Sono state vendute alla società Interporto La Spezia le quote societarie che l’Autorità di sistema portuale (Adsp) deteneva all’interno di La Spezia Shunting Railways (Lssr), la società nata nel 2013 su iniziativa della stessa Adsp, all’epoca guidata da Lorenzo Forcieri, per gestire in modo unitario la movimentazione ferroviaria nel porto e nel retroporto, contenendone i costi.
L’Autorità portuale, a fine 2019, aveva deciso di avviare una procedura a evidenza pubblica per la dismissione del 20% della società, appellandosi al testo unico sulle partecipazioni pubbliche, che prevede che anche le autorità portuali non possano mantenere quote "in società di beni e servizi non strettamente necessarie per il perseguimento delle proprie finalità istituzionali”.
L’unica offerta per l’acquisto del pacchetto societario è stata quella del raggruppamento privato degli spedizionieri e delle agenzie marittime “Interporto La Spezia Srl”, presieduto da Alessandro Laghezza, e nessuno dei soci di Lssr ha ritenuto di esercitare il diritto di prelazione previsto dallo statuto societario. Quote vendute, quindi, con l’Authority che saluta e lascia la società dopo poco più di 6 anni.
Una scelta, quella della presidente dell’Adsp Carla Roncallo, che si è attirata numerose critiche, da ultimo quella dello spezzino Andrea Orlando, vicesegretario nazionale del Pd, per il rischio di rinunciare a un asset strategico all’interno del mondo portuale. Ma in via del Molo, di contro, si ricorda come la legge preveda una razionalizzazione delle partecipazioni in società caratterizzate da “assenza di dipendenti" o da un "numero di amministratori superiore a quello dei dipendenti”, proprio come nel caso di La Spezia Shunting Railways.
Un’interpretazione che, secondo molti, si scontra con gli ottimi risultati ottenuti da Lssr dal 2013 a oggi. La società era nata su iniziativa dell’Authority con un modello aperto e duale “alla tedesca”: il 20% delle quote societarie, appunto, detenuto fino ad oggi dall’Adsp, e poi due pacchetti del 40% ciascuno in dote rispettivamente a terminalisti (tra cui Lsct con un 25%) e operatori ferroviari, che possono modificare la divisione azionaria al loro interno anche accogliendo altri operatori, senza però superare le rispettive quote.
La partecipazione di minoranza dell’Autorità portuale – fa notare chi non condivide la linea percorsa dalla presidente Roncallo – non significava tout court l’assenza di un potere decisionale: semmai il contrario, visto che via Del Molo controllava sia la presidenza della società che il consiglio di sorveglianza, con la possibilità di convocare il cda ed esercitare un'importante funzione di controllo sui soci.
Un modello che, con l’ingresso di Interporto al posto dell’Adsp, secondo gli addetti ai lavori potrebbe snaturare l’impostazione originaria pubblico-privata del raggruppamento, che perderà di fatto la prima componente.
I soci di Interporto La Spezia sono le aziende Bucchioni, Cangini & C., Centro Internazionale Spedizioni, Dario Perioli, Di Vita Giuseppe, Gruppo Laghezza, Laviosa, Marittima Servizi, Saimare, Sattemar, Ser.Nav. e STM.