Oggetto primario del ricorso è l'annullamento delle clausole vessatorie che i grandi portali di prenotazione impongono agli alberghi, distorcendo le regole del libero mercato ed assoggettando le imprese ad un regime di commissioni sempre più gravoso. Inoltre, tali clausole determinano barriere alla concorrenza che impediscono l'ingresso nel mercato di nuovi operatori dell'intermediazione, a tutto svantaggio dei consumatori finali. Per Abramo Prandi (foto), Presidente provinciale di Federalberghi Confcommercio, "è un atto doveroso, che si è stati costretti a compiere dopo gli ennesimi casi vessatori che queste agenzie vogliono imporre alle strutture alberghiere. Non lavoriamo più nel libero mercato, ma assoggettati a questi gruppi –che poi portano fuori dal nostro paese i propri guadagni- e che ci vogliono solo sfruttare, senza nemmeno lasciarci la libertà di lavorare come vogliamo e possiamo fare e a condizioni anche peggiorative per il cliente finale. Ad esempio, la clausola di "parity rate", che vieta agli alberghi di pubblicizzare prezzi inferiori a quelli esposti sui grandi portali di prenotazione, priva i turisti della possibilità di ottenere condizioni più favorevoli rivolgendosi direttamente all'albergo o ad altri intermediari che sarebbero disposti ad applicare commissioni più basse. Il sito dell'OLTA vi dirà che è il prezzo più basso che potete trovare, ma non è vero, perché l'hotel ha comunque la libertà di una politica di prezzi! Di fronte a questo "modus operandi" non possiamo più tacere e restar fermi, ma ci siamo mossi legalmente e come Federalberghi Confcommercio lo faremo anche in futuro per chi proverà a imporci condizioni non accettabili".