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Lavoro, economia e sviluppo: criticità e prospettive nella provincia della Spezia secondo i sindacati In evidenza

 di Elena Voltolini - Che cosa è cambiato con la pandemia e quali sono i settori e gli ambiti sui quali il territorio può puntare: lo abbiamo chiesto ai Segretari di CGIL, CISL e UIL.

Il presente, con le ripercussioni della pandemia e della guerra, ed il futuro, tra criticità da affrontare ed opportunità da cogliere: con Luca Comiti, Segretario della CGIL della Spezia; Antonio Carro, Segretario della CISL spezzina e con il Segretario confederale della UIL spezzina Marco Furletti abbiamo fatto il punto sul lavoro e sull'economia nel territorio provinciale.

 

Il Covid ha sconvolto il mondo e le ripercussioni sono state molto pesanti anche per l'economia ed il lavoro, ovviamente anche nella provincia della Spezia. Come è cambiato il mondo del lavoro con il Covid e cosa resta oggi di quei cambiamenti? Attualmente si è tornati ai livelli di occupazione precedenti alla pandemia?

CARRO: Oltre che le criticità esistenti in ambito sanitario, il Covid ha evidenziato che alcuni aspetti del mondo del lavoro avevano bisogno di una accelerazione, come lo smart working e soprattutto la digitalizzazione e l'innovazione tecnologica. C'è stata una flessione del PIL di oltre 10 punti ed ovviamente anche la nostra provincia ne ha risentito.
Grazie ai sindacati e a tutto il sistema degli ammortizzatori sociali siamo riusciti, comunque, a mantenere molti posti di lavoro anche durante le fasi più difficili della pandemia. Oltre al Covid, poi, non possiamo non considerare la guerra, che ha comportato un innalzamento dei costi energetici e a cascata di tutti i prodotti: l'inflazione è cresciuta in modo netto e ha impoverito i lavoratori.Dopo gli anni di pandemia, c'è stata la risalita dell'occupazione, ma i dati vanno analizzati in modo più attento e profondo, perchè molto è lavoro precario. Abbiamo bisogno, invece, di stabilità, remunerazioni congrue e lavoro di qualità.

COMITI: Il Covid ha sconvolto profondamente l'economia. Ora c'è una ripresa ma sicuramente c'è qualcosa che, nonostante tutto, non abbiamo capito: basta guardare agli investimenti per la sanità, si diceva che sarebbero aumentati, ma non è stato così. Non ci ha insegnato niente la pandemia?
La sanità pubblica è fondamentale, perchè dovrebbe dare a tutti la garanzia di potersi curare: oggi non è così.
Sul fronte del lavoro, durante la pandemia siamo riusciti a tenere in piedi settori strategici grazie ad accordi che hanno permesso a quel pezzo di economia di continuare a produrre e offrire servizi. Nella nostra provincia questo ha permesso a settori fondamentali di continuare a lavorare: se non fosse stato così l'economia spezzina avrebbe avuto un ulteriore tracollo, visto tutto quello che, al contrario, si è dovuto fermare, dai negozi, alla ristorazione al turismo. Il Covid ha inciso pesantemente, ma credo che il nostro Paese non abbia capito che bisogna cambiare le condizioni economiche e sociali.

FURLETTI: Grazie alle responsabilità che le organizzazioni sindacali si sono prese e alla sottoscrizione di protocolli sulla sicurezza è stato possibile garantire la continuità produttiva del Paese, con alcuni settori che hanno persino avuto un incremento delle attività. Particolare è stato il contributo dato, durante la pandemia, dai lavoratori di alcuni ambiti quali porto, logistica, pulizie, consegne a domicilio. Ed ovviamente gli operatori sanitari, alcuni dei quali hanno persino perso la vita: allora erano eroi, oggi sono spesso considerati più che una risorsa un costo.
I dati dell'occupazione e del pil hanno registrato una ripresa, ma i dati dell'ISTAT vanno letti attentamente perchè è considerato occupato anche chi svolge 1 ora di lavoro a settimana. Oggi c'è molto lavoro povero, in particolare nel settore dei servizi e negli appalti. Ci sono situazioni in cui vengono applicati dei contratti “capestri”, non sottoscritti dai sindacati confederali, che prevedono paghe orarie inferiori. Dobbiamo tenere alta la guardia su questo e sul fronte delle condizioni di salute e sicurezza dei lavoratori. C'è il tema dei controlli: gli organici degli ispettori del lavoro e dei funzionari Asl sono carenti. Così non si può fare una efficace politica di prevenzione e controllo.



Quali sono le principali criticità e le più importanti opportunità per il lavoro e l'economia nella provincia della Spezia?

CARRO: Il tasso di inattività tra i 15 e i 65 anni si attesta al 30% e il tasso di disoccupazione, complessivamente, è tra il 7 e l'8%: il dato è migliorato rispetto agli scorsi anni, ma non siamo certo alla piena occupazione e alla piena occupazione di qualità, che permetta ai giovani di costruirsi una famiglia.

La nostra provincia ha degli asset che se vengono sviluppati in chiave di nuove tecnologie ed innovazione possono darci un futuro: penso al porto, alla cantieristica, al sistema difesa, alle aree Enel, al turismo. Tutto questo va sviluppato nell'ottica di un futuro che ci consenta di stare al passo con le trasformazioni che stanno avvenendo globalmente, altrimenti si rischia la marginalizzazione.
Servono investimenti e vanno fatti nelle giuste direzioni.

