Gli imprenditori italiani, per avere giustizia in una causa civile, devono aspettare in media 1.185 giorni (3 anni e 1 mese). I loro colleghi nel resto d'Europa impiegano meno della metà: 544 giorni. L'Italia è quasi in vetta alla classifica europea per la lentezza della giustizia civile: ci supera soltanto la Grecia con i suoi 1.300 giorni per chiudere una controversia in tribunale. Le lunghe attese nelle aule giudiziarie costano alle imprese italiane 1.032 milioni di euro l'anno, una cifra davvero spaventosa. "L'efficienza della giustizia civile è un fattore determinante per l'attività delle imprese e per le condizioni di sviluppo del Paese. La decisione del ministro spezzino Andrea Orlando di affrontare il problema dei ritardi del nostro sistema giudiziario – sottolinea il Presidente Toti - è una scelta di civiltà che Confartigianato sollecita da tempo. Le imprese devono poter contare su certezza e rapidità della giustizia civile. Ne va della loro competitività". Oggi, in Italia, se la durata media per un procedimento civile supera i 3 anni, per definire una procedura fallimentare si arriva addirittura a 2.566 giorni (7 anni). Secondo Confartigianato, dal 1980 al 2013 negli uffici giudiziari si sono accumulati 5.257.693 procedimenti civili pendenti, al ritmo di 325 pratiche al giorno. Per efficienza del sistema giudiziario, l'Italia è al 24° posto tra i 27 Paesi dell'Ue. E questo nonostante la spesa pubblica per la giustizia in Italia sia sostanzialmente in linea con quella europea: nel nostro Paese si attesta allo 0,3% del Pil a fronte dello 0,4 del Pil registrato nella media Ue. Tra il 2011 e il 2013 qualcosa è migliorato: la durata media dei giudizi pendenti dinanzi alle corti d'appello è scesa di 26 giorni (da 1.051 a 1.025), quella dei giudizi pendenti dinanzi ai tribunali è diminuita di 29 giorni (da 466 a 437 giorni) e quella dei giudizi dinanzi ai giudici di pace è calata di 9 giorni (da 367 a 358 giorni). In Italia, il 10% dei cittadini maggiorenni è stato coinvolto, come attore o convenuto, in una causa civile. E, tra gli imprenditori, a toccare con mano la lentezza della giustizia sono 582.355 titolari di piccole imprese fino a 20 addetti, di cui 191.456 i titolari di impresa artigiana. I motivi principali di ricorso alla giustizia da parte degli imprenditori riguardano le cause di lavoro (20,5%), seguite da controversie cliente/fornitore (14,4%), rapporti con assicurazione e banca (10,3%) fallimento e diritto societario commerciale (7,4%), eredità e successioni (4,6%), previdenza e assistenza (1,8%). Ecco la classifica delle aspettative degli imprenditori rispetto alla riforma della giustizia civile: al primo posto vi è la riduzione della durata della causa, indicata dal 75,4% delle imprese, seguita dalla richiesta di semplificazione della burocrazia (57,6%), puntualità delle udienze (31,6%), disponibilità dei giudici (30,7%), chiarezza sul costo complessivo (27,7%), correttezza degli avvocati (24,4%), chiarezza sulla durata (23,2%), chiarezza sulla parcella (22,1%) e dalla chiarezza sulla possibilità di successo (20,6%). Il fenomeno dei tempi lunghi della giustizia civile convive con un'offerta decisamente sovrabbondante di avvocati: l'Italia ha un rapporto fra avvocati e popolazione pari a 379 avvocati ogni 100.000 abitanti, il terzo valore più alto in Europa, dietro solo al Lussemburgo e alla Grecia. I 226.202 avvocati italiani superano del 4,2% il numero di avvocati di Germania e Francia messe insieme, questa anomalia tutta italiana anziché favorire complica ulteriormente il problema.