiustificati.
Negli anni non sono mancati gli interventi, ma dalle maglie troppo larghe e non risolutive, che hanno permesso ai Comuni di continuare ad agire arbitrariamente. La stessa Legge di Stabilità 2014, che ha istituito la Tari, è contradditoria. Da un lato, esclude correttamente dal tributo i rifiuti che il produttore dimostri di avere avviato al recupero. Dall'altro, prevede che i Comuni possano ridurre la tariffa in proporzione alla quantità di rifiuti che i produttori hanno avviato al recupero. Affermando, così, l'esistenza del doppio tributo. Neanche il successivo intervento del ministero dell'Economia è servito a risolvere il problema.
A livello nazionale la CNA chiede un nuovo intervento normativo per impedire, espressamente, ai Comuni di applicare il tributo ai rifiuti smaltiti dal produttore. E per obbligare gli enti locali a tenere conto della Direttiva quadro europea che pone il riutilizzo, riciclo e recupero come prioritario nella gerarchia dello smaltimento dei rifiuti e prevede il conferimento in discarica solo come ultima ipotesi.