Ci sono 3 grandi questioni sulle quali, come sindacati confederali, abbiamo aperto un tavolo con i parlamentari spezzini ed il sindaco Peracchini: futuro dell'area Enel guardando alla transizione energetica, futuro dell'Arsenale e delle aree militari, sviluppo del porto.
Un'altra criticità è il sistema sanitario: il Covid ci ha dimostrato cosa vuol dire sanità pubblica e cosa servirebbe, ma sembra che non lo abbiamo capito.


COMITI: La nostra è una provincia con un ampio margine di sviluppo, anche a livello mondiale: nella cantieristica, ad esempio, abbiamo i più grandi player al Mondo, poi abbiamo grandi aree da ridestinare, come quella occupata dall'Enel, che deve essere riportata ai fasti occupazionali di un tempo, e quelle non più utilizzate dalla difesa e poi c'è il porto che in questo frangente è una criticità, ma in sé è una grande opportunità. Ora vedremo se nel secondo semestre 2023 gli investimenti promessi verranno fatti e vedremo in che senso andrà il progetto, se non andrà nella direzione del giusto sviluppo dovremo porci delle domande, perchè sarebbe un problema che coinvolgerebbe moltissimi occupati spezzini.

Poi c'è la questione digitalizzazione, che deve essere governata, altrimenti si rischia la perdita di molti posti di lavoro. Penso ad esempio proprio al porto.
E sempre guardando al porto, ma certamente non solo, c'è anche il problema degli appalti: dobbiamo gestire delle situazioni di criticità molto evidenti, ad esempio ci sono dei lavoratori che non hanno nemmeno gli spazi per farsi la doccia, non ci sono spogliatoi adeguati. E purtroppo a volte anche la condizione abitativa non è certo delle migliori, con lavoratori costretti a vivere in tanti in appartamenti molto piccoli. Sono tutte situazioni che vanno monitorate e contrastate.

A livello macro, il problema è che manca una regia sulle politiche industriali, a livello nazionale e territoriale.
Inoltre, l'economia spezzina va diversificata, non si può puntare solo sul turismo, ed anche su questo fronte bisogna migliorare le infrastrutture e la qualità dell'offerta.
Deve esserci uno scatto, affinchè il lavoro diventi di qualità: serve una regia unica, con l'impegno di tutti, in modo che la provincia possa competere anche con gli altri territori. Serve un lavoro di squadra per portare nuovo sviluppo.
Occorre lavorare perchè ci sono molte prospettive, se riusciamo a creare sinergie possiamo imprimere un cambio di rotta e diventare una delle province più importanti a livello italiano, perchè abbiamo il mare, le industrie, il turismo, la difesa.
Siamo una provincia con una popolazione “vecchia” e siamo demograficamente in difficoltà: dobbiamo fare rimanere qui i nostri giovani.

Una grande criticità è purtroppo la situazione della sanità. Oggi abbiamo un ospedale fatiscente che non permette ai cittadini di curarsi in maniera dignitosa. Manca una politica di sviluppo della sanità territoriale. Il nuovo Felettino speriamo che finalmente si realizzi, ma sarà comunque pronto tra diversi anni. Gli spezzini si ammalano oggi, oggi c'è un periodo di limbo che traguarda i prossimi anni. Servono politiche di investimento, ma non sul privato, ma sul pubblico, altrimenti ci saranno sempre più persone che non potranno curarsi.

 

FURLETTI: Una grave criticità è il sistema sanitario regionale e locale, con posti letto ridotti e personale carente.
Ora ci sono grandi opportunità offerte dal PNRR per la realizzazione, ad esempio, di case ed ospedali di comunità; però poi vanno riempiti, potenziando le risorse destinate al settore sanitario, affinchè non rimangano delle cattedrali nel deserto: bisognerà bandire i concorsi per il personale.
Quello della sanità è un problema molto grave: attraverso le assemblee dei pensionati avvertiamo continuamente disagio e sofferenza, perchè molti non riescono a curarsi in quanto la sanità pubblica ha lunghe liste di attesa. Chi può si rivolge al privato, chi non può non si cura. E' un dramma sociale.

Un altro dramma sociale sono le politiche abitative, un problema accentuato dall'aumento dei flussi turistichi perchè molte abitazioni e appartamenti sono destinati a case vacanze e B&B. Questo significa che vengono meno al mercato immobiliare, l'offerta diminuisce e c'è molta speculazione sui prezzi.

Una criticità che però può trasformarsi in opportunità di sviluppo è quella delle aree della difesa. Serve un segnale di discontinuità da parte del Governo. Noi abbiamo scritto una lettera aperta ai parlamentari del territorio per lavorare insieme su questo e su altri aspetti. L'arsenale è un asset strategico va potenziato, poi se ci sono aree non più strategiche per la difesa queste vanno liberate e messe a disposizione della città o del privato che voglia aprirvi delle attività.

Per quanto riguarda il porto, noi ci abbiamo sempre creduto e continuiamo a crederci. Oggi, però, non c'è più tempo da perdere, occorre che gli investimenti promessi vengano realizzati, altrimenti ne va del futuro di tutto il nostro porto. Se non lo si rende competitivo , anche dal punto di vista delle banchine e dei fondali, il futuro è a rischio.

Per le aree ENEL, invece, bisognerebbe guardare ai processi di transizione ecologica, all'idrogeno verde, che può rappresentare un asset importante sul territorio, visto che interessa a tanti grandi cantieri per l'uso nella nautica da diporto.

Sono convinto anche io che serva una regia unica, che sia necessario lavorare tutti insieme; al contrario, però, sinceramente, mi sembra che ognuno vada per la propria strada, piantando delle bandierine. L'appello è quello a lavorare insieme, mettendo da parte anche i convincimenti politici: bisogna lavorare per il bene della città e dare una prospettiva ai giovani.

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